“Visti dall’estero” – “Lampedusa, lo show del dittatore mediatico”

La stampa estera parla della questione immigrazione italiana, fra Manduria e l’isola siciliana con Silvio sul palco.

Manduria, Taranto, Puglia profonda. Il luogo che il governo ha scelto per costruire la tendopoli fantasma che, ad oggi, punta ad accogliere oltre 3000 migranti non meglio identificati e trasferiti come pacchi di biscotti dall’isola di Lampedusa, dove ieri il premier Silvio Berlusconi ha pronunciato la sua sequela di promesse. Chissà se andrà anche in Puglia, adesso, a promettere che la città sarà presto liberata da ogni difficoltà: visto che sia il sindaco del posto, sia il sottosegretario pugliese Alfredo Mantovano si sono dimessi proprio per segnalare che la situazione in Puglia sarebbe presto sfuggita da ogni controllo e che non intendevano metterci la faccia per giustificare le scelte di Roma ai cittadini.

MANDURIA – Il problema è che i campi di smistamento per i migranti che il governo ha progettato, pare, non salgono oltre la Toscana. “Noi accoglieremo solo profughi, non clandestini”, hanno tuonato i governatori del nord. Quella che pongono, quindi, è una questione di status. Intanto la storia finisce sulla stampa estera: da New York i reporter del Times sono andati a farsi un giro fra gli olivi secolari della bassa tarantina.
Sotto grigie nuvole di pioggia un martedì pomeriggio, un gruppo di circa 10 immigrati ha saltato la sottile rete di metallo che circondava la tendopoli del posto e hanno corso liberi verso il vicino campo di olivi. Potevano anche uscire dalla porta. “Ma fateli andare”, ha detto un ufficiale in borghese in piedi vicino alla porta del campo.

Questo il livello di sicurezza che garantiamo a Manduria. Perchè trattenerli? Chi sono? Chi li vuole? Che hanno fatto? Perchè questo dispiegamento di forze? Domande che il popolo di Manduria e le forze di sicurezza dispiegate nel campo non cessano di porsi.

IL CAMPO – D’altronde da qualche parte questa gente dovrà andare. E quello di Manduria è inteso come un campo di smistamento e di qualificazione, nel senso che in Puglia finiranno indistintamente richiedenti asilo, clandestini e umanità varia. Secondo la legge dell’Unione Europea, ricorda d’altronde il Times, è il paese in cui il migrante arriva ad essere responsabile della sua qualificazione giuridica.

Con le file di tende blu su un terreno spianato di recente, e dozzine di ufficiali in borghese, il campo mostra la potenza dello Stato italiano. Ma rivela anche le sue crepe. Il campo è una terra di nessuno legale. Lo status dei nuovi arrivati – sono immigrati irregolari, rifugiati o richiedenti asilo? – è incerto, rendendo praticamente impossibile per le autorità italiane qualificarli, rimpatriarli o trattenerli. Prima che l’esodo iniziasse a Gennaio, portando almeno 18mila persone a Lampedusa, gli immigrati che arrivavano qui erano trattenuti sull’isola per un po’ di giorni prima di essere portati nei centri di immigrazione ufficiali o nei centri di asilo sulla terraferma. Il ministro dell’Interno ha detto che questi centri sono ora praticamente pieni mentre l’Italia combatte con un intasamento burocratico. Per la legge italiana, gli immigrati possono essere trattenuti fino a 180 giorni per determinare il loro status, e molto di più se sono richiedenti asilo: se il loro arrivo è giudicato illegale, e non sono soggetti a persecuzione nella loro terra d’origine, possono essere rimpatriati. Ma l’accordo bilaterale con la Tunisia è interrotto.

Insomma, per dirla con il governatore pugliese, Nichi Vendola: “Qual’è la qualificazione legale del campo? Buona domanda. E’ un posto che serve a determinare chi è un immigrato illegale? Un posto per ricevere richiedenti asilo? Un luogo ibrido?”, ha aggiunto: “La confusione è determinata dai pregiudizi ideologici della Lega, che domina il governo Berlusconi.

QUALCOSA NON VA – Sia il prefetto di Taranto – “aspettiamo ordini” – che quello di Palermo – “che dovremmo fare? Sparare a tutti?” – sono paralizzati in attesa di direttive chiare dal governo centrale. Le operazioni di smistamento dovrebbero partire oggi, e se Silvio Berlusconi sarà in grado di mantenere le sue promesse, non un immigrato in più dovrebbe toccare le coste lampedusane. Tutto da vedere, ovviamente: e intanto altra stampa internazionale commenta le vicende di casa nostra. Che finiscono, oltre in America, come abbiamo visto, su El Pais, che adotta però un taglio più netto: “Berlusconi fabbrica la realtà a Lampedusa”. L’ennesima magia di Silvio, dicono dalla Spagna; l’ennesimo tentativo di mistificare la realtà, ciò che sta mettendo in piedi con la gestione della crisi lampedusana.

La messincena è stata degna di un Caligola postmoderno signore e padrone di un regime mediatico, nel quale l’unica cosa che importa è aprire il telegiornale della sera. Berlusconi ha atterrito l’isola con la sua melodia, un paio d’ore dopo che, in Parlamento, la maggioranza di centrodestra cambiava l’ordine del giorno per accelerare la votazione della legge sul processo breve. (…) Si trattava di fabricare una realtà parallela, un buon reality che facesse effetto, che frenasse il prevedibile scandalo che stava per organizzare l’opposizione. E in questo Berlusconi è un maestro consumato. Ha convocato un meeting nella piazza del Comune, ha mandato a pulire le strade del centro dai tunisini, il sindaco ha fatto rimuovere i manifesti di protesta (Ben Ali = Berlusconi), ha lasciato quelli a favore (“Silvio, risolvi tutto”), l’esercito ha pulito la sporcizia, l’urina e le feci che hanno inondato l’isola in queste settimane, le donne del centrodestra sono state poste in prima fila, e Berlusconi ha iniziato a promettere mari e monti con il suo inimitabile misto di populismo, pressappochismo e fantasia che sa toccare la fibra degli italiani.

Insomma, come al solito, il giudizio è netto.

Tommaso Caldarelli

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