L’India denuncia la Monsanto per “biopirateria”

La multinazionale accusata su più fronti

La Monsanto è una delle più grandi aziende del mondo specializzata in sementi e avvezza alle cause in tribunale. Tra le più recenti, l’accusa di un agricoltore statunitense e la denuncia da parte dell’intero stato dell’India.

COMUNQUE VADA SARA’ UN SUCCESSO – La multinazionale ha vinto l’ennesima causa contro un contadino statunitense, ottenendo il favore di una corte che ha preferito proteggere gli interessi della Monsanto anche se i suoi semi brevettati vengono venduti in un mix di merce indifferenziata. L’azienda ha citato in giudizio un contadino che coltiva soia in Indiana, chiamato Vernon Bowman, accusandolo di aver infranto i brevetti piantando semi che contenevano la tecnologia di alterazione genetica Roundup Ready appartenente alla Monsanto, nonostante il contadino sostenesse che i semi facevano parte di un mix comune. Questi semi provengono da allevamenti che utilizzano la tecnologia Roundup Ready insieme a semi che non la utilizzano, senza differenziazione e senza la necessità di permessi per la vendita del mix. La Monsanto però limita l’uso dei semi brevettati ad una singola stagione di raccolto delle culture commerciali. La corte ha però decretato che gli accordi con la multinazionale impediscono agli agricoltori di vendere la progenie dei semi geneticamente modificati, ma non si estendono ai semi di seconda generazione. Ciò nonostante, ai coltivatori non è permesso di replicare la tecnologia brevettata della Monsanto piantando i semi nel terreno per creare “nuovo materiale brevettato genericamente modificato, semi e piante”. Bowman ha piantato la prima generazione di semi Roundup Ready nella stagione 1999-2007 e non ha riutilizzato i semi come da accordi. Ha però comprato un mix da un rivenditore locale per una coltivazione in tarda stagione, ha identificato la seconda generazione di semi di soia resistenti all’erbicida e ha conservato i semi per un ulteriore utilizzo, andando contro le policy della Monsanto. L’agricoltore dovrà pagare una multa salatissima, ma le politiche della multinazionale sono note per scatenare polemiche in tutto il mondo.

 IN INDIA – Per la prima volta nella storia, un’intera nazione denuncia la Monsanto. Si tratta dell’India, che accusa l’azienda di bioterrorismo. La Monsanto ruberebbe piante locali per svilupparne versioni geneticamente modificate senza ricompensare le popolazioni locali o le nazioni da cui provengono le piante originali. Gli indigeni accusano la Monsanto di rubare l’ecosistema, ma non sarebbe la prima volta. In passato Vendana Shiva, un’attivista indiana laureata in fisica, ha reso note le responsabilità della Monsanto e della Cargill in centinaia di suicidi tra contadini, soffocati dalle pressioni per corporativizzare i metodi di coltivazione tradizionali, sistema noto come “Green Revolution.” Pressati dal governo e attratti dalla promessa di rendimenti più elevati delle colture, gli agricoltori hanno preso in prestito ingenti somme per comprare costosi fertilizzanti, ma il tutto si è dimostrato una pura campagna pubblicitaria. Pur di non lasciare il proprio terreno alle banche, molti agricoltori si sono uccisi bevendo i pesticidi delle multinazionali. Vendana ha anche rivelato i tentativi della Monsanto di brevettare, con diritti esclusivi, materiale genetico di piante tradizionali indiane, come quello del riso Basmati, fingendo di averlo “scoperto” per prima. Per un video esplicativo sulle questioni in sospeso con l’azienda, vi rimando a questo link.
Claudia Santini

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