L’Euro – Un meccanismo di strangolamento monetario

Sul sito The Market Monetarist una breve panoramica dei dati mostra come i paesi agganciati all’euro abbiano avuto dei tassi di crescita decisamente inferiori rispetto a quelli dal cambio flessibile.  Anche senza andare a sondare le cause,  questo semplice fatto dimostra che non può trattarsi di una coincidenza.

 

di Lars Christensen – The Market Monetarist

traduzione di @Rododak

Nel mio  post precedente ho sostenuto che la ‘Crisi greca’ sostanzialmente non riguarda la Grecia, ma che è il sintomo di un problema più grande, cioè l’euro stesso.

Inoltre ho sostenuto che, se non fosse stato per l’euro, non saremmo stati obbligati ad affrontare massicci salvataggi di stati, non ci saremmo trovati con sette anni di recessione nell’eurozona e che la disoccupazione sarebbe stata (molto) più bassa se in Europa avessimo avuto un tasso di cambio flessibile invece di quello che potremmo chiamare il Meccanismo  di Strangolamento Monetario (MMS).

Ovviamente è impossibile dire come sarebbe stato il mondo se avessimo avuto un tasso di cambio flessibile invece del MMS. Però, fortunatamente, non tutti i paesi europei sono entrati nell’euro: l’andamento economico dei paesi che non sono entrati potrebbe darci qualche suggerimento su come le cose avrebbero potuto andare se l’euro non fosse mai stato introdotto.

Per questo ho esaminato i risultati della crescita nei paesi dell’area euro e in quelli che in Europa hanno avuto tassi di cambio flessibili (o quasi flessibili), per mettere a confronto paesi “agganciati” con paesi “flessibili”.

Nel mio campione sono inclusi gli stati dell’area euro e con tassi di cambio fissi nei confronti dell’euro (Bulgaria e Danimarca) e i paesi UE con tassi di cambio variabile: Regno Unito, Svezia, Polonia, Ungaria, Repubblica Ceca eRomania. Inoltre, ho incluso la Svizzera e allo stesso modo i paesi dell’Area economica europea (EEA): Norvegia e Islanda (tutti con tassi di cambio flessibile). Infine, ho incluso la Turchia, che confina con la Grecia, e che ha anche lei un tasso di cambio flessibile.

In tutto, sono 31 paesi europei – tutti molto diversi tra loro. Alcuni paesi hanno un sistema politico poco funzionale e lottano con la corruzione (per esempio Romania o Turchia), mentre altri normalmente sono considerati economie relativamente efficienti, con un mercato del lavoro e un mercato interno che funzionano bene, conti con l’estero in attivo e finanze pubbliche solide, come Danimarca, Finlandia e Olanda.

In generale, possiamo differenziare tra due gruppi di stati: i paesi dentro l’euro o con il tasso di cambio agganciato all’euro (“paesi rossi”) e i paesi con tassi di cambio più o meno flessibili (“paesi verdi”).

Il grafico qui sotto mostra la crescita in questi due gruppi di paesi europei nel periodo tra 2007 (l’anno precedente alla crisi) e 2015.

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La differenza è impressionante: dei 21 paesi nell’euro (inclusi i due con ancoramento del cambio) quasi la metà (10) oggi ha un livello di PIL reale più basso che nel 2007, mentre tutti  quelli col cambio flessibile oggi hanno un livello di PIL maggiore che nel 2007.

Perfino l’Islanda, che ha avuto una grave crisi bancaria nel 2008 e l’Ungheria, da sempre politicamente disfunzionale e con un debito alto (entrambe con tasso di cambio flessibile) sono cresciute in misura maggiore dei paesi nell’euro (e agganciati all’euro).

Questi due paesi, infatti – quelli con la crescita più lenta nel gruppo dei tassi di cambio flessibili – sono cresciuti più di OlandaDanimarca e Finlandia – paesi che sono sempre stati considerati un esempio di grande volontà nel realizzare le riforme, con strategie ultraprudenti, bilancia dei pagamenti salda e finanze pubbliche in piena salute.

Se guardiamo semplicemente alla mediana dei tassi di crescita del PIL reale tra il 2007 e il 2015 i flessibili hanno significativamente superato in crescita i paesi nell’euro di un fattore 5 (7.9% contro 1.5%). Anche se escludiamo dal campione i tre paesi flessibili cresciuti più velocemente (Turchia, Romania e Polonia) i flessibili comunque superano largamente i paesi nell’euro (6.5% contro 1.5%).

Se l’euro non fosse stato adottato, la crisi sarebbe da tempo alle nostre spalle

A mio parere non ci possono essere dubbi: l’importante vantaggio nella crescita dei paesi con tasso di cambio flessibile rispetto a quelli nell’euro non è una coincidenza. L’euro è stato un Meccanismo  di Strangolamento  Monetario e se non avessimo avuto l’euro la crisi in Europa sarebbe stata superata da molto tempo. E infatti per la maggior parte dei “flessibili” la crisi sostanzialmente è superata.

Possiamo discutere sul perché l’euro è stato una simile macchina per uccidere la crescita,  ma non c’è dubbio che la crisi in Europa oggi è stata causata dall’euro in sé e non da errori di gestione nelle singole economie.

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