15 ottobre, prove generali di colpo di Stato?

Molti pensano che l’epilogo della manifestazione degli indignati del 15 ottobre a Roma fosse già stato programmato da giorni tra le catene di comando dei gruppi organizzati, favoriti, se non vogliamo parlare di complicità, da strane omissioni nella catena di comando di chi doveva fare azioni di intelligence, prevenzione e repressione mirata.

Lungo il tragitto in vari angoli della zona Labicana Merulana Manzoni, fin dai giorni precedenti sembra, da testimonianze di cronisti radiofonici presenti ai tumulti, siano stati nascosti arnesi, bombe molotov, petardi e altri corpi contundenti.

Gruppi sparsi di teppisti neri con atteggiamenti da stadio, ben riconoscibili all’interno del corteo, sono stati lasciati liberi di agire senza che le centinaia di agenti in borghese, infiltrati tra i manifestanti, mettessero in atto adeguate misure per proteggere la pacifica e colorata marea umana di cittadini venuti a manifestare da tutta Italia. Già si era deciso su piani alti e ben mimetizzati che la piazza di arrivo sarebbe stata sequestrata e sarebbe stata impedita la conclusione pacifica della manifestazione?

Non possiamo avere certezze, ma è legittimo lanciare dubbi e interrogativi sul meccanismo innescato da una “regia occulta” per boicottare una manifestazione che per la sua spontaneità, corposità e imponenza numerica stava per acquisire una grande visibilità politica positiva in tutto il mondo. Potrebbe esserci un secondo obiettivo sotteso che mirerebbe in alto: frenare la crescita della partecipazione diretta, scoraggiare la mobilitazione di piazza e lo sganciamento dei cittadini dall’ala protettiva dei partiti e dei sindacati.

I dubbi non sono, a mio avviso, sulla bontà degli agenti schierati e impegnati negli scontri, nessun dubbio neanche sull’idiozia dei pischelli addestrati per l’occasione, ma forti fortissimi dubbi sulle catene di comando dell’una e dell’altra parte. Dubbi sul dispositivo militare adottato, imperniato soprattutto alla difesa dei palazzi della politica tenendo impegnati molte forze di sbarramento su strade lontane dal tragitto del corteo e tenuti immobili davanti al gruppo di “neri”, serrati a falange romana, che vicino largo Corrado Ricci erano stati isolati dai manifestanti. Dubbi su chi ha ordinato ai mezzi della polizia e della finanza, camionette e blindati, ad attuare in piazza San Giovanni i pericolosi “caroselli” di mezzi blindati in movimento veloce circolare continuo. Una strategia di intervento che non si attuava più dagli anni 70 proprio per la sua pericolosità. Si è rischiato e cercato così il morto?

Perché si è ordinato agli agenti autisti di procedere in quel modo? Di aumentare la tensione attraverso l’uso indiscriminato degli idranti? Di far salire il blindato sul prato, di travolgere le bancarelle commerciali? Di tamponare il tir dei Cobas? Chi ha gestito la piazza dal punto di vista militare ha determinato in questo modo, come poi è successo, l’aumento della tensione, di ferire persone, di esporre gli agenti alla reazione dei teppisti, di far incastrare tra di loro in piazza blindati dei carabinieri con quelli della finanza attraverso movimenti improvvisi e scoordinati, con la conseguenza di colpire, rischiando di uccidere, cittadini inermi e di attentare alla vita di anziani e bambini che si trovavano sui giardini di piazza San Giovanni. Lo scenario costruito è apparso come un vero  proprio sequestro della piazza e delle decine di migliaia di persone, con un quadrilatero militare costruito attorno che rendeva difficile l’individuazione di vie di fuga sicure.

Molti commentatori azzardano l’ipotesi che gli effetti ottenuti dalla catena di comando dei “pischelli” e dalla catena di comando degli agenti conducono entrambi alla stessa direzione: svuotare politicamente la piazza, far sparire dai media la grande importanza dei numeri della partecipazione, aprire una nuova stagione di strategia della tensione.

Da qui nasce l’ultimo e più grave interrogativo: Quanto è accaduto il 15 ottobre 2011 potrebbe essere forse il segnale che la “Primavera del Mediterraneo” dovrà fare i conti con una regia occulta che al momento “opportuno” userà la via della violenza per neutralizzare ogni aspirazione ad una transizione pacifica verso il cambiamento?

Domenico Ciardulli

Foto tratta dal sito:  vergognarsi.blogspot.com

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