Grandissimo riserbo, ma ai piani alti del gruppo Espresso-la Repubblica c’è un fortissimo interesse per La7. E la trattativa per entrare nella compagine azionaria di TiMedia sta muovendo i primi passi.
È così che la squadra della nuova La7 ai vari Enrico Mentana, Gad Lerner, Lilly Gruber si arricchirebbe di nuovi campioni come Michele Santoro, Fabio Fazio, Roberto Saviano, Luciana Littizzetto, Marco Travaglio (dei quali, non a caso proprio in questi giorni, spuntano le indiscrezioni su trattative contrattuali in corso).
Certo è il processo di valorizzazione del canale voluto dall’ad di Telecom, Franco Bernabè, in vista, appunto, della possibile cessione.
Il quantum. Nel dicembre scorso Giovanni Pons su Repubblica ha firmato un articolo sulla possibile cessione di un pacchetto del 20 per cento «in modo da permettere a Telecom di scendere sotto il 50 per cento e poter consolidare i conti di TiMedia». È stato in quell’occasione che Repubblica ha rivelato che l’incarico di trovare un compratore era stato assegnato a Mediobanca (circostanza poi smentita da Telecom). Molto significativo l’attacco del pezzo di Pons: «C’è grande movimento intorno al quarto polo tv». Oggi l’interesse e dunque anche la quota cedibile potrebbe essere cresciuta.
La base della trattativa.
Gli analisti fissano il target price di Telecom Italia Media intorno alla cifra di 350 milioni.
Un valore che aggiunto ad un debito medio annuo di 150 milioni di euro fa salire la valutazione complessiva intorno a 500 milioni. Questa cifra può essere scomposta in questo modo: i multiplex hanno un valore oggettivo che va dai 300 ai 350 milioni di euro; Mtv, secondo gli analisti, può essere valutata intorno ai 50-60 milioni di euro. Per La7, dunque, si può calcolare un valore di mercato fino a 100 milioni di euro. Sulla carta. Sì, perché, all’asetticità dei conti degli analisti occorre affiancare il dato specifico di La7 è che ormai consolidato in un lungo periodo: a livello operativo perde 60 milioni di euro all’anno su 120 milioni di fatturato. È chiaro che l’arrivo di Enrico Mentana al Tg ha fatto compiere un salto di qualità all’audience dell’emittente televisiva, trascinando un po’ tutto il palinsesto. Tant’è vero che Bernabè è passato nel giro di pochi mesi da una posizione piuttosto netta: «La7 non è strategica per il gruppo» ad un «Valorizzeremo sempre di più La7». Si potrebbe concludere che se fino a ieri era pronto a regalarla, o quasi, adesso per il suo valore strategico non più. Guardando soltanto ai conti La7 non sta in piedi da sola. L’idea, invece, di creare un quarto polo tv ben strutturato acquisendo Telecom Italia Media è decisamente più appetibile.
Un’operazione editoriale…Dal punto di vista strettamente editoriale, la tv di Repubblica sembra già che stia nascendo, e con stelle di prima grandezza.Di certo, con un forte imprinting anti-berlusconiano, ma altrettanto non schiacciata sul Pd.
Insomma, si potrebbe assistere alla fusione delle linee editoriali del Fatto quotidiano e di Repubblica, divenendo il polo di attrazione per un dream team di sinistra (ed anche un po’ azionista) che ai Gad Lerner, Enrico Mentana, Lilly Gruber aggiungerà Michele Santoro, Fabio Fazio, Roberto Saviano, Luciana Littizzetto, Marco Travaglio che infatti starebbero trattando per il grande salto. La domanda che verrebbe da porsi è: perché non aspettano la caduta di Silvio Berlusconi, se è vero che è in grande difficoltà, con la liberazione di grandi spazi in Rai?
…Ma anche politica. A questo punto occorre analizzare il contesto politico in cui avviene l’operazione. E se Berlusconi da lunedì entrasse in trincea e durasse ancora per due anni? È questa la domanda che aleggia tra i quartopolisti. L’esigenza di un quarto polo tv, allora, sarebbe fortissima. Infatti, un mercato dominato da Sky, Mediaset e Rai per i fautori del quarto polo tv, a ragione o torto, non sarebbe altro che l’espressione delle due facce della stessa medaglia conservatrice: Silvio Berlusconi, a livello italiano, e Rupert Murdoch, nel contesto internazionale. Invece, tanto più dopo le due iniziative editoriali di maggior successo negli ultimi mesi, ossia Il Fatto quotidiano di Antonio Padellaro e Marco Travaglio, ed il Tg di Enrico Mentana (cui si potrebbe aggiungere l’exploit di Roberto Saviano su Rai3), si può affermare che c’è una quota di mercato che oggi attende soltanto di essere conquistata e non importa se si parte da posizioni marginali.
Il nuovo salotto buono. Il contesto politico non esprime pienamente il valore strategico che l’operazione La7 avrebbe. Non si tratta, infatti, (solo) di portare la sinistra a palazzo Chigi, ma di una presa generale del potere. Come ha ricordato Mentana in occasione dell’intervista per la copertina di Vanity Fair: «L’editore di La7 è Telecom, dentro ci sono Generali, Mediobanca e altri soci pesanti». E non è passato inosservato lo scambio di no comment, nel corso della presentazione dell’accordo di Telecom con Rcs sui contenuti editoriali digitali, quando è stato chiesto espressamente a Franco Bernabè se sia possibile che l’alleanza si allarghi anche a La7. L’ad Telecom ha risposto: «Questo è tutto da vedere». E l’amministratore delegato di Rcs, Antonello Perricone, ha ribadito: «È un’ipotesi assolutamente prematura». In ballo c’è proprio questo. Il quarto polo tv è il punto di contatto tra «i soci pesanti», tradizionalmente legati a Rcs. Diverrà il gruppo Espresso-La Repubblica il terminale del nuovo salotto buono del potere in Italia?
Potrebbe pagarla il Cav. Uno degli aspetti più interessanti della vicenda è che la trattativa sembra entrare nel vivo proprio a ridosso della sentenza della Corte d’Appello sul lodo Mondadori, attesa per la prossima settimana, che dovrebbe far finire nelle casse del gruppo Espresso-La Repubblica un bel po’ di quattrini. E a consegnarli sarebbe Fininvest. Il giudice Raimondo Mesiano calcolò la cifra in 749,9 milioni. La perizia depositata in Corte d’Appello nello scorso settembre ha ridotto questa cifra del 30-35 per cento portandola, dunque, intorno ai 500 milioni di euro. Il riferimento di Silvio Berlusconi, ieri, durante la conferenza stampa del G8 equivale ad un grido d’allarme. Nei prossimi giorni, dice di voler affrontare la questione: «Qual è oggi il tentativo di aggredirmi anche sotto il profilo patrimoniale con una sentenza totalmente fuori di ogni logica se non quella di colpirmi per favorire il mio avversario politico». È chiaro che il premier non stesse parlando di Ruby Rubacuori o di David Mills e il suo avversario non è certo Pier Luigi Bersani, ma Carlo De Benedetti.
Franco Adriano
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