Penati, la tangente da due milioni e mezzo

L’allora presidente della Provincia restituì la cifra a Di Caterina. I pm: perizia sull’acquisto della Serravalle

La vecchia storia della Milano-Serravalle torna come un incubo per Filippo Penati. Ma stavolta il sospetto è che sia decisiva per la vicenda di tangenti a Sesto. Ne scrive Walter Galbiati su Repubblica:

 Nel 2005 la Provincia, guidata da Penati, acquistò da Gavio il 15% del capitale della società autostradale, pagando 8,9 euro ciascuna azione che l’imprenditore aveva invece acquistato a 2,9 euro. Su quella vendita che garantì al socio privato una plusvalenza di 179 milioni, la procura di Milano ordinò una perizia che giudicò «congruo» il prezzo, mentre la Corte dei Conti parlò di operazione «priva di qualsiasi utilità». Ora la procura di Monza, che indaga sul giro di tangenti del “Sistema Sesto”, ha acquisito la relazione della Corte dei Conti e iscritto nel registro degli indagati il manager di Banca Intesa Maurizio Pagani per aver partecipato agli incontri per definire «il sovrapprezzo da pagare a favore di Penati e Vimercati».

Perché dietro l’acquisto ci sarebbe una promessa:

Di Caterina aveva raccontato agli inquirenti di aver saputo direttamente dall’ex presidente della Provincia Penati, che «l’acquisto della partecipazione gli avrebbe consentito di restituire i soldi», circa 2,5 milioni di euro, che negli anni l’imprenditore aveva prestato al politico. Di «guadagno dall’operazione, ricevuto da Penati a Montecarlo, Dubai e Sudafrica » aveva saputo, sempre Di Caterina, da Giordano Vimercati, il braccio destro dell’ex sindaco di Sesto. Secondo l’accusa, per essere risarcito del denaro che aveva «prestato» al leader lombardo del Pd, viene redatta una finta compravendita tra Di Caterina e Bruno Binasco, manager del gruppo Gavio, con una clausola che garantiva all’imprenditore due milioni di euro se la vendita non fosse andata in porto. «Binasco ha aggiunto la postilla a mano — ha detto ai pm Di Caterina — ho avuto la sensazione che volesse chiudere il contratto nel senso di pagare la caparra e sganciarsi da altri impegni, altrimenti quella clausola non avrebbe alcun senso ».

Per questa operazione, conclusa nello studio dell’architetto Renato Sarno, Binasco è indagato per finanziamento illecito ai partiti, perché i due milioni sarebbero stati pagati dal manager a Di Caterina per conto di Penati:

 In un altro filone dell’inchiesta, invece, è indagato Michele Molina, ingegnere del gruppo Percassi, amministratore delegato di Api, società del gruppo che si occupa della progettazione di grandi centri commerciali, come l’“Idroscalo center”, in costruzione a Segrate. Il gruppo Percassi risulta tra i principali finanziatori di Fare Metropoli, la fondazione di Penati, attraverso la quale — è il sospetto della procura — sarebbero arrivati fondi per decine di migliaia di euro per finanziare le campagne elettorali del politico. Prima di Ferragosto la Finanza ha acquisito la documentazione contabile e statutaria della fondazione nello studio del commercialista dell’associazione, Carlo Angelo Parma, e nella sede della fondazione stessa. Tra i finanziatori, anche Renato Sarno, indagato nell’inchiesta di Monza, indicato da Di Caterina come «collettore e gestori degli affari di Penati e Vimercati », nonché come l’uomo che avrebbe portato all’estero i fondi neri ottenuti con l’acquisto di Serravalle. La procura vuole capire se dietro i bonifici alla fondazione Fare Metropoli si nascondano vere e proprie tangenti, dato che molti dei finanziatori — banche, società, persone fisiche — hanno avuto appalti e contratti dalla Provincia e dalle sue società negli anni della

Dario Ferri

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