Caso Nogarin: al Pd non deve essere sembrato vero che, ad un mese dal voto delle amministrative sia piovuto un avviso di garanzia su un sindaco M5s: “allora è proprio vero che nessuno può parlare! Siamo tutti uguali!”. Sui social network capita addirittura di leggere “La verità è che il Pd è più onesto del M5s”, mentre la Boschi (da che pulpito!!) accusa il M5s di omertà ed il coro del Pd di doppiopesismo. Bene, prendiamo sul serio questi “ragionamenti” ed entriamo nel merito, partendo proprio dal caso Nogarin, sul quale, per ora, si sa poco.
La situazione della azienda comunale per la raccolta di rifiuti a Livorno è critica da ben prima della elezione di Nogarin (che è di due anni fa), tanto è vero che l’indagine della GdF parte dal 2012. Una gestione più che allegra dei precedenti amministratori del Pd. Quando Nogarin arriva, trova già un buco di 12 milioni, e solleva il problema; perché è stato proprio lui a “scoperchiare la pentola”, al punto che pochi mesi dopo (ma solo dopo) il ministero dell’economia manda una ispezione che contesta criticità nella gestione dell’azienda controllata dal comune (ed è evidente che si sta parlando del periodo precedente alla elezione di Nogarin).
Per salvare la situazione Nogarin fa una mossa audace, forse azzardata: far entrare l’azienda in una procedura di concordato con i creditori. Cosa che gli procura guai piuttosto seri: in primo luogo perché i dipendenti della società si sono sentiti “mollati” ed hanno iniziato una contestazione molto vivace, poi perché il gruppo consiliare del M5s si è spaccato e il bilancio è passato per un solo voto. Infine perché la giunta ha deliberato l’assunzione di 33 precari, quando la richiesta di concordato era già stata avanzata. Sembra essenzialmente questa la ragione per cui la Procura livornese, che già aveva iscritto nel registro degli indagati il sindaco e gli assessori della giunta Pd, ha deciso di mandare a Nogarin un avviso di garanzia nel quadro di una inchiesta che procede per bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e abuso d’ufficio, però, attenzione, questo non significa che Nogarin sia indagato per tutti questi reati, potrebbe esserlo solo per l’ultimo (le 33 assunzioni a concordato avviato). O anche potrebbe trattarsi di un atto dovuto, in quanto il procedimento riguarda una società della quale Nogarin risponde in quanto sindaco, salvo accertare le responsabilità personali di ciascuno. Dunque, una situazione ancora da chiarirsi anche solo nella formulazione dell’accusa.
In ogni caso, facciamo notare in primo luogo che non si parla affatto di interessi privati o di tangenti, ma di una decisione che potrebbe essere stata sbagliata (vedremo sino a che punto) ma che non ha prodotto alcun vantaggio personale, tantomeno di natura economica, a chi l’ha presa.
Si badi che qui non ci sono né intercettazioni né comportamenti da appurare: si procede per atti e da decidere è se questi comportamenti costituiscano reato e quale. E c’è tutta una graduazione. A mio modesto avviso, e per quel che si sa, nella peggiore delle ipotesi potrebbe trattarsi di un illecito amministrativo e non penale, ma è tutto da vedere. Insomma, anche nel merito della vicenda, non sono certo gli amministratori del M5s quelli “che stanno messi peggio”, direi che la posizione di quelli del Pd, che qui scompaiono nel corpo degli articoli, mentre i titoli sono tutti per Nogarin, hanno motivo d’essere ben più preoccupati.
Ma la vicenda merita qualche considerazione più generale di costume politico. In primo luogo, quando qualcuno si difende dicendo “Ma lo fanno anche gli altri” già emana un odore assai cattivo: farsi scudo delle eventuali (molto eventuali) malefatte altrui significa una implicita ammissione di colpevolezza.
