KRUGMAN: SI VA VERSO IL PROTEZIONISMO?

Dopo i risultati delle primarie statunitensi dell’8 marzo, con la vittoria inaspettata di Sanders e il trionfo di Trump, Krugman sostiene che entrambi stiano costruendo i loro successi elettorali sul consenso di quella parte di popolazione contraria agli accordi di libero scambio. Siamo di fronte ad una svolta dell’elettorato americano in senso protezionista? Forse il momento di reazione all’iper-globalizzazione sostenuta truffaldinamente dalle elite per il proprio tornaconto è arrivato. Ma la svolta, con il blocco delle trattative su ulteriori trattati di libero scambio come il TTIP, se c’è probabilmente non si concretizzerà con queste elezioni: Sanders promette ma non potrà mantenere, la Clinton può farlo ma il suo percorso dimostra che non lo farà (nonostante l’esortazione di Krugman), Trump potrebbe farlo, ma a costi altissimi.

di Paul Krugman

Occupato con la vita reale, ma sì, so cosa è successo alle primarie di ieri. Trionfo di Trump, e grande rovesciamento a favore di Sanders – anche se è ancora molto difficile vedere come può raggiungere la Clinton. In ogni caso, alcune riflessioni, non sulla corsa dei cavalli, ma su alcune correnti più profonde.

La vittoria di Sanders è sfuggita a tutti i sondaggi, e nessuno sa davvero perché. Ma un’ipotesi diffusa è che i suoi attacchi agli accordi commerciali abbiano trovato il favore di un pubblico più ampio di quello dei suoi attacchi a Wall Street; e questo messaggio è stato particolarmente forte nel Michigan, l’ex superpotenza delle auto. E odio i tentativi di sostenere che i partiti sono simmetrici – Trump sta cercando di diventare il Mussolini d’America, Sanders nel peggiore dei casi il Michael Foot d’America – ma Trump sta dissodando una parte dello stesso terreno. Ecco quindi il punto: la reazione contro la globalizzazione sta finalmente ricevendo una vera trazione politica?

Si vuole essere cauti nell’annunciare un momento politico, dato il numero di proclami del genere che si sono rivelati ridicoli. Ricordate il momento libertario? Il momento delle riforme dei conservatori? Tuttavia,un contraccolpo protezionistico, come una reazione all’immigrazione, è una di quelle cose dove il gioco ad incastro è stato a lungo atteso. E forse il tempo è arrivato.

La verità è che se Sanders dovesse arrivare alla Casa Bianca, troverebbe molto difficile fare qualcosa d’importante sulla globalizzazione – non perché è tecnicamente o economicamente impossibile, ma perché nel momento in cui esaminasse la reale possibilità di strappare gli accordi commerciali esistenti,  i costi diplomatici, di politica estera sarebbero violentemente evidenti. In questo, come in molte altre cose, Sanders attualmente beneficia del lusso dell’irresponsabilità: in nessun luogo è mai stato vicino alle leve del potere, cosicché può assumere posizioni che suonano di principio, ma probabilmente inconcludenti, in un modo che la Clinton non poteva e non può assumere.

Ma è anche vero che gran parte della difesa della globalizzazione da parte delle elite è fondamentalmente disonesta: false dichiarazioni di ineluttabilità, tattiche intimidatorie (il protezionismo provoca depressioni!), affermazioni enormemente esagerate sui benefici della liberalizzazione del commercio e sui costi del protezionismo, depistaggio sui grandi effetti distributivi che sono ciò che in realtà prevedono i modelli standard. Spero, tra l’altro, di non aver fatto nulla di tutto ciò; credo di essere sempre stato chiaro sul fatto che i vantaggi della globalizzazione non sono un granché (ecco dei calcoli sommari sugli utili dell’iperglobalizzazione – solo una parte dei quali può essere attribuita alle politiche – che sono stati meno del 5 per cento del PIL mondiale nel corso di una generazione); e penso di non aver mai ignorato gli effetti sulla distribuzione del reddito.

Inoltre, come Mark Kleiman osserva saggiamente, la tesi convenzionale a favore della liberalizzazione del commercio si basa sull’affermazione che il governo potrebbe ridistribuire il reddito per garantire che tutti vincano – ma ora abbiamo un’ideologia del tutto contraria a tale ridistribuzione, sotto il completo controllo di un partito, e con potere di blocco su qualunque movimento minore in quella direzione da parte dell’altro partito.

Così la tesi dell’elite a favore di un commercio sempre più libero è in gran parte una truffa, che gli elettori probabilmente avvertono, anche se non sanno esattamente quale forma sta prendendo.

Strappare gli accordi commerciali che abbiamo già sarebbe, ancora una volta, un pasticcio, e direi che Sanders è coinvolto egli stesso in una piccola truffa anche suggerendo che potrebbe fare una cosa del genere. Trump potrebbe effettivamente farlo, ma solo come parte di un regno di distruzione su molti fronti.

Ma è imparziale dire che la tesi a favore di ulteriori accordi commerciali – tra cui il TPP, che non è ancora accaduto – è molto, molto debole. E se una progressista va alla Casa Bianca, non dovrebbe dedicare assolutamente nessun capitale politico a tale fine.

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