La politica ormai è solo comunicazione, dicono. La politica è solo (dis)informazione, pare.
E allora perché impegnarsi a migliorare la realtà, compito gravoso e ingrato, quando si possono truccare le statistiche, facendole poi diventare sbrilluccicanti titoli di giornale?
Facciamo qualche esempio. I famosi sgravi alle imprese che assumono a tempo indeterminato (contenuti nella legge di Stabilità 2015, non nel Jobs act) ci sono costati 12 miliardi.
Hanno davvero fatto aumentare i posti di lavoro? No.
Per lo più si è trattato di trasformazioni di contratti, un vortice di carta dietro il quale si nascondono un paio di desolanti verità.
La prima è che i nuovi contratti indeterminati sono in realtà determinati da come gira al datore di lavoro, libero di licenziare quando gli va.
La seconda è che molte aziende hanno fatto le furbette, licenziando e assumendo le stesse persone e beneficiando di sgravi contributivi che non gli spettavano: si stima che debbano ora restituire circa 600 milioni di euro (ma lo faranno davvero?). Delle due, l’una: o il governo Renzi non ha previsto qualcosa di prevedibilissimo, e quindi è incapace, oppure l’ha previsto e anzi lo ha voluto, per poter gonfiare le statistiche sul lavoro.
Ricordiamo solo di sfuggita la tragicommedia degli 80 euro, la prima banconota a forma di boomerang (con la differenza che in Italia non colpisce canguri e dingo, bensì le pecore), e passiamo ai voucher.
Nel 2008 sono stati venduti appena 535 mila voucher, nel 2015 la bellezza di 115 milioni: più che un boom, un bombardamento a tappeto da scenario bellico.
Proprio come gli 80 euro, anche il governo Renzi ha deciso di tornare indietro stile arma australiana, rimandando il progetto di rendere tracciabili i voucher.
Chissà perché, vi starete chiedendo. Anche qui ci sono un paio di desolanti verità.
La prima è che i voucher, lanciati dal governo Monti e rilanciati dal Jobs act con l’aumento del tetto massimo annuo e delle categorie di lavoro compatibili, sono la foglia di fico dietro la quale si nasconde il caporalato 2.0, nella cui orbita sopravvivono gli schiavi del terzo millennio.
Il secondo è che basta un’ora di lavoro in una settimana, appena un’ora, per essere considerati occupati nelle statistiche Istat.
E vi pare che il governo Renzi possa davvero mazzuolare chi abusa dei voucher? Proprio ora che gli servono dei buoni numeri da strombazzare durante la propaganda per il referendum costituzionale? Andare, camminare, lavorare!
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