Mercoledì inizia a Milano il processo contro Berlusconi per concussione e prostituzione. La vicenda va oltre questo caso particolare.
Mettiamo da parte per una volta la questione, tuttora controversa, se il primo ministro italiano abbia fatto sesso a pagamento con la allora 17enne marocchina Ruby Rubacuore. Resta comunque un fatto: Berlusconi in persona ha telefonato a fine maggio alla questura di Milano, per fare pressioni affinché la stessa Ruby, fermata per furto, venisse rilasciata. Quand’anche avesse davvero creduto, che si trattava di una nipote dell’ex presidente egiziano Hosni Moubarak, in quale paese democratico dopo una simile vicenda un capo di governo non avrebbe rassegnato le proprie dimissioni?
Perché in Italia non è così? Questa è la domanda più frequente, che si pongono – e non per la prima volta – gli osservatori stranieri in relazione a Berlusconi. Le risposte verranno dal “Rubygate”, il processo contro il premier che inizierà la settimana prossima e che farà chiarezza sul caso Italia, che è molto più importante che far chiarezza su questa vicenda specifica che coinvolge Berlusconi.
1. La Maitresse in Parlamento
Una figura chiave in tutta la vicenda Rubygate è Nicole Minetti, 26enne consigliere regionale del PdL in Lombardia. Assieme al direttore del TG4 Emilio Fede e al manager dei vip Lele Mora avrebbe procacciato quelle circa 45 ragazze, con cui secondo le accuse il premier si sarebbe trastullato. Su ognuno dei tre incombe una imputazione per sfruttamento della prostituzione.
La Minetti è stata l’igienista dentale di Berlusconi, prima di aver partecipato a qualche programma televisivo e di aver fatto il suo ingresso in politica. É stata eletta alle elezioni regionali, sulla base di una legge elettorale votata dal secondo governo Berlusconi e che poi lo stesso ministro competente ridendosela aveva definito una “porcata”. Vengono stilate liste elettorali che non possono essere modificate, che danno ai capi di partito la possibilità di scelta dei candidati da eleggere o non eleggere. E ciò per concedere incarichi, retribuzioni principesche e altri privilegi come vitalizi dopo solo una legislatura.
2. Il farsi giustizia da sè della magistratura
La maggior parte di ciò che l’opinione pubblica conosce del ruolo della Minetti nel caso Rubygate, lo ha appreso da indiscrezioni provenienti dalle autorità inquirenti. Il fatto che parecchi quotidiani italiani pubblicano con regolarità e in maniera dettagliata i risultati degli interrogatori e delle intercettazioni telefoniche, fa giungere ad una sola conclusione: i giornali vengono sistematicamente tenuti informati da documenti strettamente confidenziali provenienti dagli ambienti giudiziari – e non parliamo solo della vicenda Ruby. Quindi la giustizia che già è frustrata dai continui attacchi di Berlusconi e che è sofferente per un organico ormai da tempo sottodimensionato, asseconda il colpevolismo mediatico. E viola i principi fondamentali del diritto pubblico come quello della presunzione di innocenza.
Di questa giustizia fai da te della magistratura in Italia si parla poco. Tranne nel caso in cui il quotidiano Il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi ha attaccato il procuratore Ilda Boccassini, che sostiene l’accusa nella vicenda Ruby. Immediatamente il Consiglio Superiore della Magistratura ha avviato un’indagine interna per il trapelare delle indiscrezioni. Simili retroscena alimentano gli attacchi dalla coalizione di destra, giudici e pubblici ministeri perseguono una politica di sinistra o per lo meno si sono costituiti come un inviolabile stato nello stato.
3. Trasparenza senza trasparenza
I giornali dedicano numerose pagine a queste indiscrezioni, senza scrupoli e spesso indipendentemente dalla rilevanza penale del fatto. Particolarmente impegnati in questo campo sono i due corrispondenti del quotidiano La Repubblica, Piero Colaprico e Giuseppe D’Avanzo. Si pensi per esempio al 16 marzo, il giorno in cui un inquirente milanese ha deciso di processare Berlusconi con rito abbreviato. In quel caso hanno descritto un interrogatorio di Ruby avvenuto il 3 agosto 2010, come se vi fossero stati presenti. Nocciolo della questione: Ruby avrebbe detto a Berlusconi di essere minorenne. Il 16 febbraio anche il Corriere della Sera scrisse che quel 3 agosto ebbero luogo due interrogatori. Secondo il Corriere Ruby sarebbe solo caduta in contraddizione rispondendo alla domanda se Berlusconi fosse a conoscenza della sua vera età.
La Repubblica aveva fonti di informazioni diverse, forse molto meno affidabili del Corriere della Sera? O i giornali si attengono ad un ordine del giorno assegnato loro da Berlusconi? Perché non hanno pubblicato gli atti su Internet dopo lo scoop, in modo che i lettori stessi potessero farsene un’idea? “Nella vicenda Ruby sono fiero di ogni indiscrezione che riesco a pubblicare” ha riferito brevemente Colaprico ad un giornalista straniero a Milano.
4. Il nemico del mio nemico
Ruby non è l’unico processo, che Berlusconi deve affrontare in questi giorni. Nel frattempo il parlamento discute in merito alla riforma della giustizia una nuova legge, che permetterebbe a Berlusconi di liberarsi di uno di questi processi. Inoltre questa settimana sono avvenuti tafferugli nella camera dei deputati, che hanno visto come protagonista il ministro della difesa Ignazio La Russa. La Russa avrebbe offeso non solo i deputati della sinistra ma anche il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Fini non ha considerato questo attacco rivolto alla sua persona, bensì alle istituzioni statali, così come fa ogni volta per ogni attacco alla sua persona rivoltogli dalla coalizione di governo, che lo ha preso di mira da quando lui ha rotto con Berlusconi. Il fatto che Fini stesso mini queste istituzioni, ricoprendo contemporaneamente il ruolo di leader dell’opposizione e il ruolo di presidente della Camera sostanzialmente super partes, non sembra preoccuparlo. E nemmeno gli altri partiti dell’opposizione, che di solito chiedono ad alta voce più rispetto nei confronti delle istituzioni. Come si dice nelle alte sfere della poltica: “Il nemico del mio nemico è mio amico”.
5. La principessa al ballo delle debuttanti
Di nuovo parliamo di Ruby. Comparirà in processo sia come testimone per l’accusa che per la difesa. In quanto vittima del reato di prostituzione minorile, dal punto di vista dell’accusa, lei è anche parte lesa. Non è una beffa? Stiamo parlando di una 17enne, che si spaccia per 24enne e ne ha anche l’aspetto e che sembra avere un unico scopo nella vita: diventare famosa e ricca il prima possibile. Che sembra parli del più o del meno negli interrogatori e nelle intercettazioni telefoniche. Che si gode le sue apparizioni televisive tra lacrime ed esaperata gestualità. Che si fa portare a Vienna in jet per fare il suo ingresso al ballo delle debuttanti come fosse una principessa.
Cosucce, verrebbe da dire. Se si trattasse di un caso isolato e non di centinaia di ragazze, che mirano a raggiungere esattamente il medesimo scopo. Ma finora non tutte sono riuscite, come Ruby, Noemi Letizia o Patrizia D’Addario, a metter piede nella agognata camera da letto di Berlusconi.
Traduzione di Claudia Marruccelli
[Articolo originale “Rubygate und Italien – ein Land ausser Rand und Band” di René Lenzin]
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