I magistrati potrebbero aprire un’indagine sul ministro per false informazioni ai pm. Nel mirino la terza telefonata tra il guardasigilli e Antonino Ligresti. La decisione è attesa lunedì. Intanto il democratico Civati decide di presentare la mozione di sfiducia: «Così il Pd non avrà scuse: basta ipocrisie».
Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri rischia di finire indagata per aver fornito false informazioni ai pubblici ministeri e (forse) sfiduciata dal Partito democratico.
I magistrati, che finora aveva definito i suoi interventi a favore di Giulia Ligresti, senza rilevanza penale, stanno rivalutando la sua posizione. E non solo loro.
A fare dubitare i pubblici ministeri, sarebbe la telefonata con cui la sera del 21 agosto, cioè il giorno prima del suo interrogatorio di fronte ai magistrati di Torino, la Cancellieri ha chiamato Antonino Ligresti, fratello di don Totò e zio di Giulia.
La Cancellieri non fece menzione di quella conversazione di fronte ai pubblici ministeri. Nè delle sei telefonate sulla linea del marito Sebastiano Peluso. Nel verbale del suo interrogatorio del 22 agosto si legge: «Ieri sera Antonino mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato le segnalazioni».
In realtà fu il ministro della Giustizia a chiamare e la conversazione diversi minuti. A questo punto i magistrati vogliono sapere cosa si dissero i due.
La decisione dei pm è attesa per lunedì 18 novembre. E invece martedì 19 novembre potrebbe arrivare sulla testa del ministro un’altra tegola, questa volta politica.
Il parlamentare democratico Pippo Civati, infatti, ha deciso di dire basta all’ipocrisia e di presentare una mozione di sfiducia per il ministro all’assemblea di gruppo del Pd.
«Siccome per la serie “gli argomenti più stupidi del mondo”», ha scritto nel suo blog, «il Pd dice di non poter ‘sfiduciare’ il ministro Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5s, segnalo che ne possiamo presentare una noi».
Da qui la decisione di presentare la mozione in assemblea: «Così, ha proseguito Civati, la smettiamo con l’ipocrisia di chi parla di motivi di opportunità politica senza fare nulla di concreto. Non se ne può più».
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