Riecco la Casta: “I rimborsi ai partiti? Salgono del 1000%!”

I conti della Pubblica Amministrazione sembrano impazziti. I rimborsi elettorali ai partiti crescono a dismisura. Intanto le agenzie di rating ci declassano.

E due: dopo Standard & Poor’s, anche Moody’s declassa l’Italia e il suo debito pubblico. Outlook, il che sarebbe a dire, le prospettive del nostro paese sul versante economico, non sono allegre, anzi, tutt’altro: e che cosa impariamo, leggendo il Corriere della Sera di oggi? Che la nostra classe politica non sembra imparare mai il senso della misura. Sergio Rizzo sul giornale di Via Solferino rispolvera l’antica polemica che diede il via al fenomeno editoriale-popolare della “Casta“: i costi della politica. E si finisce per capire che la macchina dello Stato, della Burocrazia, e del Parlamento, ma più che altro del Governo, è ormai in maniera permanente del tutto fuori controllo.

RIALZI STRATOSFERICI – Siamo alle spese pazze, e ai rialzi del tutto ingiustificati dei rimborsi elettorali dei partiti – quelli che una volta si chiamavano finanziamenti pubblici alla politica, poi abrogati per referendum e rientrati dalla finestra come per magia.

Con la manovra finanziaria dello scorso anno aveva provato a tagliare del 50% i generosissimi «rimborsi elettorali», come si chiama ipocritamente il finanziamento pubblico, riconosciuti per legge ai partiti politici, cresciutifra il 1999 e il 2008 del 1.110%, mentre gli stipendi pubblici aumentavano del 42. Ebbene, il taglio è stato prima ridimensionato al 20%, quindi al 10 per cento. Per non parlare della norma che avrebbe riportato le spese di palazzo Chigi, in alcuni casi letteralmente impazzite, sotto il controllo del Tesoro: saltata come un tappo di champagne.

Il soggetto è Giulio Tremonti, che secondo Sergio Rizzo una parte di buona volontà ce l’aveva pure messa, e che dovrà ritornare ad impegnarsi sul fronte della tenuta dei conti – checché, dunque, ne dica il partito dello “Sviluppo” in seno al governo, per il taglio delle tasse e gli investimenti – se vogliamo rassicurare i partner internazionali, Europa e raters in prima battuta.

PALAZZO CHIGI – Pensi a sé stesso, il Governo. Si guardi in casa – Palazzo Chigi – e capisca come tagliare i propri sprechi, prima di chiedere il taglio delle tasse, sembra dire Sergio Rizzo.

Da dove cominciare? C’è soltanto l’imbarazzo della scelta. «Meno voli blu», ha detto Tremonti. Una sfida mica da ridere, considerando l’andazzo. Nel 2005 gli aerei di Stato del 31˚ stormo dell’Aeronautica toccarono il record di 7.723 ore di volo. Due anni dopo, durante il governo Prodi, grazie a una direttiva draconiana del sottosegretario Enrico Micheli erano scesi a 3.902. Tornato Berlusconi, quella direttiva è stata prontamente abrogata e nel 2009 le ore di volo per le sole «esigenze di Stato» sono arrivate a 5.931, ma con un governo ridotto a 61 elementi. Cioè, 97 ore e 15 minuti a testa. Letteralmente stratosferico l’aumento procapite (cioè per ogni componente del governo) rispetto a due anni prima: +154,2%.

Così dunque il governo aereo, o meglio: sull’aereo. Ma c’è da parlare anche del lievitare continuo ed ingiustificato degli uffici di diretta collaborazione della Presidenza del Consiglio, come gli uffici stampa che per qualche strano motivo, dal nulla, sono raddoppiati.

Quest’anno le spese per gli affitti degli uffici della presidenza del Consiglio sarebbero lievitate (sempre secondo le previsioni) da 10 a 13,7 milioni. Recentissima poi la notizia che palazzo Chigi ha deciso di dotarsi non di uno, ma di due capi uffici stampa retribuiti al pari di un «capo delle strutture generali della presidenza del Consiglio dei ministri». E i
nuovi sottosegretari concessi da Berlusconi ai Responsabili come contropartita per il sostegno alla maggioranza? L’Espresso ha calcolato che ci costeranno tre milioni di euro.

Per non parlare poi dell’immaginifico “comitato interministeriale” che dovrebbe assegnare le targhe di “ristoratore italiano di qualità all’Estero”, un ente clamorosamente inutile che, secondo Rizzo, non meriterebbe nemmeno i soldi necessari per l’allestimento (visto che poi gli esponenti che vi siederanno hanno già fatto sapere che lavoreranno gratis).

PARLAMENTO ED ENTI LOCALI – Non va meglio nelle aule del Parlamento, gestione Fini o Schifani che sia, cambia poco: i numeri (e le date) parlano chiaro. In questa legislatura, le spese sono partite a razzo.

Guardiamo i bilanci. Le spese correnti della Camera, che nel solo 2010 ha tirato fuori 54,4 milioni per gli affitti, sono previste passare da un miliardo 59 milioni del 2010 a un miliardo 83 milioni nel 2012: +2,3 per cento. Quelle del Senato, che negli ultimi 14 anni ha sborsato 81 milioni per gli uffici di 86 senatori, da 576 a circa 594 milioni: +3,6%. La Camera dispone di 20 auto blu con 28 autisti e i deputati che hanno il diritto a utilizzarle sono soltanto 63

E negli enti locali? Stessa musica. Valga ad esempio la proliferazione dei gruppi consiliari (con conseguente personale di segreteria, costi di allestimento, uffici eccetera), che testardamente, invece di confluire nel misto – secondo Rizzo – conservano le insegne elettorali: anche se si tratta semplicemente di liste civiche o di gruppi a supporto che potrebbero tranquillamente vivere la propria vita consiliare altrove, facendo risparmiare il contribuente e non poco.

In Piemonte ci sono ben due gruppi «consiliari» che si richiamano all’ex governatrice Mercedes Bresso, Insieme per Bresso e Uniti per Bresso. Unico componente di quest’ultimo: Mercedes Bresso. Ma anche nel consiglio provinciale di Bolzano sono presenti due monogruppi gemelli: Il Popolo della libertà e Il Popolo della libertà – Berlusconi per l’Alto Adige. E nelle Marche persino il governatore in carica Gian Mario Spacca si è fatto il proprio gruppo. Come si chiama? Gian Mario Spacca Presidente, si chiama. Che domande!

 

 

Tommaso Caldarelli

 

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