“Italiani? Föra da i ball”

La Lega dei Ticinesi trionfa con una campagna elettorale contro i nostri connazionali che lavorano oltreconfine

La Lega dei Ticinesi ha ottenuto il suo successo più clamoroso. Per la prima volta la Svizzera italiana registra una maggioranza relativa dei leghisti, il partito più giovane del Cantone. Fondata nel 1991 sulla scia dei trionfi dei leghisti d’oltreconfine, dopo una lunga rincorsa, contrassegnata da successi e cadute, la Lega diventa il primo partito in Ticino, e pone fine al lungo dominio dei liberali radicali. Un trionfo ottenuto grazie ad una lunga ed incessante campagna incentrata su due temi. Basta italiani, e basta immigrati.

‘TALIAN, SIETE TROPPI” – Da molti decenni parecchi italiani attraversano il confine con la Svizzera ogni mattina per andare a lavorare. Si chiamano frontalieri, e risiedono principalmente nelle province di Varese, Como e Verbanio Cusio Ossola. Zone di frontiera, legate da molti tradizioni e da due laghi, il Maggiore e Ceresio, sulle cui sponde si parla italiano anche se si appartiene a due Nazioni diverse. Italia e Svizzera appunto, con la prima che fornisce forza lavoro e la seconda che offre stipendi molto più interessanti, e ricchi, di quelli ottenibili nel nostro Paese.

I frontalieri sono tanti, circa 45mila, che lavorano in un Cantone dove risiedono poco più di 300 mila ticinesi, dei quali 200 mila hanno un’occupazione attiva. La forza lavoro italiana è pari a poco meno del 20%, una cifra imponente che ha reso molto forte l’economia locale, ma che ha generato anche molte ostilità. Il tasso di disoccupazione in Svizzera italiana è basso, ma anche nella ricca Confederazione Elvetica i salari crescono poco e i posti di lavoro buoni scarseggiano per i giovani. Una situazione che ha determinato un disagio sociale acuito dalla Grande Recessione, che ha toccato la Svizzera in modo minore rispetto al resto dell’Europa, e che è stata cavalcata con forza dalla destra populista. Lega e Udc hanno impostato dallo scorso anno un’incessante campagna contro i frontalieri, con tanto di manifesti, di marca Udc, contro gli italiani come topi che rubano il formaggio, cioè il lavoro, agli autoctoni. “Basta frontalieri” è stato lo slogan dei leghisti ticinesi, e grazie a questo messaggio, radicatosi nel cervello di molti elettori, è arrivata una rivoluzione che ha ridisegnato un equilibrio politico consolidato da molti decenni. Proprio nelle zone di confine la Lega ha sfondato, superando il 40% in alcuni piccoli paesi ad alta intensità di ‘talian, il modo un po’ sprezzante con il quale sono chiamati i nostri connazionali. In 20 anni la Lega è così passata da movimento d’opinione che si basava su un giornale domenicale, gratuito e molto provocatorio, a principale partito della Svizzera italiana. Il 30% sfiorato alle elezioni cantonali di ieri è un trionfo ottenuto alle spalle dei partiti tradizionali di centro, liberalradicali e popolari democratici, mentre la sinistra socialista è affondata ottenendo uno dei suoi risultati peggiori. In Ticino vige il principio concordatorio al governo, e a Bellinzona, la capitale del Ticino, in Consiglio di Stato siederanno due leghisti insieme ad un esponenti dei liberalradicali, dei socialisti e dei popolari democratici.

IL NANO ANTI ITALIANO – Il Bossi ticinese si chiama Giuliano Bignasca. Imprenditore nel settore edile, scalpellino da giovane, così racconta sul sito della Lega la sua discesa in campo in politica avvenuta nel 1990

Stufo di dover ingoiare rospi quale imprenditore “non allineato”, nel 1990 diede vita al suo giocattolo: il domenicale Il Mattino della domenica, che con Flavio Maspoli, rivoluzionò il mondo editoriale ticinese e… presto anche quello politico. Sull’onda del successo del Mattino, Giuliano Bignasca fondò la Lega dei Ticinesi nel gennaio 1991, diventandone “presidente a vita”. Animo ribelle e sempre pronto a nuove sfide ha “picconato” la politica ticinese, spazzando via la partitocrazia fondata e gestita da pochi noti dal famoso “tavolo di sasso”.

