La valanga di rifugiati arabi verso l’Italia destabilizza la UE tra l’impotenza e l’egoismo nazionale
Se l’Unione Europea non ha una politica estera né una politica della difesa comune, non ci si può stupire che non l’abbia neanche quando una miriade di nordafricani cerca di raggiungere le sue coste, in questo caso l’isola di Lampedusa e il sud Italia.
Sono già circa 25.000 i disperati che nelle ultime settimane hanno raggiunto la relativa sicurezza di un campo italiano, fuggendo dalla violenza scatenata intorno alle rivolte popolari di Tunisi e della Libia.
E continuano ad arrivare. Roma sostiene, comprensibilmente, che il problema deve essere considerato in un’ottica generale europea. Oggi (11 Aprile 2011, N.d.T.) il Consiglio dei Ministri degli Interni della UE tratterà l’argomento in Lussemburgo, ma la poca fretta nel convocare la riunione non fa presagire accordi né soluzioni generose.
Le negoziazioni si muoveranno su due piani ben conosciuti: accordi con i Paesi dai quali proviene la fiumana di persone, che consistono in pratica solo in un pedaggio a fondo perduto affinché il Paese in questione renda difficile o impedisca il transito, e la ripartizione tra gli Stati membri degli immigrati arrivati di recente.
Tuttavia le prospettive sono cupe. La Francia nega il permesso d’ingresso ai rifugiati senza documenti – tutti gli attuali – sebbene abbiano ottenuto il permesso di permanenza temporanea in Italia, cosa che vìola l’accordo di Schengen secondo il quale una volta entrato legalmente nella UE, qualsiasi extracomunitario ha diritto di spostarsi liberamente all’interno del territorio dei Ventisette.
L’unica cosa su cui Roma e Parigi sono stati in grado di trovare un accordo sino ad oggi è la pratica di pattugliamento navale congiunto nel Mediterraneo centrale al fine di sbarrare l’accesso a questa immigrazione indesiderata. In entrambi i casi vi sono obiettivi elettorali poco graditi: in Francia le presidenziali del 2012 e in Italia le amministrative di quest’anno.
Ai dirigenti delle principali potenze europee – tra cui la Spagna – è stata riempita la bocca con dichiarazioni retoriche sull’appoggio concesso alle rivolte democratiche del mondo arabo. Un modo di prestare aiuto sarebbe accogliere questi rifugiati in forma equa tra gli Stati cooperando nel frattempo con i Paesi coinvolti affinché la stabilizzazione della situazione ne permetta quanto prima il rientro.
Così forse si eviterebbero tragedie come quella della barca libica che mercoledì scorso si è capovolta ad alcune miglia da Lampedusa, con la perdita di più di 200 vite. La UE non può guardare dall’altra parte.
Tradotto da Marco Pinzuti
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