Corruzione, arrestato Brentan (P.D.) AD di autostrade Venezia-Padova

Ai domiciliari l’alto dirigente della società a partecipazione pubblica, accusato di corruzione rispetto alle procedure di assegnazione. L’operazione nell’ambito dell’inchiesta sui vertici del settore edilizia della Provincia di Venezia legati a imprenditori che riuscivano a monopolizzare i lavori pubblici

VENEZIA – Lino Brentan, amministratore delegato della società delle autostrade di Venezia e Padova, società a partecipazione pubblica, è stato arrestato questa mattina dalla Guardia di Finanza di Venezia con l’accusa di corruzione e atti contro i doveri d’ufficio rispetto a procedure d’appalto. Il gip Antonio Liguori ha disposto per il dirigente gli arresti domiciliari. Inoltre, c’è il sequestro preventivo di 170mila euro in conti correnti, funzionale alla confisca di valori equivalenti a quello che è stato definito il “prezzo” della corruzione. L’operazione è coordinata e diretta dal sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Venezia, Stefano Ancilotto.

La Guardia di Finanza ha fatto sapere che si tratta della prosecuzione dell’indagine svolta nei mesi scorsi a carico dei vertici del settore edilizia della Provincia di Venezia, strettamente legati a un gruppo di imprenditori locali, che riuscivano a farsi assegnare la quasi totalità dei lavori pubblici da svolgere sul territorio provinciale senza neppure dover ricorrere a gare d’appalto. Questo grazie al sistema di assegnazione, che consisteva per lo più nel “cottimo fiduciario” (la vecchia “trattativa privata”), in cui, per asserite ragioni d’urgenza, per l’importo dei lavori da svolgere o per altre motivazioni di comodo, veniva omessa la gara, facendo ricadere la scelta sistematicamente sull’imprenditore di riferimento.

E’ in questo contesto “ambientale” che è emersa la figura di Brentan, che dalle indagini risulta il “colletto bianco” garante degli accordi corruttivi. Lui, il soggetto in grado di assicurare agli imprenditori, legati da antichi vincoli clientelari, un trattamento di “riguardo” negli affidamenti di lavori e consulenze. A cui corrispondevano compensi in denaro da parte degli imprenditori aggiudicatari dei lavori. Tra questi, Silvano Benetazzo, morto alcuni mesi dopo l’arresto, che era arrivato anche a indebitarsi per non uscire dal giro. E che agli inquirenti aveva dichiarato di aver pagato le tangenti “attingendo al nero dalle mie società”.

Brentan avrebbe fatto ricorso al frazionamento delle opere in più lotti, per ridurre l’ammontare del costo dei lavori e poterli così affidare con assegnazioni dirette, sottraendoli ai piani di programmazione. O, come spiegato, avrebbe fatto ricorso al “cottimo fiduciario” senza che ne ricorressero i presupposti, senza interpellare quindi altre imprese e impedendo, comunque, la regolare rotazione tra le stesse.

Nel filone dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Brentan sono coinvolti, oltre al già citato Benetazzo, anche l’imprenditore Dario Guerrieri e il consulente Luigi Rizzo. Nomi che figurano in un’altra operazione, sempre della Gdf lagunare, che ha visto altre cinque persone finire in carcere o ai domiciliari, tra cui un funzionario della Provincia di Venezia, Claudio Carlon, mentre 32 sono stati indagati a piede libero.

I fatti analizzati vanno dal 2005 al 2009, per altre tangenti accertate i finanzieri non hanno potuto procedere perché gli episodi sono prescritti. Ma tre sono finiti al centro dell’inchiesta. Il primo riguarda la ristrutturazione affidata a Guerrieri degli uffici del casello di Villabona a del Centro Servizi della Provincia di Venezia per i quali sarebbero state pagate, rispettivamente, tangenti per 40 mila euro (divisi equamente tra Carlon e Brentan) e 15 mila euro.

Poi c’è il rifacimento degli edifici della società Autostrada Venezia-Padova, affidato a Benetazzo, considerato il capofila del gruppo, per 60 mila euro versati in varie tranche. Infine, una parcella da oltre un milione di euro a Rizzo per una consulenza sull’inquinamento acustico, dietro il pagamento a Brentan di una tangente del 10% dell’importo.

“Il cartello dei corrotti e corruttori – ha spiegato il generale della Gdf Marcello Ravaioli – si incontravano in Friuli Venezia Giulia e Slovenia per capire le strategie da adottare dopo l’indagine che aveva portato all’arresto di alcuni loro conoscenti e come orientare le nuove attivita”. Ma l’inchiesta, secondo quanto emerso durante la conferenza stampa, sarebbe solo all’inizio e promette ulteriori sviluppi. Sibilline le parole del pm veneziano Carlo Mastelloni: “Si è trattato di un’indagine faticosa, pur trattando un solo soggetto. Si è arrivati al potere, a una sorta di cassaforte che si spera di aprire”.

 

Tratto da repubblica.it

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