Finestre aperte solo tra le 12 e le 18 e niente sport all’aperto. Questo suggerisce l’ASL di Taranto per i giorni in cui scatta l’allarme inquinamento.
Le polveri sottili dell’ILVA sono troppo spesso presenti nell’aria di Taranto ed è possibile respirarle a pieni polmoni quando il vento soffia da nord-ovest, cioè dall’area industriale.

La relazione che il Dipartimento Prevenzione dell’ASL di Taranto ha inviato al sindaco Ippazio Stefàno e al direttore dell’ARPA, Giorgio Assennato, sembra in qualche modo mirata a rassicurare la popolazione, quando afferma che “non si osservano reali urgenze in termini di salute pubblica”, tuttavia, la relazione contiene indicazioni ad uso della cittadinanza per limitare l’esposizione alle cosiddette polveri sottili, materiale di origine industriale altamente cancerogeno. (Qui il pdf)

Il Dipartimento annuncia la divulgazione di informazioni tempestive sulla qualità dell’aria e sulle pratiche di prevenzione che vanno adottate, sulla base degli avvisi e dei rilievi che l’ARPA normalmente fornisce con 48 ore d’anticipo. In particolare, nei casi di allarme di livello 3, si consiglia di aprire le finestre solo tra le 12 e le 18, orario in cui i livelli tendono a diminuire, mentre per il livello 2 le stesse precauzioni valgono solo per bambini e anziani.

Che non si osservino “reali emergenze” è insomma cosa ben lontana dal poter dire che la situazione può considerarsi in alcun modo “normale”. E questa atmosfera da distopia postnucleare fa serrare i denti dalla rabbia ai tanti residenti del quartiere Tamburi, il più vicino al polo industriale e quindi più esposto alle polveri dell’ILVA.

E intanto, dopo la pioggia di milioni del governo Renzi, i tarantini dovranno aspettare almeno altri sei mesi prima di sapere che fine farà l’area degli impianti, e da allora in poi sperare, continuando a respirare con cautela, che se ne possa effettuare una vera bonifica.

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