Corruzione, Formigoni imputato per associazione a delinquere

Dopo cinque ore di Camera di consiglio, Roberto Formigoni, senatore del Nuovo Centrodestra, presidente della Commissione agricoltura a palazzo Madama, nonché ex presidente della Regione Lombardia, passa da indagato a imputato per associazione a delinquere e corruzione. Al centro, l’inchiesta sulla sanità lombarda. Questa la decisione presa ieri dal giudice per l’udienza preliminare Paolo Guidi, il quale, oltre al Celeste, ha rinviato a giudizio altre nove persone. Tra queste il faccendiere Pierangelo Daccò, già condannato a 10 anni per il crac del San Raffaele e giunto in manette al settimo piano del tribunale di Milano.

A processo andranno anche l’ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, la moglie Carla Vites, Alberto Perego, Memores domini e amico storico di Formigoni, Nicola Maria Sanese, ex segretario generale della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, ex dg della Sanità lombarda e l’ex dirigente regionale Alessandra Massei.

AL CENTRO DELL’I N C H I E STA , iniziata nel 2012, gli interessi della clinica Maugeri i cui vertici, ragionano i pubblici ministeri, “in cambio di una protezione globale” remuneravano Formigoni attraverso
vari benefit, stimati dalla Procura in circa otto milioni di euro. Un bel tesoretto dentro al quale ci sono le vacanze di lusso ai Caraibi, l’uso esclusivo di maxi-yacht e un tenore di vita molto alto “a fronte del quale – scriveranno gli investigatori – è assente qualsivoglia forma adeguata di uscita o addebito dei conti esaminati”. Come contropartita il Celeste si sarebbe dato da fare “affinché fossero adottati da parte della Giunta” de – libere precise, e questo anche in violazione dei doveri di “esclusivo perseguimento dell’interessepubblico”. Il processo con rito ordinario inizierà il prossimo sei maggio. La decisione di ieri è arrivata al termine di una lunga udienza preliminare iniziata il 13 dicembre scorso, dopo che a novembre la quinta corte d’Appello aveva accettato la ricusazione del gup Maria CristinaMannocci chiesta dai legali di Simone sulla basedel fatto che lo stesso giudice, avendo condannato con rito abbreviato Daccò per il San Raffaele, si fosse già espresso nei suoi confronti in relazione al reato di riciclaggio. E così, durante queste settimane, del caso Maugeri sono tornati a parlare in molti. Tra questi lo stesso Umberto Maugeri (la cui posizione è stata stralciata dopo il
patteggiamento), il quale nel corso dell’incidente probatorio svela mazzette per 60 milioni di euro. “Effettiva – mente – mette a verbale – dal 2000 al 2012 abbiamo pagato tangenti a Daccò e Simone, tangenti voluminose con l’unico obiettivo di fare in modo che da parte della Regione arrivassero i finanziamenti necessari alla Fondazione di cui ero presidente”. Maugeri poi svela che “i referenti delle tangenti” erano Daccò, Simone, Lucchina e “il Presidente Formigoni”. Lo stesso Maugeri, durante l’udienza del 7 febbraio, ha dichiarato di “non sapere se i soldi delle mazzette” andassero “direttamente a
Formigoni”.

Anche se poi ha confermato 600 mila euro dati nel 2010 per la campagna elettorale dello stesso ex governatore. La cifra, ha aggiunto l’ex patron, venne “scalata” dai soldi che la Fondazione versava a Daccò. Maugeri all’epoca chiese anche di avere un riscontro attraverso un biglietto di “ringraziamento” da parte di Formigoni “per – ché serviva a essere sicuri che i soldi che davamo a Daccò arrivavano a Formigoni”.

IL FIUME DI DENARO, secondo la Procura, entrava e usciva dalla Maugeri attraverso tre flussi finanziari accertati. Il primo ricostruito dagli investigatori è quello che dai conti della clinica atterrava su quelli esteri di Daccò e Simone. Il secondo riguarda il Celeste ed è rappresentato dai pagamenti, fatti sempre da Daccò e Simone, per garantire le cosiddette utilità dell’ex presidente. Tra queste la grande villa in Costa Smeralda acquistata con un maxi-sconto di quattro milioni di euro da Alberto Perego. Un affare favorito dal solito Daccò e che, secondo la ricostruzione dell’accusa, ha un risvolto politico: la nomina ai vertici della sanità lombarda di Alessandra Massei, persona di fiducia dello stesso Daccò. Il terzo tragitto del denaro è costituito dai soldi pilotati dalla Regione alla clinica Maugeri attraverso,la voce “funzioni non tariffabili”. Tutto denaro erogato attraverso delibere di Giunta tra il 2002 e il 2011. Destinatari: San Raffaele e Maugeri.

 

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