Il demokeynesiano di Rignano

Foto Roberto Monaldo / LaPresse04-10-2015 RomaPoliticaTrasmissione tv "In Mezz'Ora"Nella foto Matteo RenziPhoto Roberto Monaldo / LaPresse04-10-2015 Rome (Italy)Tv program "In Mezz'Ora"In the photo Matteo Renzi

In una delle sue molteplici comparsate mediatiche, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha detto la sua, circa l’insufficiente crescita italiana rispetto alla media europea. Confermandosi un singolare esempio di keynesiano fuori tempo massimo, ma soprattutto l’erede naturale della grande tradizione democristiana della spesa pubblica. Anche in questo caso abbondantemente a tempo scaduto.

Durante una specie di intervista a Rtl 102.5, Renzi ha detto, tra le altre cose:

«L’Italia ha avuto nel 2012 una crescita negativa del 2,3%, con Letta ha avuto il -1,9%, ora siamo allo 0,8%. È poco ma perché per decisione europea è stata ridotta di moltissimo la spesa pubblica, di 25 miliardi di euro. Dovendo fare la spending review è chiaro che abbiamo meno soldi degli altri da spendere e la crescita è più bassa degli altri. Speriamo che entro l’anno possiamo tornare alla media europea» (Ansa, 23 febbraio 2016)

Singolare modo di esprimersi.

Intanto, abbiamo quel “per decisione europea è stata ridotta di moltissimo la spesa pubblica”. Pensate, noi poveri piccoli italiani avremmo voluto spendere più soldi pubblici ma quei cattivoni dell’Europa ce lo impediscono. E pensare che avremmo così tanto spazio per fare deficit e debito, soprattutto di qualità e con elevato impatto moltiplicativo. E poi, con questo deficit di alta qualità, potremmo sollevarci da soli per le stringhe delle scarpe e crescere in modo tumultuoso, ripagando il debito. Mannaggia a ‘sta Europa, mannaggia.

Non è chiaro da dove esca l’importo di 25 miliardi: forse è un cumulato pluriennale, di certo non è riferito ai due anni del governo Renzi.

Quanto allo 0,8%, quella è la variazione del nostro Pil reale tra il terzo trimestre 2015 e lo stesso periodo del 2014. Ora, che la spesa pubblica serva per reggere la crescita del Pil è un fatto acquisito. Resta il problema della qualità di tale spesa pubblica, e come sapete noi italiani non siamo esattamente maestri in questo, soprattutto perché abbiamo una inveterata propensione a fare spesa pubblica corrente, non per investimenti.

Stimolati da questa affermazione del premier, oltre che piagati da questa infantile pulsione al fact checking, abbiamo verificato i contributi alla crescita tendenziale del Pil italiano del terzo trimestre forniti dalle grandi voci di spesa, ed abbiamo trovato questi numeri:

Pil reale: +0,84%. Di cui:
Consumi delle famiglie: +0,67%
Consumi della PA: +0,07%
Formazione di capitale lordo: +0,15%
Variazione scorte: +0,28%
Commercio estero netto: -0,33%

Quindi, diciamo che il contributo dei consumi pubblici (spesa corrente) alla crescita del Pil italiano tra il terzo trimestre 2014 ed il terzo trimestre 2015 è stato quasi nullo. Allo stesso modo in cui lo è stato quello degli investimenti, però. Questa resta la nostra vulnerabilità maggiore. Ma arrivare a dire che non cresciamo perché la spesa per consumi pubblici non cresce “per decisione europea” è piuttosto singolare.

Il prossimo 4 marzo conosceremo le determinanti della crescita italiana del quarto trimestre. Ora vogliamo invece mostrarvi quelle della Germania, pubblicate oggi. Andate qui, e cercate la tabella “Contributions to growth of price-adjusted GDP in percentage points“. Nota bene: questi sono i contributi alla variazione annuale del Pil reale tedesco destagionalizzato ma non corretto per i giorni lavorati, cresciuto del 2,1% (vedrete che anche Renzi userà questa grandezza, per gonfiare il dato finale e poter fare la ruota antigufi). Scoprirete queste variazioni annuali:

Pil reale: +2,1%. Di cui:
Consumi delle famiglie: +0,9%
Consumi della PA: +0,6%
Formazione di capitale lordo: +0,6%
Commercio estero netto: 0%

Che possiamo dire, di questo dato? Che i consumi delle famiglie tedesche sono stati relativamente robusti; che la formazione di capitale ha fatto il suo, senza lode e senza infamia (il dato include la sottrazione di scorte per lo 0,2%), che la spesa per consumi pubblici è stata in effetti piuttosto “vivace”, diciamo. A questo punto, armati di queste informazioni, potete lanciarvi alla tastiera e dettare all’Ansa un comunicato o scrivere un editoriale con questi punti chiave:

  1. La Germania ha drogato la propria crescita con la spesa pubblica, vergogna! Serve che la Germania stimoli la domanda con più spesa pubblica, basta con questo braccino corto, vergogna! Ah no, aspetta…
  2. Le famiglie tedesche sorreggono la domanda aggregata con i loro consumi, vergogna! Serve che i tedeschi consumino di più, per spingere la domanda europea! Ah no, aspetta…
  3. Il commercio estero ha contribuito zero alla crescita tedesca dell’ultimo anno, vergogna! Basta con questo mercantilismo tedesco che ci impoverisce! Ah no, aspetta…

E vissero tutti felici e contenti, in attesa del prossimo complotto ai danni dell’Italia. Nel frattempo, tutti dietro a Renzi: più spesa pubblica per tutti, la Storia e la Tradizione ci danno ragione!

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