Due si sono dimessi, tre hanno rischiato di essere sfiduciati dal Parlamento, molti di più convivono da qualche settimana con l’incubo del rimpasto. Più che una squadra di ministri, quella di Enrico Letta sembra una processione per Lourdes. In meno di nove mesi i protagonisti dell’esecutivo ne hanno viste di tutti i colori. Scivoloni nazionali e internazionali. Gaffes, scandali e intercettazioni rubate. E quella fastidiosa sensazione di essere ogni volta a un passo dalla crisi di governo.
Stamattina tocca all’ultima protagonista della sfortunata lista. Titolare delle Politiche agricole, da pochi giorni Nunzia De Girolamo è finita al centro di uno scandalo che potrebbe costarle la permanenza a Palazzo Chigi. Una storia ancora da definire, emersa tra indiscrezioni giornalistiche e registrazioni rubate. Sullo sfondo una vicenda italianissima, lo specchio stesso del potere nostrano. Un romanzo a base di pressioni per l’assegnazione di nomine e appalti. E le suggestioni di una lotta sul territorio tra clan politici rivali. L’appuntamento è a Montecitorio, quando il ministro fornirà a maggioranza e opposizione la sua versione dei fatti. Dietro l’angolo, la mozione di sfiducia individuale e i suoi imprevedibili esiti.
Se la De Girolamo è l’ultima, Josefa Idem è stata la prima. Al governo l’ex olimpionica è rimasta per un paio di mesi scarsi. In questi giorni più di qualcuno ha invocato la sua storia. «Almeno ha avuto il coraggio di fare un passo indietro». Lei annuisce amareggiata. «Mi dimisi perché non mi sarei più sentita credibile» ha raccontato ieri. Unica, assieme al viceministro all’Economia Stefano Fassina a compiere il grande gesto (nel caso del collega di via XX settembre per una polemica interna al Pd). Stavolta nessuna raccomandazione, piuttosto una presunta storia di imposte non pagate. Secondo le accuse, il ministro di Sport, Pari opportunità e Politiche Giovanili avrebbe irregolarmente accatastato alcuni immobili per pagare meno tasse. Posizione tutta da verificare, in ogni caso sanata dalla stessa Idem con un nuovo versamento all’erario. Onore al merito, per evitare qualsiasi polemica l’esponente del governo ha preferito togliere il disturbo. Senza essere troppo difesa dal presidente del Consiglio Enrico Letta.
Per un’indebita raccomandazione ha rischiato di dover concludere anzitempo il suo impegno a via Arenula il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Il caso risale alla scorsa estate, ma ha conquistato l’attenzione del Parlamento solo a novembre. A centro di un lungo chiarimento davanti alle Camere, le indagini della procura di Torino su Fondiaria-Sai e il relativo intervento del Guardasigilli. Prima la Cancellieri aveva telefonato alla famiglia Ligresti per assicurare il suo interessamento alla vicenda. Poi aveva contattato il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per chiedere informazioni sulla carcerazione di Giulia, detenuta nel carcere di Vercelli e di lì a poco trasferita ai domiciliari. Pressioni indebite? Non per il Parlamento. Con buona pace dei dubbi di Matteo Renzi – «fossi in lei mi sarei dimesso» – all’epoca ancora lontano dalla segreteria democrat.
È stato un vero e proprio caso internazionale, invece, a mettere in difficoltà il vicepremier Angelino Alfano e la titolare degli Esteri Emma Bonino. Bisogna tornare indietro di qualche mese, luglio. Forse è questo lo scandalo che ha creato più imbarazzi al travagliato governo Letta. A scatenare le polemiche è stata la vicenda di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov espulsa dall’Italia su pressioni delle autorità di Astana. Potevano i responsabili di Viminale e Farnesina non conoscere i dettagli di questa torbida spy story? Evidentemente sì. Alla fine il governo Letta ha superato anche questa crisi, confermando al loro posto i due ministri. Resta una domanda. Dato l’impressionante numero di scivoloni, chi sarà il prossimo a doversi giustificare?
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