Venezia, pubblicità e corruzione!

Se avete in programma una vacanza a Venezia e vi muove la voglia di assaporare le bellezze architettoniche dell’area Marciana, rinviate al 2016: per i prossimi quattro anni (e qualche mese), le facciate del Museo Correr, della Zecca, della Biblioteca Marciana, delle Procuratie Nuove saranno coperte da maxi pubblicità che non valgono davvero il viaggio.

Mentre tutti, a cominciare dal ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan, condannano l’uso eccessivo di queste calamite da sponsor che dovrebbero essere sopportate solo perché attirano quattrini da convertire in restauri, la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia con la sua responsabile Renata Codello ha sottoscritto un contratto che cede (diciamo, vende) quell’area alla maxi pubblicità per un tempo altrettanto extralarge. E a un prezzo quasi di saldo.

I cartelloni ci sono già, da più di due anni: ma la cosa sorprendente, denunciata dal quotidiano «La Nuova Venezia», è proprio la durata del contratto di cui nessuno fino a questo momento conosceva i dettagli. Normalmente, accordi di questo tipo vengono rinnovati a biennio: si sottoscrivono per necessità (qui devo restaurare, qui copro, lavoro e intanto sopporto perché a cose fatte avrò in cambio un monumento rimesso a nuovo), e cercando di guadagnarci il più possibile.

Con un contratto così lungo, invece, il prezzo è bloccato: la Soprintendenza guadagna 3 milioni e 600 mila euro, è un forfait e non può più adeguarsi al mercato. Non basta: in molti casi dal retro di questo sfregio non si sentono arrivare i rumori dei cantieri. Sull’Ala Napoleonica, ad esempio, i ponteggi sono montati da due anni, i cartelloni si susseguono offrendo una quinta imbarazzante a uno dei contesti architettonici più affascinanti e prestigiosi del mondo, ma fino a questo momento di restauri non si è vista l’ombra, né si è sentito il picchiettare di un solo martello.

Il contratto è stato sottoscritto dalla Soprintendenza, così come la legge consente, con una società inglese che ha sede a Malta, la Remedia Internatiol Limited, che ha l’esclusiva della gestione dei cartelloni per unarea che comprende appunto le facciate dell’Ex Palazzo Reale, con il lato delle Procuratìe Nuove, della Biblioteca Marciana, della Zecca e del museo Correr. L’accordo è esteso anche a una società italiana, la Gerso, incaricata materialmente degli interventi di restauro sotto il controllo della stessa Soprintendenza.

L’uso dell’immagine della città (e anche il suo prezzo, perché ormai sul fatto che Venezia per salvarsi deve vendersi hanno smesso in tanti di fare gli schizzinosi) ha bisogno di una regia e questo lo dicono tutti, non da oggi: sarà anche vero che il bello non finisce mai di stupirci mentre il brutto induce assuefazione, ma l’idea di tollerare ancora per anni gambe che sforbiciano per esaltare scarpe e calze e modelle anoressiche infagottate nel cappotto ultima tendenza è dura da digerire.

«Non posso esprimermi su una questione come questa _ dice il ministro Galan, che non ha mai nascosto la sua viscerale avversione per i maxi cartelloni _ per la semplice ragione che ho già incaricato i miei collaboratori di approfondire la questione. Dico soltanto che ci vuole un codice che regolamenti la pubblicità nei grandi luoghi di interesse culturale, perché non è possibile che uno straniero venga a Venezia per vedere San Marco e trovi al posto del monumento un immenso pannello pubblicitario».

Anna Sandri per “la Stampa

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