C’è chi lo svillaneggia utilizzando lo stesso epiteto da lui usato nei confronti di Brunetta.
C’è chi gli fa la fronda interna. E c’è chi finalmente lo tratta e lo definisce per come merita: di responsabilità nazionale, scrive Ferruccio De Bortoli sul Corriere, “nelle analisi millenariste del suo immaginifico ministro dell’Economia o nella pervicace e colpevole sottovalutazione dei problemi da parte del premier, ha dato prova di averne assai poca”.
Giulio Tremonti oggi è ufficialmente solo, e la cosa divertente è che è anche male accompagnato. Mentre persino Sallusti gli si rivolta contro e per carità di patria i giornali tacciono sull’affitto “in nero” che pagava al suo portaborse, il Numero Primo paga gli anni passati a cazzeggiare di crisi e videogames, teorie “originali” e attribuzioni di merito su crisi indovinate prima degli altri.
Chiederne le dimissioni però è sbagliato. Mentre deve far approvare una manovra recessiva beccandosi le contumelie di Bossi, mettendo le mani nelle tasche degli italiani con metodi da dittature comuniste, il ministro deve restare lì. A spiegare imbarazzato con la sua vocetta tremolante che è colpa dei videogames. Nessuno si azzardi a spostarlo, anzi: visto che bisogna pagare per riparare ai danni fatti, almeno non toglieteci il gusto di ridergli in faccia.
Alessandro D’Amato
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