Fli-flop: “Terzo partito del Terzo Polo”

Berlusconi, per scaramanzia, gli aveva augurato di essere “il terzo partito del Terzo Polo”. E le previsioni del premier hanno quasi coinciso con l’esito della tornata elettorale. Perché il partito di Gianfranco Fini, Futuro e Libertà, è stato un flop in molte delle città in cui si è presentato.  Oltre al caso limite di Latina, dove nonostante l’imponente esposizione mediatica della candidatura dello scrittore premio Strega, Antonio Pennacchi, la lista di Fli ha ottenuto appena lo 0,69% dei voti, la neonata formazione ha raccolto l’1,4% a Torino, il 3,36% a Napoli, lo 0,9% a Reggio Calabria, il 2,56% a Cagliari, il 3,09% a Trieste, l’1,77% a Varese e il 2,16% nella provincia di Vercelli. Il direttore del Futurista è costretto a scherzarci sopra: “Sto cercando disperatamente i sei elettori che mi hanno votato a Latina. Li voglio ringraziare personalmente!”.

Ma dopo la riunione della segreteria politica, i dirigenti di Fli non sono apparsi disperati e hanno valutato quelli di un partito “neonato” risultati “soddisfacenti e spartiacque col passato”, sebbene molto lontani dalle due cifre che raccoglieva Alleanza nazionale.

“Non sono numeri straordinari ma sono incoraggianti – ha dichiarato Benedetto Della Vedova – abbiamo posto il primo solido mattone, ora adotteremo un metodo innovativo per i ballottaggi: i nostri candidati, Palmeri e Pasquino in primis, confronteranno i propri programmi con quelli degli altri e poi spiegheremo ai cittadini quali sono i nostri punti di contatto con i futuri sindaci in modo che possano scegliere autonomamente”.

Un modo un po’ complesso di dire che verrà lasciata libertà di coscienza agli elettori, unico punto di caduta possibile per mantenere l’unità del Terzo Polo che si sarebbe infranta contro qualsiasi scelta definitiva. La candidatura antagonista al centrodestra di Fli sarebbe infatti inconciliabile con un endorsment per Lettieri a Napoli o per la Moratti a Milano. E Pier Ferdinando Casini, dalla sua, difficilmente potrebbe legare le sue posizioni con quelle di De Magistris e Pisapia, nonostante i corteggiamenti da parte dei candidati.

Il presidente della Camera è arrivato al confronto di oggi con Casini e Rutelli indebolito dai risultati, ma la decisione per tenere insieme la nuova coalizione non è diversa da quella ipotizzata dai tre leader nel pranzo pre-spoglio di lunedì. Anche se non mancano le prese di posizione personali, come quelle di Adolfo Urso e Andrea Ronchi, che hanno chiesto ai propri elettori di appoggiare i candidati di centrodestra, rendendosi vittime degli appetiti di Ignazio La Russa, che ieri in conferenza stampa ha affermato di aver fissato un incontro con loro per domani, salvo la smentita di entrambi. Di certo i voti del Terzo Polo possono fare la differenza nelle due città cardine della battaglia, Napoli e Milano. E per questo sono corteggiatissimi: “Segnali di fumo e di telefono ci sono arrivati da tutti – ha raccontato Casini – anche dai più impensati. Ma il problema è politico, non di numeri di telefono. Noi non vogliamo posti a tavola, non facciamo parte della Repubblica dell’arruolamento, per cui chi è stato eletto all’opposizione poi finisce al governo. Le alleanze si decideranno sul territorio con i nostri dirigenti locali. Ma in ogni caso ognuno farà la propria scelta sul voto”. Solo così la coalizione sarà salva.

Caterina Perniconi

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