Berlusconi – la Patrimoniale è alle porte!

Berlusconi resiste. Per lui sono ore e giorni neri. Lo sono certamente per tutti i leader occidentali, ma per chi ha sempre promesso che non avrebbe mai e poi mai messo le mani nelle tasche degli italiani il momento è ancora più buio. Ieri sera a Palazzo Grazioli, con Alfano, Bossi e Tremonti, cercava di resistere ad ogni forma di patrimoniale, di nuova imposta. Gli si è accapponata la pelle quando il segretario del Pdl e il ministro dell’Economia hanno pronunciata la parola «Eurotassa».

La sua mente è subito andata al ‘96, quando Prodi e Ciampi introdussero l’Eurotassa per entrare nell’Euro. Allora gli italiani pagarono per avere la nuova moneta, ora dovrebbero pagare per tenersela stretta. Ma già l’accostamento al suo acerrimo nemico che lo ha sconfitto due volte alle elezioni gli fa rivoltare lo stomaco.

«Non se ne parla». Pure Bossi ha scosso la testa. Ma il premier deve comunque prepararsi ad una resa, ad una correzione dei conti lacrime e sangue. E nessuno nella maggioranza può esimersi visto che, come ha detto lo stesso Cavaliere alle parti sociali, è cambiato il mondo dalla scorsa settimana quando aveva visto sindaci e Confindustria.

Nessuno la chiamerebbe patrimoniale. Meglio chiamarla Eurotassa, contributo straordinario di solidarietà che andrebbe a pesare sulle fasce di reddito medio alte. Tuttavia la montagna di soldi che il governo dovrà trovare è enorme e nella riunione tra Alfano e i capigruppo nel pomeriggio di ieri tutti erano d’accordo sul fatto che siamo di fronte al rischio del declino del modello economico occidentale. Quindi bisogna fare di tutto per scongiurare questo rischio, facendo noi la nostra parte.

Insomma bisogna convincere Bossi a mettere mano alle pensioni e Berlusconi ad adottare una nuova tassazione. Metterci la faccia significa assumersi tutte le responsabilità, anche quelle più dolorose dal punto di vista del consenso sociale ed elettorale. Questo, è stato detto nel Pdl, alla lunga pagherà: quando si uscirà dalla tempesta mondiale, Berlusconi si potrà assumere tutti i meriti.

Facile a dirsi, difficile far fare al Cavaliere ciò che ha sempre escluso nella sua vita politica. Forse per questo il premier è stato visto dai rappresentanti delle parti sociali molto giù di tono. Addirittura appisolarsi. E’ rimasto sconcertato quando la segretaria della Cgil Camusso ha minacciato lo sciopero. Sembra che abbia sussurrato a chi gli stava accanto: «Sembra il capo dei sindacati greci, e si è visto che fine hanno fatto lì i sindacati». A proposito della Camusso.

Quando la leader sindacale ha messo l’altolà a misure che colpirebbero i ceti popolari deprimendo ancora di più i consumi, Letta ha risposto: «La sua preoccupazione su chi colpire è anche nostra, ma qui è cambiato il mondo…». A chi insisteva per sapere cosa contenesse la lettera inviata a Berlusconi da Trichet e Draghi, sempre Letta ha spiegato è «confidenziale»: «Quello che i giornali hanno scritto su questa lettera ha fatto male non al governo ma all’Italia. Comunque ora siamo oltre quelle richieste».

A Palazzo Chigi il governo ha drammatizzato molto la situazione e non poteva fare altro visto che le fiamme della recessione e il crollo delle Borse stanno colpendo tutti. «Anche io sono stato colpito: ho già perso un miliardo», avrebbe detto Berlusconi. Il quale però ora accelera. La convocazione del Consiglio dei ministri per la prossima settimana (fino all’altro ieri esclusa) è la conseguenza di questa drammatizzazione che ha portato anche la Francia a fare in fretta.

Ma su cosa fare il nostro governo non ha ancora le idee chiare. Bossi non vuole toccare le pensioni di anzianità, mentre sembra aver ceduto sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne. Anche la Lega non è favorevole alla patrimoniale e l’Eurotassa nella serata a palazzo Grazioli perde quota.

Oggi forse se ne saprà di più. Certo, Berlusconi dovrà pur dispiacere gli italiani e cancellare le promesse fatte in tutti questi anni. Ma vorrebbe condividere le misure con le parti sociali e l’opposizione tutta, non solo con l’Udc e il terzo Polo. Per lui sarebbe più facile inghiottire il rospo se la responsabilità fosse collettiva e spera molto nella capacità di Napolitano di convincere il Pd alla disponibilità nel sostenere i provvedimenti draconiani. In effetti il capo dello Stato avrebbe sentito Bersani e gli avrebbe consigliato di non arroccarsi sull’Aventino, ma di sedersi al tavolo e vedere le proposte concrete.

Amedeo La Mattina per “la Stampa”

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