SOLTANTO UN NO CI PUÒ SALVARE

Le ragioni per il NO al referendum

di  Paolo Becchi

L’intento di queste pagine è mettere la popolazione italiana a conoscenza dei cambiamenti più rilevanti apportati alla Costituzione, quelli cioè che andranno maggiormente a incidere sulla nostra vita politica, qualora il prossimo referendum dovesse confermarla. Nei Paesi in cui i referendum, in quanto reali strumenti di democrazia, sono molto diffusi, i cittadini ricevono a casa il testo su cui saranno chiamati ad esprimersi, in modo da poter votare con un’informazione adeguata, e le discussioni sono sempre molto vivaci; da noi, invece, si impone una vasta propaganda di regime, alimentata con l’aiuto di giornali e televisioni compiacenti.

Chiediamoci, anzitutto, quale sia lo scopo ultimo di questa revisione. Perché modificare la Costituzione? Ve n’era realmente bisogno? E per quale ragione? Il fine della revisione è evidente: aumentare il potere del Governo a scapito di quello del Parlamento.

Decisione senza partecipazione significa però governare senza consenso popolare. Tale deriva oligarchica è la diretta conseguenza della privazione di sovranità indotta dalla globalizzazione dettata dai vincoli internazionali; per questo, una volta che molti Paesi europei sono stati indeboliti con l’introduzione dell’euro e con la conseguente privazione della loro sovranità monetaria, diventa ora necessario un passo ulteriore:privare i singoli Stati della sovranità popolare, verticalizzando e centralizzando tutte le decisioni. Così, con la nuova Costituzione, il Governo avrà solo il compito di eseguire i diktat europei e farli accettare dalla Camera e dagli enti territoriali rappresentati nel Senato. Questo è ciò che oggi ci chiede l’Unione Europea: il sacrificio della nostra dignità.

Si tratta di una riforma che non riduce i costi e non migliora la qualità dell’iter legislativo, ma scippa la sovranità dalle mani del popolo, instaurando un regime politico fondato sul governo del partito unico!

· È una riforma legittima?

NO, perché la sovranità appartiene al popolo e questa revisione, di fatto, lo spodesta. È stata prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale.

· Garantisce la sovranità popolare?

NO, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria il popolo della sua sovranità, per consegnarla a una minoranza parlamentare, che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri.

· È il frutto della volontà autonoma del Parlamento?

NO, perché è stata scritta sotto dettatura del governo.

· Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini?

NO, perché triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare.

· Supera il bicameralismo?

NO, perché lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra lo Stato e le regioni, tra la Camera e il nuovo Senato

· Diminuisce i costi della politica?

NO, perché i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e, se il problema sono i costi, è il numero dei deputati del Parlamento a venire dimezzato.

· Garantisce l’autodeterminazione politica?

NO, perché questo cambiamento è in linea con la finanza globale, che vuole liberarsi del peso di costituzioni come la nostra, che tutelano l’interesse generale per mezzo di uno stato sociale.

«Ce lo chiede» non l’Europa, ma questa Unione Europea sempre più simile a una gabbia d’acciaio.

Vedi: Riforma costituzionale l’ha suggerita la JP Morgan

Paolo Becchi (Genova,1955) insegna Filosofia pratica e Bioetica all’Università di Genova. È autore, fra l’altro, di Colpo di Stato permanente (Marsilio, 2014) e di Napolitano, Re nella Repubblica (con D. Granara, Mimesis, 2105). Per i nostri tipi, ha curato, con A. Bianchi, Oltre l’euro. Le ragioni della sovranità monetaria (2015). È un opinionista de «Il Fatto Quotidiano on line» e collabora con «Libero» e «Mondoperaio».

Seguirà a breve il testo con la prossima pubblicazione da parte di Arianna Editrice

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Nota:   Siamo ben convinti da tempo che bisogna votare no.
Tuttavia riteniamo, diversamente da quanto scrive il prof. Becchi, che nemmeno questo ci potrà salvare.

La Costituzione, questa Costituzione nata nel 1948 non è la nostra, non lo è mai stata.
Questa Costituzione è nata da un compromesso, condizionato dagli occupanti, con qualche “garanzia” per i dominati.
Non si spiegherebbe altrimenti, ad esempio, il divieto di referendum sui trattati internazionali (art.75) inesistente in tutte le altre costituzioni dei principali  paesi europei.
Già negli anni successivi alla Costituzione i dominanti presero a sabotare questo documento ed a ridurre le “garanzie”. Per non parlare delle palesi violazioni attuate dalla classe politica attualmente al potere con la partecipazione dell’Italia alle operazioni belliche (Serbia, Afghanistan, Libia, ecc.) mascherate come “missioni di pace” (art. 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali […] ’).

Per non menzionare  l’adesione ai  trattati europei come Mastricht, Lisbona e Fiscal Compact che hanno violato palesemente tutti i principi costituzionali con le indebite cessioni di sovranità all’oligarchia di Bruxelles. Vedi: Fiscal Compact, Guarino: Il pareggio di bilancio è illegale

E dopo sette decenni ci troviamo al punto di prima a dover adeguare la Costituzione alle direttive dettate dai dominanti (elite finanziaria).

“Salvarsi” dopo il no sarà lo stesso arduo e, forse, per molti, impossibile. Il grande capitale finanziario ci impone le sue regole e da Washington e da Buxelles ci impongono la “riforma delle riforme” per diventare “più snelli e più scattanti”, pronti ad eseguire celermente gli ordini dei dominanti: firmare il TTIP? Ampliare il numero delle basi USA e servitù militari? Partecipare alle guerre della NATO? Agli ordini!

Unirsi al no alla riforma senza esprimere anche una propria voce sarebbe stupido e insensato.

L.Lago

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