Giovani padani crescono (all’ombra del Trota). Ecco Lucio Brignoli, il “maronita”

Alla guida del movimento delle nuove leve del Carroccio viene nominato un trentunenne non riconducibile al “cerchio magico” di Bossi. Il suo incarico sarebbe uscito con un “blitz”, appositamente realizzato per escludere il Trota. Che intanto è alle prese con il Cepu

Nemmeno per i giovani leghisti, questo agosto che ha costretto la politica a non andare in vacanza, è tempo di mare.

Renzo Bossi, figlio prediletto del Senatur, è rimasto inchiodato a Gemonio fino a lunedì scorso per il summit con il ministro Tremonti voluto da papà. E ieri ha dovuto mettersi a combattere con le agenzie di stampa che hanno ripreso la notizia di Vanity Fair: il Trota, conosciuto per non essere propriamente un secchione, si sarebbe iscritto al Cepu per delle straordinarie lezioni di economia a domicilio, per di più gratuite. Una “bella balla ferragostana” che Renzo si è affrettato a smentire, pur confermando di essere stato folgorato dall’istruzione via tutor. “Faccio un corso di inglese con la Cepu e l’insegnante lo incontro, per comodità, nella sede della Lega in via Bellerio, una volta alla settimana, quando gli impegni me lo permettono – spiega il figlio di Bossi – E non è vero che io non paghi i corsi. Semplicemente, come fanno in molti, ho un conto aperto che saldo semestralmente, a seconda del numero di ore realmente fatte”.

E i conti aperti (questa volta quelli interni al partito) sono quelli che, suo malgrado, si è trovato a “pagare”, Lucio Brignoli, neo segretario dei Giovani padani, anche lui costretto a un Ferragosto funestato dalle polemiche. “Un maronita”, lo definisce l’Unità, raccontando che la sua nomina sarebbe arrivata con un blitz, per fermare le ambizioni del “cerchio magico” che al suo posto avrebbe preferito il Trota in persona.

Trentun’anni, bergamasco, è nella Lega dal ’96, quando non era nemmeno maggiorenne. E non ci sta a sentirsi dire che è arrivato alla guida del movimento giovanile del Carroccio solo per sbarrare la strada a Renzo Bossi. “Magari sono fesso ma non me ne sono accorto – dice Brignoli – Della sua candidatura non si è mai parlato, non ne abbiamo mai discusso”.

A dir la verità, nemmeno lui ha intenzione di candidarsi. “Dubito”, dice, anche perchè “alla mia età non sono di primo pelo nemmeno io”. Spiega di aver accettato di guidare questa “fase di transizione” perché il tempo di Paolo Grimoldi, suo predecessore, era scaduto da tempo. “Ha 36 anni, fa il deputato, deve seguire il collegio. Ha preferito fare un passo indietro”.

Ma il fatto che non si sia aspettata l’assemblea federale in autunno, alimenta la tesi che il blitz “anti-Trota” fosse urgente e necessario.

Brignoli liquida i retroscena come “cose che faccio fatica ad afferrare”. E comunque non ci crede, che Renzo si voglia candidare. Lo voterebbe? “Se si candidasse sì, ma ha altro per la testa”. Sostiene Brignoli che di mettersi a coordinare i giovani padani Bossi junior non abbia nessuna voglia. “Sicuramente pensa a cose più politiche, meno organizzative”. Lucio ha 15 anni di militanza alle spalle. Ha preso 90 alla maturità (scientifica) anche se non si è ancora laureato. Candidato alle provinciali del 2008, è finito terzo dei non eletti, e adesso è capo di gabinetto alla provincia di Bergamo. Renzo, pluribocciato agli esami di Stato (e ora iscritto al Cepu) invece è già consigliere regionale in Lombardia. Possibile che ai giovani padani non dia fastidio l’ascesa del figlio del capo? “Nella Lega l’indicazione del capo si rispetta, qualsiasi essa sia – dice Brignoli – Renzo Bossi ha preso le preferenze, è stato eletto”.

La procura di Brescia sostiene che abbia beneficiato anche dei dossier dell’assessore Monica Rizzi, utili a scoraggiare potenziali avversari. “Questo lo accerterà la magistratura. Se fosse vero, sarebbe molto grave.

Comunque – aggiunge Brignoli – Anche i giovani padani hanno lavorato per lui”. Brignoli ce la mette tutta per non dare l’impressione che, sotto sotto, l’idea che Renzo sia un “protetto” del cerchio magico qualcuno la covi. Lui “maroniano” non si sente: “L’ho scoperto ieri dai giornali. Io sarei più fedele a Maroni? Lo stimo, lo rispetto, è un politico di razza, un grande ministro dell’Interno, un militante, ma io sono fedele a Bossi”.

Inutile ricordargli che arriverà il giorno in cui la Lega si dovrà emancipare, che forse sarebbe il caso di mettere su un partito che ragiona con la propria testa, non solo con quella del capo.

“Speriamo arrivi più tardi possibile. Spero, quel giorno, di essere un vecchio padano”.

Paola Zanca

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