L’Italia campione mondiale di enti locali, indovina chi paga!?

Il nostro Paese ha il record di organismi elettivi, ovviamente retribuiti

La riorganizzazione del quadro istituzionale che contenga i costi della politica è un’esigenza molto sentita nella popolazione, ma in Parlamento finora l’eco pare non essere arrivata. Le Province sono diventate un simbolo degli eccessi della  cosiddetta Casta, tanto per il loro numero, quanto per la disomogeneità complessiva, quanto per le migliaia di amministratori retribuiti per la gestione di pochissime competenze pubbliche.

Senza Province si può vivere? Nella maggior parte dei Paesi esteri occidentali i livelli intermedi del governo locale sono solamente due, quindi una simile riforma non è solo possibile, ma pure abbastanza semplice. Basta guardare ai nostri vicini europei.

PROVINCE ITALIANE – Le province nel nostro Paese sono un lascito del Regno sabaudo.

Ispirata dal modello francese, l’amministrazione dei territori in mano ai Savoia era suddivisa in Province e Comuni, per quanto riguarda gli organi che diventarono elettivi.

Nel Regno d’Italia nato nel 1861 questa impostazione fu confermata, con la presenza di circondari e mandamenti che erano aggregazioni intermedie di Comuni senza però organismi elettivi. Soppressi i circondari dal fascismo con il contemporaneo ampliamento delle province, che passarono da 76 a 93. La Repubblica nata sulle ceneri della monarchia e del regime fascista confermò questa impostazione, aggiungendo però un ulteriore organismo elettivo,la Regione, in vista di una graduale decentralizzazione dei compiti statali. La Costituzione suddivise l’Italia in 20 Regioni, lasciando invece il numero di province e comuni mutabile con semplice legge ordinaria. Le Regioni sono divenute realtà nel 1970, mentre il numero Province è rimasto costante fino a inizio degli anni novanta. Poi, sempre in modo bipartisan, sono state create in poco più di dieci anni 17 nuove province. Il carattere elettivo di quest’organismo prevede di conseguenza un numero molto cospicuo di amministratori, stimabile in più di mille tra presidenti ed assessori, mentre i consiglieri provinciali sono più di quattro mila. Il loro costo è stimato in circa 13 miliardi di euro l’anno non contando le spese per il personale. Questa cifra serve per lo svolgimento delle funzioni assegnate alle Province, che sono principalmente la manutenzione delle strade e degli edifici scolastici. Gli emolumenti degli amministratori provinciali variano a seconda della popolazione rappresentata, e anche dalla Regione in cui si trovano. Se un assessore può ambire a stipendi di qualche migliaia di euro i consiglieri si devono accontentare di cifre inferiori, anche se comunque di norma superiori a quelle dei consiglieri comunali, città di grandi dimensioni escluse.

MODELLO FRANCESE, ANCHE PER NOI – Il governo locale in Italia si struttura dunque su tre livelli. Oltre allo Stato centrale sono presenti Comuni, Province e Regioni, come stabilito dall’articolo 114 della Carta Costituzionale. In Europa sono pochissimi i Paesi che hanno tre livelli di governo locale, specie poi se l’organizzazione statale non è federale, struttura istituzionale nella quale gli organismi intermedi hanno maggiori competenze. La Francia, paese che ha sempre ispirato la nostra architettura istituzionale, conserva una suddivisione amministrativa molto simile a quella italiana. Nella repubblica transalpina oltre al livello centrale esistono tre livelli Comuni, i Dipartimenti e le Regioni eletti direttamente dalla popolazione, ovvero Comuni, i Dipartimenti e le Regioni. Oltre agli emolumenti inferiori, in Francia si nota la presenza di un livello intermedio mediamente più omogeneo del nostro Paese, dove esistono province da qualche milione di persone e alcune da neanche 50 mila abitanti. Il numero totale è abbastanza simile, 100 in Francia contro le nostro 110, così come da tempo si dibatte anche in Francia di una loro possibile soppressione. La famosa Commissione Attali per la crescita aveva proposto la loro abolizione.

GERMANIA MENO PESANTE – Il più grande Paese dell’Unione Europea, oltre al livello federale, il cosiddetto Bund, ha al suo interno gli Stati e i comuni, più i cosiddetti circondari. Vigendo il federalismo in Germania, ogni Bundesland, la nostra Regione anche se con più poteri, disciplina la propria organizzazione interna. Una suddivisione del territorio sul modello francese o italiano non è presente, anche se esistono diversi livelli di governo locale, per quanto suddivisi in modo particolare. Le grandi città sono sottoposte direttamente al Bundesland, mentre i comuni più piccoli sono organizzati nei cosiddetti circondari rurali, i Landkreis. Di conseguenza, l’architettura istituzionale tedesca è mediamente più snella rispetto a quanto accade in Italia, pur avendo gli enti locali maggiori competenze dei nostri.  Esiste inoltre un altro livello non elettivo, il distretto governativo, presente in soli 5 Bundesländer tedeschi.  Il vertice di questo organismo intermedio, il Regierungspräsident, è un alto funzionario, di norma scelto tra i politici. Pur non essendo livelli di governo elettivi, i distretti governativi, probabilmente l’istituzione più vicina alla nostra Provincia, sono stati gradualmente soppressi dai vari Bundesländer. L’architettura istituzionale della Germania è simile a quella della vicina Austria, suddivisa in Comuni, Distretti, Stati e Bund. I Distretti sono di norma organismi non elettivi, in questo simili alle nostre prefetture. Di conseguenza, i cittadini scelgono solo i loro amministratori comunali oppure il livello statale, che è equivalente al nostro grado regionale, anche se con più funzioni. Un altro paese germanico, o prevalentemente germanofono come la Svizzera, ha una simile suddivisione. Gli organi elettivi esistono solo a livello comunale e cantonale, che sono organismi con competenze e poteri simili a quelli degli Stati americani.

