Lasciati carpire da Carpisa

La lettera che segue, pubblicata dalla Gazzetta di Parma in data 29 giugno 2011, è molto istruttiva sul funzionamento del mercato del lavoro, sulla sua flessibilità e sul modo in cui vengono assunti i giovani. Un dettaglio che illumina tutto un sistema.

Lavoro in prova

Signor direttore,
fatemi raccontare un episodio che credo sia sintomatico dei tempi che viviamo e di come i nostri ragazzi sono a volte trattati nel loro avvicinarsi al mondo del lavoro.
Mia figlia, che ha quasi terminato un corso regionale da Store Manager, desiderando iniziare a lavorare in un negozio ha risposto ad una ricerca di personale del negozio Carpisa al Barilla Center (a Parma, ndr).
Presentato un curriculum e fatto un colloquio con le responsabili del negozio (o almeno per tali qualificatesi) le è stato chiesto di effettuare due giorni di prova per verificare la sua attitudine al tipo di lavoro offerto.
Una volta confermata la disponibilità all’effettuazione della «prova sul campo», i giorni richiesti sono diventati tre, compreso un sabato dove, data l’affluenza sicuramente alta, i risultati dell’esame sarebbero stati determinanti.
Contemporaneamente viene selezionata per la prova anche un’altra ragazza. Stesso posto, stessa trafila.
Prova fatta (ricevendo da parte di qualche cliente anche i complimenti per il supporto dato nella scelta di un regalo.
Fatta senza un grazie, senza un rimborso spese e, temo, anche senza assicurazione che coprisse eventuali infortuni sul lavoro.
Le hanno detto che le avrebbero fatto sapere il lunedì seguente o al massimo ad inizio settimana. Sono passate quasi tre settimane e nessuno si è degnato di fare una telefonata per ringraziare la ragazza e magari comunicare che avevano risolto in altro modo per quel posto da commessa.
Ma un po’ di forma? Ma è questo il modo di comportarsi sfruttando la disponibilità di chi cerca lavoro? Mi chiedo e vi chiedo: sarà mica questo un modo di supplire alle necessità di personale utilizzando la formula della prova, naturalmente non retribuita, senza mai arrivare ad una vera assunzione?
Se ci fossero altre ragazze che hanno avuto la medesima esperienza non sarebbe male che contribuissero a far emergere una realtà (triste) di questo genere.

Marco Bruni
Parma, 26 giugno 2011
Articolo tratto da Navecorsara

1 Comment on "Lasciati carpire da Carpisa"

  1. Buongiorno,
    ho risposto anche io ad un annuncio per una nuova apertura di un negozio Carpisa e Yamamay. Mi hanno contattata via sms dandomi un appuntamento presso un hotel. Il colloquio si è svolto in questi termini: prima ci hanno fatto parlare con delle ragazzine che per prima cosa dicevano che se fossi stata scelta sarei dovuta partire domenica (il colloquio si è svolto ieri 14 marzo 2012) per Napoli o per Varese (a seconda del negozio che ti prende) per fare un “corso di formazione” di una settimana, poi ci sarebbe stato uno stage di tre settimane NON RETRIBUITO nei loro negozi, senza spiegare se saresti rimasta in zona oppure se potevano mandarti in qualsiasi parte di Italia. Nel secondo colloquio invece vieni a contatto con i titolari, ti fanno delle domande assurde tipo che tipo di intimo indossi, e alle mie richieste insistenti di capire che tipo di contratto avrebbero fatto una volta assunte o dove si sarebbe svolto lo stage non mi hanno voluto rispondere anzi, si sono innervositi e mi hanno detto che non sarei partita per niente! Come se mi avessero fatto un dispetto! Io a questo punto mi chiedo perchè, se è tutto regolare queste persone sono così reticenti a rispondere a delle domande per le quali chi fa un colloquio ha il sacrosanto diritto di ricevere una risposta? Il tutto mi fa pensare che dietro ci sia una truffa bella e buona o quantomeno qualcosa di poco chiaro. Le aziende serie, per le quali ho avuto la fortuna di fare colloqui, sono cristalline e non hanno nessun problema a spiegarti che tipo di lavoro e/o inquadramento ti spetta. Purtroppo questa forte crisi del lavoro alimenta situazioni di questo genere senza nessuna tutela per coloro che stanno cercando lavoro.

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