Unioni civili, verso la fiducia senza stepchild adoption

Renzi pronto all’accordo con Ncd (e Forza Italia?). Ma l’intesa fa saltare l’adozione del figlio del partner.

Matteo Renzi festeggia due anni di governo con un passo indietro sulle unioni civili.

Dopo il no del Movimento 5 stelle al ‘canguro’ che avrebbe evitato il voto degli emendamenti al ddl Cirinnà, il premier è tornato a rivolgersi agli alleati del Nuovo centrodestra dicendosi pronto a porre la questione di fiducia in Aula.
Ma l’accordo con il partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano è tutt’altro che indolore, perché in gioco c’è la stepchild adoption (l’adozione del figlio del partner). Lo stralcio è il prezzo che Ncd chiede di pagare per un’intesa che salvi l’esecutivo.
Una richiesta non ammissibile per la minoranza Pd che insorge: «La fiducia è un’arma impropria, no allo stralcio».

POSSIBILE APPOGGIO DI FORZA ITALIA. Un sostegno al governo potrebbe arrivare da Forza Italia, come ha spiegato Alfano: «Un testo con l’eliminazione delle adozioni e dell’equiparazione al matrimonio si può votare con il consenso di altri settori del parlamento, andando oltre la maggioranza di governo: credo che ampi settori di Fi voterebbero una legge così».

«IL PD DA SOLO NON HA I NUMERI». All’assemblea del Pd all’hotel Parco dei Principi di Roma, il premier ha messo sul tavolo la carta più pesante, quella che aveva finora escluso, dicendosi disposto a siglare un accordo di governo con Ncd e a mettere la fiducia («Ogni strumento necessario») pur di fare una legge e non «frustrare la speranza come fecero i Dico». Si è arrivati a questo punto, spiega Renzi, perché il Pd le elezioni non le ha vinte e al Senato da solo «non ha i numeri».

LA MINORANZA PD INSORGE. O si rischia ancora con il M5s o si cerca l’intesa con Ncd, è il pensiero di Renzi, che agli esponenti del Pd lascia la scelta con l’obiettivo di chiudere la partita martedì 23 febbraio alla riunione del gruppo al Senato.
«Così non si va avanti da nessuna parte, quindi o con un emendamento del governo o con la strada dell’accordo parlamentare spero che nell’arco di qualche giorno si possa chiudere al Senato. Dobbiamo mettere fine ad un lungo rinvio costante», ha detto il premier.
Ma in cambio gli alfaniani chiedono innanzitutto di stralciare la stepchild adoption. Perciò un pezzo di Pd subito insorge. E intanto monta la protesta dell’opposizione contro lo strumento della fiducia.

Incognita sui numeri al Senato: grillini decisivi

L'esame al Senato del ddl Cirinnà.

L’esame al Senato del ddl Cirinnà.

Il problema, come sottolineato dallo stesso Renzi, è soprattutto nei numeri di Palazzo Madama. Numeri solitamente stretti che, sulle unioni civili, vivono anche di pericolosi ondeggiamenti a cominciare dal niet del M5s al canguro Dem che avrebbe blindato l’impianto del ddl. I grillini, nel caso il Pd scelga di rischiare il voto in Aula senza un accordo con Ap, restano il vero ago della bilancia per l’approvazione della legge e, in primis, della stepchild. Nei 112 senatori Pd, infatti, sembra ormai pacifico che almeno 25 Cattodem votino contro l’adozione speciale. Ai ‘no’ vanno aggiunti i 32 senatori centristi, i 10 fittiani, i 12 leghisti e 35 dei 40 esponenti di Fi. Contrari i 15 senatori Gal e una decina di senatori del gruppo Misto (incluse le 3 tosiane). Al gruppo si potrebbero aggiungere anche una decina dei senatori del gruppo Autonomie, a cominciare da quelli di estrazione cattolica (circa 6) e dai senatori a vita, sul cui voto non ci sono certezze. Si avrebbe così un fronte di 145-150 senatori che, con l’apporto, a voto segreto, di una parte del M5s, diventerebbe certamente vincente.
LA STEPCHILD ADOPTION DIVIDE L’AULA. Al contrario con un sì compatto alla stepchild da parte dei pentastellati, l’adozione del figlio del partner risulterebbe blindata da una maggioranza di almeno 160 voti, superiore, quindi a quella che la settimana scorsa salvò la legge rinviandone l’esame dopo il no dei grillini al canguro.
Almeno 90-92 i Dem favorevoli alla stepchild ai quali vanno aggiunti i 19 verdiniani, circa 15 senatori del Misto (tutti quelli di Si) e almeno la metà (10) degli esponenti delle Autonomie. Cinque o sei, invece, i sì probabilissimi da Fi alla stepchild che, con l’ok del M5s (30 su 35 senatori, si può ipotizzare), avrebbe vita facile. Un accordo con Ncd, con tanto di fiducia su un emendamento e quasi certamente stralciando l’adozione, avrebbe l’ok della maggioranza di governo (circa 180 unità) e di una parte, piccola invero, dei senatori del Misto (i 2 esponenti Idv, ad esempio), perdendo tuttavia la sponda di Si e quella del M5s.
TRATTATIVA CON AP DECISIVA. E ci sono due incognite ad offuscare questa opzione: il dissenso interno al Pd, questa volta in chiave opposta a quella Cattodem ed esplicato dalla minoranza (al Senato in 21 nei giorni scorsi hanno fatto un appello pro-stepchild); e la compattezza di Ap, in buona parte per nulla disponibile a votare il ddl con il solo stralcio della stepchild. Per questo, nel caso si scelga la strada della fiducia, la trattativa tra Renzi e Ap sarà decisiva anche per blindare il sì degli alfaniani.

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