In secondo luogo, ci sono molte differenze fra i casi che riguardano gli amministratori del M5s e quelli del Pd. E la prima differenza è di ordine quantitativo. C’è chi sostiene (non abbiamo verificato la fondatezza del computo) che circa il 20% degli amministratori del M5s sarebbe indagato, un tasso che sarebbe superiore a quello degli amministratori del Pd, dimenticando però, che quando si hanno poche decine di sindaci (intorno alla ventina), l’iscrizione di uno solo di essi nel registro degli indagati (magari anche solo per imperizia o scarsa conoscenza dei meccanismi), determina lo scatto di un 5%, mentre, nel caso del Pd, che ha circa 5.000 amministrazioni comunali, una percentuale simile significherebbe 250 inquisiti, ed è evidente come questo sia oggettivamente più difficile, anche perché il Pd ha ben altra familiarità con gli apparati amministrativi. Insomma, gli attuali inquisiti del M5s riempirebbero due cabine telefoniche, mentre quelli del Pd ormai puntano a colpare uno stadio. Farà pure qualche differenza, vi pare?
Il secondo ordine di differenze riguarda la natura degli illeciti contestati e l’entità dell’eventuale comportamento delittuoso.
Insomma: assumere 33 precari quando si è già chiesto un concordato è cosa ben diversa dal prendere una tangente, dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, dalla concussione eccetera (tutte cose che ai gruppi di Pd, Ala, Ncd, Fi, FdI ecc. non mancano).
E l’entità di un modestissimo illecito edilizio in un comune di provincia come Quarto, non ha lo stesso peso delle speculazioni sulle cooperative per l’accoglienza agli immigrati nella Capitale, o no?!
Sulla carta il gruppo parlamentare del M5s è fra quelli con il maggior numero di inquisiti, ma si tratta nella quasi totalità dei casi di frasi dette durante un comizio, di partecipazione a dimostrazioni non autorizzate e via di questo passo, mentre fra deputati degli altri gruppi (Pd in testa) c’è l’imbarazzo della scelta in un ventaglio dove, a parte l’omicidio, l’abigeato e lo sfruttamento della prostituzione, mancano ben pochi reati.
Certo, un’ accusa non è una sentenza di condanna e c’è la presunzione di innocenza sino alla sentenza definitiva. Il garantismo è un obbligo di civiltà e ne sono un convintissimo sostenitore, avendolo dimostrato in casi come la sentenza di primo grado sul caso Pecorelli contro Andreotti, o per Craxi o Citaristi condannati in molti casi sulla base di un teorema (“Non poteva non sapere”) che invertiva l’onere della prova, per il caso di Vendola e da ultimo nei confronti della richiesta di arresto del senatore Azzollini che ho ritenuto infondata scrivendone proprio su questo blog. Dunque non sono affatto in imbarazzo nel difendere Nogarin. Ed a questo proposito debbo dire che palesemente infondata è l’accusa di omertà al M5s perché Grillo ha espresso solidarietà a Nogarin. Vorrei ricordare che, a differenza del Pd che difenderebbe anche Al Capone, se fosse un suo sindaco, il M5s non ha affatto un atteggiamento indulgente nei confronti dei suoi amministratori inquisiti ed il caso di Quarto lo dimostra a sufficienza. Semplicemente, il M5s valuta caso per caso come dovrebbero fare tutti, Pd compreso.
Infine c’è una differenza fra M5s e Pd che merita di essere osservata: quando un esponente del Pd riceve un avviso di garanzia, si scatena una buriana nei confronti della malcapitata Procura che lo ha emesso, con ispezioni ministeriali, richieste di procedimenti disciplinari nel Csm, accuse alla magistratura di ordire trame politiche, eccetera eccetera. Quando tocca a qualche suo esponente, il M5s non mette in discussione il diritto-dovere della magistratura di procedere e mantiene un atteggiamento di rispetto per la funzione giudiziaria.
No, decisamente, non siamo tutti uguali e ciascuno parli per sé, evitando di cercare la pagliuzza nell’occhio degli altri, semmai parliamo di travi, per piacere. Comunque non credo che questo inciderà sull’atteggiamento elettorale degli italiani che, credo, abbiano imparato a distinguere.
Il M5s non si faccia scoraggiare e riprenda lo scontro con maggiore decisione di prima.
Aldo Giannuli
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