“Lui era un poliziotto e io nessuno” Il terrore delle donne umiliate

Parlano le vittime dei ricatti sessuali dell’agente dell’ufficio immigrazione finito in manette. “Non avevo il cellulare di Claudio, mi chiamava lui. Una volta propose un rapporto a tre. Il mio incubo? Essere espulsa. E che adesso mio marito scopra tutto”

“Non volevo denunciarlo. Ero terrorizzata. Non sapevo con chi parlare. Non c’era nessuno che mi proteggesse, quel poliziotto lavorava all’Ufficio Immigrazione e io non ero nessuna. Se avessi chiesto aiuto alla polizia, a suoi colleghi, mi avrebbero creduto? Avevo paura che non mi dessero retta, che la mia denuncia sarebbe stata peggio per me, che sarebbero stati dalla sua parte”. Lo ha detto ieri al telefono una delle donne marocchine che hanno subìto la concussione di Claudio D’Orazi. Si legge negli atti che secondo un’amica lei faceva la prostituta, ma per bisogno, non certo perché legata a carri malavitosi. Il suo passato difficile è un elemento di maggior forza per l’agente che pensa di farla franca ancora di più, di avere la vita più facile. Lei dice di aver avuto tre rapporti con lui, ma “non ne posso escludere altri”.

La sua storia è stata vissuta come una specie di incubo, perché non aveva soltanto la paura di una divisa, ma anche di tutte le altre, che vedeva coalizzate contro di lei. Un muro impenetrabile. Tra lei e D’Orazi sono intercorsi in due anni ben 826 contatti telefonici, 44 in venti giorni. “Mi mandava anche messaggi volgari, mi vergogno a dire com’erano”. Il suo incubo è finito in Procura, quando è stata sentita come testimone, anche a favore dell’amica Fatima: “Quando mi sono trovata nell’ufficio del dottor Giovannini, mi sono sentita a mio agio. Ho potuto finalmente svelare tutto”.

D’ORAZI “Sesso con molte, ma erano consenzienti”

C’è anche un racconto simile, negli atti, di Fatima, quando si trova in Procura: “Sono qui, c’è anche la polizia – dice Fatima – questo posto mi mette paura”, è stata intercettata. Però dopo spiega: “C’era quel poliziotto gentile che mi ha fatto entrare in una stanzetta a fumare e mi ha consigliato di dire la verità così sarei stata più tranquilla”. In Procura, la giovane donna marocchina conferma molte cose, come risulta dall’ordinanza di custodia. Dice che dopo aver conosciuto D’Orazi a casa di Fatima già da lui vessata, “aveva iniziato a frequentarlo diventandone a sua volta vittima, costretta a concedersi sessualmente per non perdere il permesso di soggiorno”.

Adesso ride ma in tutti questi mesi ha avuto paura. “Claudio mi ha costretto a fare cose che non avrei mai pensato, perché sapeva qual era il mio punto debole, il mio incubo più grande, essere espulsa – racconta un’altra giovane marocchina, la terza -. L’ultima volta che l’ho sentito, lunedì della scorsa settimana, ero spaventata perché pensavo che avesse saputo del mio colloquio con i poliziotti della Squadra Mobile e volesse vendicarsi”. Gli uomini della Mobile per due volte hanno seguito il loro collega mentre usciva dall’ufficio e si recava agli appuntamenti, non sempre riusciti.

Lei dice di essere sposata da due anni con un italiano, spera che a breve la sua richiesta di permesso di soggiorno vada a buon fine e poi ammette, con un po’ di vergogna, che il marito non sa nulla dei suoi rapporti con il poliziotto infedele che per due anni ha approfittato di lei. “D’Orazi mi ha contattato dicendo di poter mettere da parte la mia pratica. Io l’ho sempre chiamato al numero della Questura e quando mi contattava lui, oscurava il numero. Claudio non si è certo fermato davanti al fatto che fossi sposata. Mi ha addirittura proposto più volte di avere un rapporto a tre”.

Al telefono le chiedeva infatti: “C’è anche la tua amica vero?”. La ragazza dice di non sapere delle altre ragazze, “solo in un caso mi ha detto che frequentava una donna marocchina. Però mi raccontava di sua moglie e del fatto che vivevano da separati in casa”. In passato è stata denunciata per aver contraffatto il permesso di soggiorno e nel novembre del 2011 le è stato notificato un decreto d’espulsione, a cui lei ha fatto ricorso davanti al giudice di pace. “Ho dei bambini piccoli – dice la ragazza arrivata dal Marocco 25 anni fa – sono nati entrambi in Italia e non posso lasciarli soli. Claudio mi ha fatto credere di avere il potere di mettermi su un aereo da un momento all’altro e di spedirmi al mio Paese. Per questo ho ceduto alle sue richieste di fare sesso”.

Prima di sposare un italiano, era stata prostituta, controllata dalla polizia, la quarta ragazza ricattata, una moldava. Centinaia anche in questo caso gli sms inviati da D’Orazi, tanto che lei replica: “Ma mi vuoi creare dei problemi a casa?”. L’approccio anche con lei era stato garbato: “Ne abbiamo di tempo prima che ti dia la cittadinanza… no, te la danno, per quello che abbiamo fatto noi te la danno… poi se la Prefettura non dice niente in contrario dovrebbe essere tutto a posto”. Ma con altre non era sempre così gentile: “Devi tenerti libera e basta!”. Si considerava un buono: “Con tutte le amicizie che ho… penso di aver fatto più favori io agli stranieri in Italia”.

di ALESSANDRO CORI e LUIGI SPEZIA

Tratto da repubblica.it

Be the first to comment on "“Lui era un poliziotto e io nessuno” Il terrore delle donne umiliate"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


Perché?

Protected by WP Anti Spam