Cosa accadrà al prossimo vertice UE

Mentre si prepara il prossimo vertice europeo, in programma il 13 e 14 dicembre prossimi, il clima fra i Paesi dell’eurozona sembra apparentemente distendersi. Dapprima Tony Blair, e poi addirittura la cancelliera Merkel, hanno pubblicamente teso la mano verso la Grecia.

Le accuse di inaffidabilità, incapacità, propensione allo sperpero, sembrano ormai un ricordo del passato.
Tuttavia, quel che i media nostrani si affannano a definire “svolta”, in realtà è semplicemente l’ennesima tappa di una strategia lineare ben chiara, esplicitata già diverso tempo fa da importanti esponenti dell’establishment tedesco: meno rigidità verso i Paesi debitori, in cambio di cessioni di sovranità.
Così, mentre si limita a non escludere un futuro haircut del debito greco, la Merkel continua ad alzare la posta. Non più “solo” il fiscal compact, i memorandum destinati ai Paesi che accederanno al MES, i condizionamenti di ogni tipo nella definizione delle politiche interne e del diritto costituzionale degli Stati.
Adesso l’obiettivo è ottenere che la Commissione UE stabilisca ex-ante le misure e le riforme che gli Stati devono realizzare: il documento che sarà presentato alla firma dei capi di Stato durante il prossimo summit, statuisce che i Paesi dell’eurozona dovranno sottoscrivere un vero e proprio contratto, indicando le modalità con cui intendono realizzare quanto richiesto dalla Commissione UE.
Capito il giochetto? Semplicemente offrendo generiche aperture verso forme di mutualizzazione del debito, la Germania ottiene di cancellare tutte le possibili opposizioni alle politiche che vuole imporre agli Stati mediterranei (austerity, precarizzazione del lavoro, privatizzazione di beni e servizi pubblici), dacché nemmeno i governi e i Parlamenti nazionali potranno più ostacolarle.
Non è difficile immaginare che se tale proposta sarà ratificata, i quotidiani italiani del 15 dicembre strombazzeranno all’unisono la “vittoria” di Monti e dell’asse Italia-Francia, dipingendo il premier come un leader di cui non possiamo fare a meno, capace addirittura di ammorbidire le posizioni della Merkel, nonostante l’annuncio delle imminenti dimissioni.
In realtà, come al solito, a cantar davvero vittoria, sarà solo la Germania, che vede prospettarsi all’orizzonte l’Anschluss politico ed economico che finora non era mai riuscita a realizzare.
E che, non a caso, si è immediatamente precipitata a sostenere pubblicamente colui che non frappone alcun ostacolo a questo triste disegno di annessione.

 

di Fabrizio Tringali

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