“Non solo resterebbero governi di breve durata”, ma “c’è anche il rischio, se si guarda ai sondaggi, che forse il M5S potrebbe andare a guidare questo Paese”.
L’ha detto Matteo Renzi e suona come una maldestra, involontaria e contraddittoria confessione.
Rileggiamo con calma. Se la riforma costituzionale non passa, i rischi sono due. Governi brevi e M5S alla guida dell’Italia. Quindi la riforma costituzionale è stata fatta apposta per impedire la vittoria elettorale del M5S? Se passa la riforma, M5S non può più vincere? Ma i governi non sarebbero “brevi”? Neanche un breve governo M5S è ammissibile? E l’alternanza democratica, non è più un valore allora? Vale solo se si alternano i vecchi partiti? Bella democrazia!
Vari elementi sembrano confermarlo. Prima il governo Renzi sforna l’Italicum, legge elettorale che sembra fatta apposta per impedire la vittoria del M5S, almeno per come erano messi i sondaggi qualche tempo fa. La logica era semplice: a governare ci va chi vince il ballottaggio e M5S al ballottaggio non ci arriva, perché gli accrocchi di Centrosinistra e Centrodestra valgono di più dei pentastellati da soli.
Poi cambiano i numeri dei sondaggi, M5S vince quasi tutti i ballottaggi alle Amministrative 2016 e diventa prima forza politica, imbattibile al ballottaggio. E allora a Napolitano l’Italicum non piace più: parte il diktat rivolto a Renzi, la legge elettorale va cambiata, il ballottaggio non s’ha da fare. Cicchitto in tv conferma e dice candidamente che il ballottaggio avvantaggia troppo il M5S.
Alla fine, le prove generali per far fuori il M5S “a norma di legge” partono in Sicilia, dove spunta la legge per abolire il ballottaggio nei Comuni con più di 15.000 abitanti.
Unendo tutti questi puntini, la morale della favola è semplice: cambiare la Costituzione e cambiare la legge elettorale sono i due pilastri portanti della strategia di sopravvivenza della vecchia classe politica, un’ultima disperata difesa per impedire la vittoria del M5S.
L’aut aut di Renzi sul referendum è apocalittico:”Vuoi cambiare e, infine, scegliere il futuro, o vuoi continuare con questo modello e distruggere la prospettiva di crescita degli ultimi anni in Italia? Questo è il Derby”.
Una roba che fa davvero sorridere.
Chi vota No, nella narrazione renziana, sarebbe un vandalo distruttore del futuro suo e dei suoi figli, un ultrà della crisi economica, una specie di lemming politico ed economico.
La realtà, l’avete capito, è ben diversa: il “futuro” e la “prospettiva” che la riforma costituzionale deve garantire non sono certo quelli dell’Italia e degli italiani, ma – come al solito – quelli dei politici e della partitocrazia.
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