C’è molta molta BCE dietro questa disastrosa gestione della crisi europea

Avete letto le proiezioni della BCE uscite il 5 giugno sull’area euro?

Interessanti. Dalle ultime proiezioni di marzo 2014, gli economisti della Banca centrale europea rivedono al ribasso la crescita 2014 stessa: dal +1,2% al 1%, attribuendo il cambiamento ad una revisione al ribasso sugli investimenti privati dal +2,1% al +1,7% . Sembra proprio che la BCE non riesca a comprendere quanto siano feriti gli animal spirits imprenditoriali in questa crisi. Ma feriti da cosa? Cosa fa abbandonare progetti di lungo periodo alle imprese?

In parte la BCE stessa, con le sue analisi.

Sono proiezioni, quelle della BCE,  che includono, nelle parole stesse dei tecnici dell’istituto di Francoforte, solo “tutte quelle misure fiscali approvate dai Parlamenti nazionali, o quelle che sono state definite con sufficiente dettaglio dai Governi, e che hanno grande probabilità di essere approvate“. Misure che, sempre secondo la BCE, per la maggior parte dei Paesi non risultano sufficienti a soddisfare quanto richiesto dal patto di Stabilità e dal Fiscal Compact.

E dunque non è solo necessario ma anche probabile che ulteriori misure di restrizione fiscale dovranno essere adottate prima del 2016.”

Peggiorando ulteriormente l’andamento futuro dell’economia?

Assolutamente sì, come specifica la stessa BCE. Il consolidamento fiscale, fatto di minori spese e maggiori tasse, sarà di 0,7% punti di PIL nell’area euro, spalmato sui prossimi 3 anni. La BCE stima una ulteriore minore crescita di PIL di 0,5% da aggiungere ai suoi già tristanzuoli scenari 2015 e 2016.

Ma è la chiusura del Box 3 dove è contenuta questa analisi che merita di essere tradotto per inchiodare la BCE alle sue responsabilità:

“Dobbiamo ribadire che questa nostra analisi di impatto fiscale si concentra solo sugli aspetti di breve periodo di queste probabili misure fiscali ulteriori. Benché anche misure fiscali ben disegnate hanno spesso effetti di breve periodo negativi sul tasso di crescita del PIL, vi sono effetti positivi di lungo periodo sull’attività economica che non appaiono evidenti lungo l’orizzonte temporale della nostra analisi (2014-2016).  Dunque i risultati della nostra analisi non devono essere interpretati come motivo per dubitare della necessità di ulteriori sforzi di consolidamento fiscale  nel periodo di riferimento (2014-1016). Anzi, ulteriori sforzi di consolidamento sono necessari per restaurare finanze pubbliche sane nell’area euro. Senza questi consolidamenti, vi è il rischio che gli spread possano peggiorare. Inoltre, gli effetti sulla fiducia potrebbero essere negativi, tarpando le ali alla ripresa.”

Eccola qua la BCE per voi: mi raccomando, fate scendere il PIL oggi, perché … dopo il 2016, magari crescerà.

Bel modo di influenzare le aspettative per il prossimo triennio.

E ora mettetevi nei panni di un imprenditore che legge queste parole e che dunque sa che la BCE si batterà per forzare la Commissione europea a forzare i Paesi a fare ancora più recessione e a togliere a queste imprese  domanda di beni e servizi. A voi verrebbe la voglia di investire in un Paese come questo?

A me no.

C’è molta molta BCE dietro questa disastrosa gestione della crisi europea.

 

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