
E, solo quando il cuore si atrofizza per l’immenso dolore, ti accorgi che quei valori condivisi erano il sale della vita; era la linfa che cibava la tua anima, il tuo io. Colmare il baratro, riempire il vuoto lasciato da chi brutalmente assassinato, è impresa difficile oltre che ardua. Qualcuno potrebbe dire che vivo del passato piuttosto che del futuro. Ma sfido chiunque a dimenticare o seppellire un passato pieno di gioie, di pericoli e se vogliamo colmi di amicizia condivisa con Uomini di alto valore e di specchiata levatura morale: io non riesco a dimenticare e giammai penso di riuscirci, talchè proprio dai quei principi etici e morali, nasce la mia riconoscenza d’averli conosciuti. Lo ripeto a iosa, sino alla noia e lo ribadisco: l’Italia non meritava di perdere prematuramente i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Come non meritava l’oltraggio e l’onta di avere in seno uomini che hanno tradito la Nazione. E non c’è affatto bisogno di una sentenza di un qualsiasi Tribunale per condannare questi esemplari del genere umano. La viltà, i non ricordo, il silenzio doloso, pone questi esseri in antri bui a loro congeniali, ove l’emanazione puzzolente del compromesso avvolge le loro bacate menti, rendendole ancor più spregevoli. E, non sazi dell’operato tradimento, pretendono di auto assolversi, affermando d’essere stati “amici” di Falcone e Borsellino. Ed io, ho ben donde di reclamare, di urlare affinchè questi individui cessino di accostarsi a dei galantuomini come Falcone e Borsellino. Mi hanno impedito di respirare il “profumo di libertà”, mi hanno costretto a girare come un automa alla ricerca della mia identità, smarrita dai boati di Capaci e via D’Amelio: gli squarci hanno causato in me una profonda e lacerante ferita nella mente e nel cuore. Questi ed altri motivi mi spingono ad avvicinare i ragazzi nelle scuole: devono conoscere, devono sapere, per percorrere mete di Giustizia e respirare quel bellissimo “profumo di libertà” tanto agognato da Paolo Borsellino. Devono anche conoscere, persino nelle minuzie giornaliere, come operavano, cosa pensavano e soprattutto a cosa ambivano Falcone e Borsellino. Io, nel mio piccolo e per quanto onorato testimone, tento di discernere il male impersonato da uomini di Cosa nostra, e collusi, dal bene rappresentato da Falcone, Borsellino e miei colleghi assassinati dalla mafia.
Io e Salvatore Borsellino adoperiamo l’unica arma che ci è consentito usare, il ricorrente riferimento al passato. Lo facciamo affinchè le nuove generazioni prendano coscienza che il nostro Paese, per un lungo periodo è stato vittima del miserabile complotto ordito tra Stato-mafia e per esaudire il coacervo d’interessi sacrificando la vita altrui. Le parti interessate al complotto, ancora oggi portano addosso gli abiti pregnanti dell’acre fumo di via D’Amelio e di certo non sarà una sentenza di condanna o di assoluzione che possa ripulirli.
Le mani che prelevarono l’Agenda Rossa di Paolo Borsellino, non potranno mai definirsi “mani oneste” e l’oltraggio alle vittime di Capaci e via D’Amelio rimarrà ad imperitura memoria, nonostante il cuore atrofizzato dal dolore.
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