In questi giorni di disvelamento della triste realtà di un sistema bancario nazionale che presenta ampie zone di sofferenza, prodotto di mirabile sintesi di stupidità e comportamenti criminogeni e a volte pure criminali, si leva alto lo strepito: “la Germania ha potuto spendere tanti soldi pubblici nelle proprie banche, perché noi no? Orsù, andiam andiamo a sbattere i pugni sul tavolo e sul tavolino della perfida Europa, deh!”. A sostegno di questa tesi, è assurto di moda citare il caso di una sconosciuta (per noi) banca regionale tedesca. Esempio che non è chiaro che c’entri con la decomposizione italiana, come andiamo a spiegarvi.
HSH Nordbank è una banca regionale pubblica, e lo è da sempre, cioè dal 2003. I suoi azionisti sono lo stato di Amburgo e quello dello Schleswig-Holstein. HSH Nordbank è una banca malata praticamente dall’inizio della Grande Crisi: nel 2009, dopo aver ottenuto l’anno precedente 30 miliardi di garanzie pubbliche dal fondo di stabilizzazione finanziaria federale SoFFin, si rivolse ai suoi due azionisti pubblici per ottenere ulteriori garanzie per 10 miliardi di euro per puntellare crediti finiti male (cantieristica, immobiliare, energie rinnovabili) e crollo del commercio globale. Su tali garanzie, la banca pagava pesanti commissioni (fees, per quelli che sanno l’inglese). Ma il portafoglio crediti continuava inesorabilmente a marcire e quindi la banca, i due Laender proprietari e la Commissione europea iniziarono a negoziare per trovare il modo di rimettere in piedi la baracca senza violare le normative sugli aiuti di stato. Però voi tenete a mente un dettaglio: parliamo di una banca che era già pubblica. D’accordo, su questo? Procediamo.
Dopo alcuni anni di negoziati con la Ue, si è giunti all’accordo, poche settimane fa: in base ai termini, la banca cederà non oltre 6,2 miliardi di euro di sofferenze ad una bad bank, sempre di proprietà dei due stati tedeschi. Le richieste erano per cedere tra 14 e 28 miliardi di sofferenze ma la Ue ha detto niet. Il valore di queste sofferenze trasferite verrà falcidiato rispetto a quello netto iscritto a bilancio (vi ricorda nulla?). Che significa, ciò? Che per assorbire il colpo ed impedire che HSH salti, verranno azionate parte delle garanzie pubbliche fornite dagli azionisti pubblici regionali (quelle da 10 miliardi), che diverranno capitale versato, cioè soldi sonanti. Significa che una banca regionale pubblica tedesca scaricherà sui contribuenti tedeschi dei due stati le proprie perdite, dietro autorizzazione della Ue e della Bce, che di quella banca è supervisore dallo scorso anno. Siamo certi che a questo punto voi piccoli italiani incompresi e vittimizzati sarete scossi da un’incontenibile invidia. Cercate di resistere, però, ora vi diciamo il resto.
Poiché la botta patrimoniale è fortissima, la banca si scinde in due: una holding ed una società operativa. La società operativa, munita di licenza bancaria, dovrà essere ceduta sul mercato entro 2 anni. I due Laender potranno mantenere il 25% delle azioni, dopo la cessione. Se la banca non sarà venduta entro due anni, scatterà lo stop: niente più attività bancaria e messa in liquidazione, con ulteriore devastazione di soldi pubblici. La nuova HSH pagherà poi delle fees di garanzia del 2,2% sulla parte dei 10 miliardi di garanzie pubbliche non trasformate in capitale. Siete molto invidiosi di questo “trattamento di favore”, vero? Quasi come stampare “soldi sovrani”, non trovate?
Una domandina per i più intuitivi tra voi: poiché il bail-in è lo strumento che serve a far pagare azionisti e creditori delle banche e non trasformare questi buchi in soldi pubblici, come lo applichiamo ad una banca di proprietà pubblica? Uhm, uhm. Forse che questo caso col bail-in c’entra come i cavoli a merenda, visto anche da quanto lontano nel tempo origina, fermo restando che l’ultima fermata, se le cose andranno male, resta sempre la “risoluzione” della banca, cioè la sua chiusura? Ma bando ai sofismi, perdio: andiamo a sbattere i pugni sul tavolo: anche noi vogliamo poter usare denaro pubblico e creare nuovo debito, non solo la Germania! Vogliamo ad esempio una bad bank pubblica, che si prenda i 200 miliardi di sofferenze delle banche italiane e lo faccia a prezzo di favore, per permettere a quelle banche ed ai loro azionisti di controllo di non metterci altri soldi che non hanno.
E comunque il prezzo di trasferimento delle sofferenze lo dobbiamo decidere noi, non “gli ottusi burocrati di Bruxelles”. Perché il sistema bancario italiano è sano, come plasticamente attesta il suo stock di sofferenze. E se queste sofferenze non sono ancora state smaltite al prezzo che i banchieri vogliono, malgrado le numerose letterine scritte a Babbo Natale, è solo per un eclatante caso di “fallimento del mercato”. Ribelliamoci a Bruxelles ed alla realtà, quindi: dovessimo arrivare a stampare quei soldi, per riprendere la nostra “sovranità”. E la colpa è sempre altrove ed altrui, come testimoniano le dichiarazioni di qualche confuso gerarchetto di partito (democratico), che accusa i governi precedenti di non aver chiesto parecchie decine di miliardi di soldi alla Ue, come fece la Spagna, per risanare anche le nostre banche (che però sono sane, sia chiaro). Gerarchetti del partito di maggioranza relativa di quei governi, per i più pignoli. Ed ora, fiato agli editoriali sui favoritismi alla Germania.
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