Il Nano, come tutti chiamano Giuliano Bignasca, ha introdotto in Ticino, grazie al domenicale gratuito “Il Mattino”, i temi che hanno costruito in Svizzera il successo dell’Udc/Svp di Blocher. Basta stranieri, e no secco all’Unione Europea. Temi sui quali i partiti borghesi, liberali e popolari democratici, hanno perso fette consistenti di elettorato, spostatosi sempre più a destra nella Confederazione Elvetica negli ultimi 15 anni. La partenza di questo movimento sismico della placida politica svizzera iniziò nel 1992, quando solo due partiti, Udc/Svp e Lega dei Ticinesi, si opposero all’ingresso della Svizzera nello Spazio Economico Europeo, prodromo per l’ingresso nella UE. Per poche decine di migliaia di voti il referendum di adesione fallì, nonostante l’appoggio dei partiti di centro e della sinistra. In Ticino stravinsero i no, e gli oltre 20 mila di vantaggio in Svizzera italiana si rivelarono decisivi per il fallimento del referendum a livello federale. Da allora è partita la lunga corsa della Lega, che ha rivoluzionato la politica ticinese. Prima ponendo fine alla formula magica che reggeva l’esecutivo cantonale. 2 liberali, 2 popolari democratici e un socialista, grazie all’ingresso in Consiglio di Stato del suo esponente più apprezzato, l’avvocato luganese Marco Borradori, avvenuto nel 1995.

Dopo i primi successi la Lega di Bignasca accusò qualche battuta a vuoto, un periodo di difficoltà condiviso con i suoi omologhi d’oltre confine. Nel buio dei partiti leghisti si consolidò il legame umano tra Bossi e Bignasca, quando il leader padano era ricoverato in Canton Ticino dopo l’ictus che mise a rischio la sua vita nel 2004. Nel 2007 però i due partiti sono ripartiti, e mentre la Lega Nord ha ottenuto nel 2010 per la prima volta il governo di due regioni padane, ora è arrivato anche il trionfo degli omologhi ticinesi, prima forza della Svizzera italiana. Bignasca è un personaggio controverso, noto per le sue sparate e per alcune vicissitudini legate alla detenzione di stupefacenti. Nel 2007 sul suo giornale Il Mattino scrisse un commento intitolato “Troppi negri in Nazionale”,

A differenza dell’Olanda, dell’Inghilterra e della Francia, la Svizzera non ha una tradizione di colonie d’oltremare! Non è e non è mai stata una nazione imperialista! Inoltre, il nostro Paese non fa parte, fino a prova del contrario, del Continente africano!!! Quindi è perfettamente inutile che si continui a infarcire la Nazionale di giocatori di colore! Non stiamo, sia ben chiaro, facendo un discorso razzista! Il nostro é semplicemente un ragionamento che discende dalla logica e dalla coerenza, per evitare di cadere nel ridicolo! Perfino l’Italia, che potrebbe far capo a giocatori di colore, non li impiega! Come non li impiegano la Spagna e la Germania!

Per questo articolo Bignasca fu assolto, perché secondo la procura cantonale il testo non costituiva un incitamento al razzismo. Il leader leghista si è invece sempre speso in campagne dirette contro gli italiani, colpevoli di rubare il lavoro ai ticinesi, intensificatesi negli ultimi anni per i dissidi tra il nostro Paese e quello elvetico sulla lotta all’evasione fiscale.

CONTRO TREMONTI – Il rapporto personale tra Bossi e Bignasca è molto forte, ma negli ultimi anni il leader leghista, uscito dal cono d’ombra degli insuccessi elettorali, è ritornato a battere la grancassa contro il governo italiano, in particolare contro Tremonti. Ecco cosa scriveva sul Mattino quando il ministro dell’Economia propose di varare una task force per controllare chi espatriava i capitali, operazione abbastanza frequente tra Padania e Confederazione Elvetica.

