La perdita dei diritti dei lavoratori migliora la competitività del paese?

Nell’ultima ricetta sentenziata dall’OCSE, tramite il suo segretario generale Angel Gurria, la priorità del governo italiano in questa fase di recessione deve essere “l’aumento della produttività mantenendo una moderata crescita dei salari”.
Traduzione: i lavoratori italiani devono lavorare di più ed essere disposti ad accettare salari sempre più bassi; i lavoratori devono sottostare alla flessibilizzazione del mercato del lavoro ovvero rinunciare ai diritti ottenuti in 100 anni di lotta per permettere all’Italia di essere in grado di affrontare la concorrenza di Paesi come Cina e India dove il costo del lavoro è 10 volte minore di quello europeo e dove le garanzie ed i diritti sono pari a zero.
Non lasciatevi ingannare per l’ennesima volta! Il vero scopo delle attuali politiche neo-mercantili e neo-liberiste imposte dai tecnocrati Monti e Fornero è di deflazionare l’economia italiana distruggendo il lavoro ed i salari. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: crollano i consumi e quindi migliaia di aziende sono costrette a chiudere o a svendersi agli investitori internazionali, tedeschi in primis. Monti e Fornero hanno lavorato affinché il miracolo dell’economia produttiva italiana degli anni 80-90 capitolasse!
In realtà, è provato che NON c’è alcuna relazione tra deregolamentazione del mercato del lavoro e competitività; anzi, come emerge dalle pagelle sulla competitività dei paesi stilate dal World Economics Forum (Global Competitiveness Index http://www3.weforum.org/docs/CSI/2012-13/GCR_Rankings_2012-13.pdf ) gli stati a maggior competitività (1° Svizzera, 3° Finlandia, 4° Svezia e 6° Germania http://www3.weforum.org/docs/WEF_GCR_Report_2011-12.pdf ) sono anche quelli dove c’è una scarsa flessibilità del lavoro, un mercato del lavoro troppo regolamentato e troppa burocrazia ed inefficienze. L’Italia, che è afflitta dagli stessi mali, in questa classifica si posiziona al 42° posto su 193 paesi analizzati posizionata tra Tunisia e Turchia.

Le vere cause dell’attuale malessere sono proprio le politiche di austerità imposte dal governo. Tale austerità serve a mantenere la disoccupazione al 10-11% permettendo di tenere sotto ricatto tutti quelli che vogliono entrare o restare nel mondo del lavoro accettando stipendi più bassi, ritmi massacranti e turni più duri (crf. MMT).
Solo politiche sociali di piena occupazione possono permettere all’economia italiana di rifiorire.
Politiche sociali attuabili al 100% nell’ipotesi di una nazione con sovranità monetaria cosa che purtroppo l’Italia non ha più.

Nicola Prearo
Movimento 5 Stelle Polesine
www.movimento5stellerovigo.it

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