Una delicata questione viene discretamente discussa, a partire da oggi nei palazzi romani del Governo e del PD: la figura di Barack Obama e’ quella di un “grande presidente” o piuttosto quella di un menagramo che inguaia qualsiasi causa che sostiene? La sponsorizzazione di Obama per il referendum del 4 Dicembre siamo sicuri che favorisca l’esito o potrebbe portare “iella” ?
Questo il grosso dubbio che agita i sonni di Renzi e del suo entourage, dopo i risultati disastrosi che l’intervento di Obama ha avuto sul referendum del Regno Unito con il Brexit e, da ultimo, con il disastro della Clinton che contava sul l’appoggio decisivo del premio Nobel e della sua consorte per ottenere la Presidenza alla Casa Bianca.
Troppo facile sembrava al fiorentino contare con il sostegno dei “poteri forti”, dalle grandi banche fino al presidente USA, incluso all’ambasciatore. Il caso della Clinton insegna qualche cosa, ovvero che si può’ avere l’appoggio di tutti i poteri incluso dei grandi media dell’apparato propagandistico prevalente ma, se stai “sulle scatole” alla popolazione che lavora e soffre per tutti i problemi e le conseguenze delle politiche neoliberiste che i governi le procurano, allora non c’è’ potere forte che tenga: si finisce nella “cacca” come sono finite la “madame” Clinton e prima di lei il britannico David Cameron.
Per questo motivo inizia a serpeggiare un certo nervosismo nel gruppo di consulenti e collaboratori di Renzi, come nella M.Elena Boschi che si sente a disagio nel pensare di giocarsi tutto con l’esito del referendum. Forse un sostegno si potrebbe ottenere anche dal presidente Mattarella e dalla Boldrini, pensano nel PD, ma non c’è la sicurezza che queste due personalità non possano avere un effetto contrario.
Questo dilemma arrovella i pensieri degli esponenti renziani del PD e si inizia a temere per gli effetti negativi dell’insorgenza dei “populismi” sempre più forti sulla scena internazionale che rischiano di travolgere tutto, anche i fedeli esecutori dell’oligarchia economica dominante.
Forse per questo motivo Renzi si gioca la carta di voler apparire “populista” anche lui, dimostrando di essere in polemica con la burocrazia di Bruxelles, opponendo le sue ragioni di programmazione finanziaria ma le opposizioni lo aspettano al varco.
Ci sono scadenze importanti ed il Governo in Italia, oltre a tutti i suoi problemi interni ( terremoti, immigrazione incontrollata, bilanci che fanno acqua da ogni parte), dovrà vedere come non fare “innervosire” Trump, il nuovo presidente USA il quale di certo non sarà così ben disposto verso Renzi, Gentiloni e compagnia, visto che questi si erano tutti schierati compatti con l’ “anatra azzoppata” della Clinton, trombata alle elezioni.
Naturalmente a poche ore dal risultato delle elezioni USA ci sono state le dichiarazioni di prammatica, tipo: “l’amcizia fra Italia e Usa resterà forte e solida”. E questo – ha aggiunto Renzi – “è il punto di partenza per tutta la comunità internazionale anche al netto di certe differenze e diffidenze che una certa campagna elettorale ha suscitato”.
In realtà Renzi , per inavvedutezzza o per superficialità, ha fatto l’errore di puntare sul cavallo perdente: Hillary Clinton.
Uno “sbaglio” che potrebbe costare caro.
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