Monti, è l’ora dei tecnici. La Bocconi e la Cattolica serbatoio di possibili ministri

Berlusconi insiste su Gianni Letta, Amato agli Esteri o all’Interno. Si fanno i nomi di diversi docenti dei due atenei milanesi, compresi i rettori Tabellini e Ornaghi. Dell’Aringa al Lavoro gradito al Pd. Ugo De Siervo alla Giustizia, Veronesi alla Salute. Ipotesi di interim sull’economia. In alternativa Bini Smaghi

Il conto alla rovescia entra nel vivo. La legge sulla stabilità è stata approvata alla Camera. Voto scontato come ieri al Senato. L’Italia sta per entrare in un limbo che il mondo ci chiede sia il più breve possibile. Lunedì, infatti, i mercati riaprono. Quello sarà lo spartiacque, la linea di confine per capire quale destino è riservato al nostro paese. A guardar bene la situazione, però, non appare affatto chiara. Sì perché se la road map disegnata giovedì dal Colle aveva una direzione, oggi il futuro di Mario Monti a palazzo Chigi resta in bilico. Tutto si gioca in casa Pdl. Sul fronte opposto, infatti, il Pd segue la strada del Colle, incassa l’ok di Di Pietro e tiene dritta la barra assieme al terzo Polo. Governo Montì sì, ma senza colori politici.

Governo tecnico, dunque. Una sorta di protezione civile per la politica italiana. Questa sembra al direzione giusta. Che se sarà tradirà il piano della Lega. Bossi ancora ieri ha ribadito la volontà di un voto anticipato e in second’ordine un governo con maggioranza allargata ma su base di centrodestra. Tradotto: niente Monti, forse Alfano, forse Dini, forse Schifani. Ma tutto resta fumoso. Poche certezze e molti scenari.

Questa mattina il presidente dell’Fmi Christine Lagarde ha ribadito il gradimento per Mario Monti, dopodiché ha rilanciato l’ennesimo allarme che ormai suona come una litania: accelerare sulle riforme. Per questo, lex commissario Ue da giorni riflette con Napolitano a un governo di alte personalità. Niente colore politico, ma solo personaggi di alto livello.

Sul fronte del totoministro aumentano così le quotazioni di Giuliano Amato al ministero dell’Interno o degli Esteri, per i quali però si fa anche il nome del segretario generale della Farnesina Giampiero Massolo. Alla difesa quotazioni in salita per il generale Mosca Moschini. Poltrona calda, invece, quella della giustizia. Sul ruolo pesano le tante leggi ad personam volute dal Cavaliere. Ora si punta a Ugo De Siervo, l’ex presidente della Corte Costituzionale. Fresco di dimissioni dalla Bce Bini Smaghi potrebbe sostituire Tremonti all’Economia. Anche se resta in piedi l’ipotesi di un interim per Monti.

Ma per l’Economia si fa anche il nome di Guido Tabellini, rettore  ed economista dell’università Bocconi, e del suo omologo dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi, dato all’Istruzione. Dalle due prestigiose università private milanesi emergono diversi nomi. Tra i bocconiani, l’economista Carlo Secchi (ex rettore) allo Sviluppo economico, e il suo collega Lanfranco Senn (di Comunione e Liberazione, presidente della Metropolitana milanese). Dalla Cattolica ci sono buone speranze anche per Carlo Dell’Aringa, economista e collaboratore di Lavoce.info, candidato al Lavoro. Il professore incasserebbe il beneplacito del Pd, come figura in grado di contemperare le istanze del sindacato e delle imprese. Per Antonio Catricalà, oggi presidente dell’Antitrust, si prepara un ruolo a capo del ministero per le Attività Produttive. Umberto Veronesi risponderebbe sì a un incarico per la Salute.

Solo tecnici, nessun politico, d’accordo con il presidente della Repubblica. Anche della squadra dell’esecutivo il presidente della Bocconi parlerà con Silvio Berlusconi. Fonti parlamentari del Pdl riferiscono che il Cavaliere avrebbe aperto al governo Monti. Ponendo un’unica vincolante condizione, sulla quale avrebbe insistito anche nel corso del pranzo di oggi con l’economista: la presenza di Gianni Letta nel governo. Sul nome dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, però, c’è il no del Pd che vorrebbe solo tecnici. Una soluzione di compromesso potrebbe portare nell’esecutivo sia Gianni Letta che Enrico. Un’altra condizione che, spiegano le stesse fonti, pone il Cavaliere è sul piano programmatico. Ovvero no alla patrimoniale. L’economista, infatti, sostengono fonti di via dell’Umiltà, vorrebbe una larga convergenza anche sul programma. Liberalizzazione delle professioni, piano di dismissioni, reintroduzione dell’Ici: sono alcuni dei punti sui quali il prossimo premier avrebbe fatto sapere di puntare. La Lega ha già fatto capire che non appoggerà Monti, ma che potrebbe sposare alcuni punti del programma. “C’è chi pensa che anche sulla patrimoniale si potrebbe trovare una soluzione: ovvero colpire soltanto una certa fascia di reddito”, osservano fonti ben informate.

Berlusconi, infatti, avrebbe confidato ai suoi di non voler sostenere un esecutivo delle tasse. Berlusconi ieri ha cercato per tutta la giornata di trovare una mediazione nel partito sul nome di Monti. Inizialmente la tentazione era quella di chiedere il voto del Pdl nell’ufficio di presidenza che si terra’ nel tardo pomeriggio a palazzo Grazioli. Le colombe del partito gli hanno sconsigliano questa strada. Il Cavaliere, secondo a quanto apprende l’Agi, ora è pronto a dire sì al governo Monti. Anche per questo motivo il Pdl nel giro di consultazioni che si terranno al Colle dovrebbe recedere dalle intenzioni manifestate ieri: ovvero dall’idea di fare i nomi di Alfano e Dini a Napolitano. Il presidente della Repubblica vorrebbe accelerare, in modo da ‘presentare’ ai mercati il nome di Monti già lunedì (il giuramento potrebbe addirittura esserci tra domenica e lunedì).

 

da Redazione Il Fatto Quotidiano

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