GRAN BRETAGNA, ENTI LOCALI SONO POCHI – La Gran Bretagna ha diversi modelli di suddivisione amministrativa, che varia tra Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda. Questi tre paesi hanno ricevuto dal livello centrale molte competenze attraverso la cosiddetta devolution, una scelta dettata prevalentemente da questioni  di carattere politico, visto che in Scozia ora è ancora tornato a spirare forte il vento del secessionismo. In Inghilterra esistono le regioni, ma sono semplici organismi amministrativi, con l’unica eccezione della città di Londra, che elegge il suo vertice istituzionale, il sindaco, da pochi anni. In Inghilterra tra il potere centrale e cittadini esiste in alcuni casi anche un solo livello amministrativo di carattere elettivo, le cosiddette autorità unitarie. Altri territori vengono suddivisi tra due diverse contee che dispongono di diverse competenze tra loro, le cosiddette shire counties. Di livello inferiore sono invece i parish councils, simili ai nostri comuni, che però amministrano solo una porzione relativamente piccola dell’Inghilterra, circa il 35% della popolazione. Come ricordato in precedenza, i livelli intermedi elettivi salgono a due in Scozia, Galles e Nord Irlanda vista la presenza di un organismo comparabile per competenze ad una nostra Regione.

DUE LIVELLI NEL RESTO D’EUROPA, E DEL MONDO – Negli altri Paesi che compongono l’Unione europea si trovano di norma solo due livelli amministrativi che vengono eletti direttamente dai cittadini, oltre al potere centrale. Così accade in Scandinavia o nei Paesi Bassi, dove esistono comuni e province, ma non regioni. Anche all’estero la norma vuole che oltre allo Stato centrale esistano due livelli di governo intermedio, il più prossimo ai cittadini, simile ai nostri Comuni, ed un solo altro di raccordo, come sono le Regioni  e le Province. Negli Stati Uniti questa è la norma, anche se in realtà l’architettura istituzionale è molto frammentata, e varia da Stato a Stato. Le competenze per i livelli intermedi sono molto maggiori che negli Stati nati su una ispirazione centralista come la Francia e l’Italia, tanto che ogni Stato americano ha un proprio codice penale e civile, con un’amministrazione della giustizia parallela a quella federale. Nonostante questo capita che sia presente, specie nel Nordest, un solo livello elettivo tra lo Stato e i cittadini, oltre ovviamente a Washigton, Dc. Le contee, l’organismo intermedio tipico degli Usa, variano tantissimo per funzioni, competenze e modalità di scelta dei propri vertici. In generale il loro potere più importante riguarda l’ordine pubblico, tanto che la figura più famosa, anche da noi, è lo sceriffo. In molte contee, specie le più grosse dell’Ovest dove i poteri sono numerosissimi, invece viene eletta una sorta di giunta che raggruppa in sé tutte le funzioni  legislative ed esecutive. Nel vicino Canada esistono le Province, che sono le nostre Regioni con poteri simili a quelli degli Stati americani, e solo un livello municipale oltre al tipico governo centrale. Anche in Giappone o India, realtà enormi, la suddivisione amministrativa dello Stato avviene di norma su due soli livelli elettivi.

CASO ITALIA – Una breve comparazione con gli altri Paesi evidenzia la farraginosità del disegno istituzionale italiano. Negli Stati Uniti le contee governano polizia e sanità pubblica, mentre da noi si occupano di manutenzione delle strade.

Non proprio la stessa cosa, soprattutto perché per competenze molto meno importanti le persone responsabili, gli eletti, crescono a dismisura nel nostro Paese. Nella vicina Europa l’unico Stato pesante come quello italiano è la Francia, ma quantomeno i transalpini spendono molto meno per i loro amministratori locali, in particolar modo i consiglieri regionali. In un momento di così grande difficoltà finanziaria del Paese una drastica compressione della spesa per la politica avrebbe molti benefici e costi sociali molto bassi.

Gli esempi di suddivisione statale più efficiente di quella italiana sono molto numerosi, e potrebbero essere adottati nel nostro Paese in modo tutto sommato semplice. Al momento manca la volontà in Parlamento, ma davvero non si può comprendere perché se nella maggior parte dei Paesi esistono solo due livelli di governo intermedio in Italia ce ne siano tre, oltretutto con minori competenze.

La stima sui risparmi possibili è piuttosto difficile da fare, soprattutto perché il grosso del costo, ovvero il personale, è comprimibile solo nel lungo periodo, a meno di immaginare licenziamenti di massa dei dipendenti pubblici, come stanno facendo in questo momento negli Stati Uniti, con effetti non esattamente producesti.

E’ però certo che l’Italia ha un sistema di governo tra i più costosi ed inefficienti al mondo. Riformarlo è un’esigenza ormai ineludibile.

Dario Ferri

1 Comment on "L’Italia campione mondiale di enti locali, indovina chi paga!?"

  1. L’italia e’oramai da tempo un vero troiaio dove chi ha la
    possibilita’di mettere le mani sul pubblico denaro se ne
    appropria,tanto ci sara’sempre un compagno di merende che
    lo trae dai guai.Arriveremo a breve ad una guerra civile
    accesa e fomentata dai clandestini.Ricordate SPARTACUS?
    ebbene la storia e’ ciclica,cambiano le forme ma solo quelle.

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