“Nelle ultime 24 ore in Turchia ci sono stati due attentati, che in totale hanno causato più di trenta morti. Il primo è avvenuto nella capitale Ankara, il secondo nel sudest del paese. Ecco cosa sappiamo finora dei due attacchi.
L’attentato di Ankara. Un’autobomba è esplosa nel centro della capitale nel tardo pomeriggio del 17 febbraio, mentre stava passando un bus che trasportava dei militari. Almeno 28 persone sono morte e 61 sono rimaste ferite. Tra le vittime ci sono 26 soldati e anche dei civili. I soldati erano l’obiettivo dell’attacco, secondo la polizia. Lo scoppio è avvenuto in una zona vicina al parlamento e al quartier generale dell’esercito”.
Il governo ha da subito parlato di un “atto terroristico” e ha accusato il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da decenni combatte per ottenere l’autonomia dei curdi in Turchia ed è considerato illegale dal governo turco, e i combattenti curdi siriani dell’Unità di protezione del popolo (Ypg).
L’Ypg, appoggiato dagli Stati Uniti nella lotta contro il gruppo Stato islamico in Siria, è il braccio armato del Partito dell’unione democratica (Pyd), una formazione indipendentista curda fondata nel 2003 nel nord della Siria e a sua volta affiliata al Pkk. (Fonte: L’Internazionale).
Nota: Che si tratti o no si di attacchi portati a compimento dalle formazioni curde (PKK o YPG) una cosa è comunque sicura: questa ondata di attentati è il risultato della politica avventurista di Erdogan svoltasi nella vicina Siria e nella dura repressione condotta verso i curdi. Erdogan ha cavalcato i gruppi terroristi in Siria nel suo progetto di rovesciare il regime di Damasco e di annnettersi la Siria settentrionale (con Aleppo capitale) mettendo sotto il suo tallone di ferro le minoranze curde presenti in questa zona.
Risulta ormai comprovato l’appoggio in termini di forniture di armamenti, flusso di miliziani jihadisti, rifornimenti ed assistenza logistica fornita dalle autorità turche ai vari gruppi che operano in Siria. Il terrorismo è una spece di mostro che prima o poi morde la mano di chi lo ha alimentato: è successo al francese Hollande il quale, allo stesso modo del turco, provvedeva ad inviare armi ai terroristi in Siria per compiacere i suoi alleati sauditi, accade oggi al turco che pensava di poter “agitare i diavoli” denza averne conseguenze.
Che ci sia una pesante responsabilità di Erdogan, questo è un argomento ormai noto e sostenuto anche da vari analisti internazionali, vedi quanto scriva ‘Robert Ellis, esperto di Turchia nella stampa mondiale, il quale, nel suo articolo per l’Independent, ha scritto che “Ankara imbraccia le armi e così facendo si allontana dal raggiungimento dell’accordo mondiale sulla Siria”.
Il turco, nella sua politica avventurista, cerca il conflitto con la Russia, con l’Iran, con la Siria e con le formazioni curde. Non per nulla oggi stesso la Turchia ha richiesto la convocazione all’ONU del Consiglio di Sicurezza: probabile che Erdogan voglia una esplicita dichiarazione di appoggio, dopo gli attacchi terorristici subiti, lui che ha fomentato per anni lo stesso tipo di attacchi su Damasco, Aleppo e Homs, adesso vuole la solidarietà degli altri o, peggio, l’intervento a propria copertura di altre potenze.
Non a caso tutto questo accade quando l’offensiva siriano- russa sta mettendo fuori gioco i gruppi terroristi sostenuti da turchi, sauditi ed Occidente, rovesciando la situazione sul campo e tagliando le vie di rifornimento che passano dalla Turchia per Aleppo, la città martire siriana che sta sul punto di cadere ed essere liberata dall’Esercito siriano, appoggiato dall’aviazione russa.

Questo fa sospettare che gli attentati terroristi non siano avvenuti per caso ma che dietro di tali azioni ci sia una accorta regia che vuole fornire il pretesto per un intervento NATO sulla Siria in appoggio alla Turchia. Non sarebbe la prima volta che accade ed il sospetto, in questi casi, potrebbe essere l’anticamera della certezza (come diceva qualcuno).
D’altra parte in questi conflitti nel Medio Oriente ed in Nord Africa, esiste sempre un livello occulto dove si muovono i servizi di intelligence pilotati da interessi inconfessabili per creare le situazioni conformi agli obiettivi delle potenze dominanti. Così è accaduto in Libia, in Iraq, in Siria ed adesso accade in Turchia. Pensare che gli avvenimenti si sviluppino per come vengono narrati dai media occidentali è pura idiozia, visto che in qualsiasi conflitto la prima ad essere sacrificata è la verità dei fatti.
La situazione è grave soprattutto per l’atteggiamento complice degli allleati del turco, fra i quali l’Italia diRenzi e del presidente Mattarella, quest’ultimo che ha appena dichiarato che l’Italia vuole appoggiarel’ingresso della Turchia nella UE, come se non fosse noto il carattere totalitario, liberticida e repressivo del regime vigente in Turchia. Evidentemente le politiche a favore dei diritti umani sono una specie di coperta che può essere tirata a piacimento da qualsiasi parte convenga ma non con i regimi filo americani ed amici di Israele.
La popolazione italiana, che, sotto l’alluvione mediatica, è molto impegnata nel discutere di “coppie gay”, di unioni civili, adozioni per i gay e che si è distratta abbondantemente con il ” Festival di Sanremo”, non sa, non è informata o non è consapevole che la classe politica al governo , grazie alla subordinazione ad interessi esteri, rischia di trascinare il paese in un conflitto dalla parte dei turchi e delle loro “frenesie di impero ottomano”.
Come altre volte accaduto nella Storia, l’Italia si trova dalla parte sbagliata delle alleanze, lo comprenderà quando sarà ormai troppo tardi.
Luciano Lago
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