Il fascetto Tremonti–che quando lavorava nel privato portava valigiate di soldi in nero dei suoi clienti italici nelle banche svizzere, mentre adesso pretende di farli rientrare, ci ha rotto gli zebedej. Adesso vorrebbe mandare in giro per la Svizzera una task force antisegreto bancario della Guardia di Finanza, che avrà sede nelle ambasciate e nei consolati. Ma ha fatto male i conti, perché se per disgrazia vediamo in giro su suolo ticinese uno o più esponenti della sua task force, li sbattiamo immediatamente in galera e gettiamo via la chiave. In Ticino ci sono oltre 50mila frontalieri in continuo aumento, mentre 20mila residenti non trovano un impiego, e anche loro sono in continuo aumento. Ed in crescita esponenziale sono pure le ditte, artigiani, indipendenti, distaccati e quant’altro che ogni giorno entrano in Ticino dall’Italia portando via il lavoro ai ticinesi».

Bignasca chiedeva al governo cantonale di attuare una serie di ripercussioni contro l’Italia.

«Cominciamo con il rimandare nel Belpaese anche solo un terzo di questi residenti in Italia che lavorano in Ticino a scapito dei ticinesi – avverte – e gli diamo pure l’indirizzo di casa di Tremonti per andare a manifestare sotto le sue finestre, meglio se muniti di nodosi bastoni. Per incominciare facciamo ritornare ai patri lidi tutti quegli italici che lavorano nei nostri enti pubblici e parapubblici. Fuori dalle balle subito quelli che lavorano alla radio ed alla televisione, per esempio. Per gli altri lavoratori del Belpaese, torniamo alla situazione pretrattati bilaterali. Quella che recita che per avere un posto di lavoro in Svizzera bisogna chiedere il permesso all’ufficio del lavoro, che lo assegnerà se non ci sono svizzeri in grado di fare il lavoro in questione».

Simili toni e argomenti sono stati usati in campagna elettorale dalla Lega. Il secondo esponente leghista in Consiglio di Stato ticinese, Norman Gobbi, ha impostato la sua campagna sul blocco dei soldi che la Svizzera versa ai Comuni dove risiedono i frontalieri, per impostare su nuove basi le trattative con l’Italia in materia di scudo fiscale

L’accordo tra Svizzera e Italia per la tassazione dei frontalieri rappresenta un vero e proprio asso nella manica per la Confederazione nella disputa con l’Italia sul fronte fiscale ed economico” uesto accordo sarà un importante elemento delle trattative con l’Italia perché i Comuni che beneficiano del ristorno delle imposte alla fonte possono impiegare direttamente questi soldi, senza riversarli a Roma (a differenza di quanto fanno abitualmente con le imposte). L’aspetto è tutt’altro che indifferente, sapendosi che i riversamenti dalla Svizzera ai Comuni dell’Insubria costituiscono una risorsa oltremodo rilevante per gli amministratori pubblici di quei territori. Sarà pertanto da mettersi sul piatto della bilancia l’accordo “in sé”, oltre al fatto che il Ticino dà lavoro a qualcosa come 50mila persone residenti in Italia (Varese, Como, Vco, n.d.r. ). Già: per importanza e per entità dell’offerta, il Ticino risulta essere il terzo datore di lavoro dei cittadini italiani”

COMUNIONE E LIBERAZIONE SCONFITTA – I rapporti tra il nuovo governo ticinese e le autorità italiane si annunciano incandescenti, se la Lega darà proposito ai suoi proclami battaglieri. Il consigliere di Stato Borradori, che ottiene il suo quinto mandato in governo, si è però sempre contraddistinto per moderazione e pragmatismo, e bisognerà vedere se prevarrà la sua linea o i tuoni e fiamme promessi dal Nano di Lugano. A margine del trionfo leghista e del crollo socialista, anche Comunione e Liberazione esce sconfitta. Il suo candidato, Sergio Morisoli, appoggiato dalla corrente liberale del PLRT ticinese, è arrivato solo terzo, e quindi non sarebbe entrato in Consiglio di Stato neppure se l’ex partitone della Svizzera italiana avesse confermato il primato. CL che perde e Lega in trionfa, ad un anno di distanza il Ticino ha votato come la Lombardia, anche se i leghisti elvetici per una volta hanno superato i loro omologhi italiani. Il ruolo di primo partito è ancora un obiettivo per il movimento di Bossi, ma chissà che già alle prossime amministrative l’ondata leghista che percorre l’Insubria non si sposti da Lugano a Milano.

Andrea Mollica

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