“Visti dall’estero” – L’Italia sospende l’accordo di amicizia con la Libia

Articolo di Politica estera, pubblicato lunedì 28 febbraio 2011 in USA.

L’Italia ha sospeso l’accordo di amicizia con la Libia, firmato tre anni fa, che include una clausola di non-aggressione, secondo quanto ha riferito lunedì il portavoce del Ministro Italiano degli Affari Esteri.

«Il patto di amicizia è nullo e non valido» ha dichiarato in un’intervista telefonica Aldo Amati, deputato addetto stampa per il Ministro. Durante il trattato del 2008 fra il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e il leader libico Moammar Gheddafi, l’Italia ha pagato alla Libia 5 miliardi di dollari come compenso al Paese per il regime coloniale.

«Non riteniamo più un nostro interlocutore il governo di Gheddafi, pertanto non pensiamo che sia appropriato ora.» Ma questo non significa necessariamente un’apertura alla possibilità che le forze armate degli Stati Uniti o della NATO possano sferrare operazioni militari nel paese nordafricano a partire dal territorio italiano, ha detto Amati. «Non c’è collegamento» ha detto. «Non c’è legame tra le due cose.» Infatti, ha dichiarato, le autorità italiane non si sono impegnate in discussioni con altri paesi sulla possibilità di utilizzare il suolo italiano per condurre operazioni militari, come ad esempio per imporre una zona di interdizione aerea o per sferrare dei possibili attacchi.

Diverse basi militari della NATO e varie basi americane sono situate in Italia, inclusa la Sesta Flotta americana, che ha la sua base vicino a Napoli.

Ma Kurt Volker, ex-ambasciatore americano presso la NATO, che ora è un professore associato della Johns Hopkins School of Advanced International Studies, ha dichiarato che la sospensione del trattato non è sufficiente per giustificare azioni militari sferrate dall’Italia.

Dal punto di vista del governo italiano, la domanda è «se si cerca di pensare davvero in termini di azioni militari, c’è una sorta di autorizzazione a procedere in questo senso?» ha dichiarato in un’intervista telefonica. «Ci vorrebbe un ordine dell’ONU e, possibilmente, una dichiarazione della NATO o entrambe le cose: al momento non c’è niente del genere sul tavolo delle discussioni.» Ma altri nella comunità internazionale potrebbero dovere decidere presto se intervenire militarmente, ha detto. «A un certo punto dobbiamo affrontare la questione se ‘Siamo disposti ad aiutarli o no’» ha aggiunto. Per Volker, a questa domanda c’è una facile risposta. «Se fossi al governo, raccomenderei con forza, ‘Assolutamente, Sì! Senza un attimo di esitazione» ha detto.

La situazione in Libia è diversa da quella dell’Egitto, dove gli Stati Uniti cercavano di equilibrare diversi interessi, ha affermato. «Noi in Libia non abbiamo interessi da controbilanciare» ha detto. «Quell’uomo è stato un terribile dittatore. È stato un cospiratore di terrore. Ha fatto saltare l’aereo a Lockerbie. Quindi non abbiamo ragioni per non aiutare i libici a liberarsi di questo tiranno.»

Sono in corso dibattiti per ottenere aiuti per i bisognosi in Libia, ha detto Amati. A un incontro del Consiglio dell’ONU per i diritti umani a Ginevra, il Ministro italiano degli Esteri Franco Frattini «ha incoraggiato moltissimo un’inchiesta internazionale da parte delle Nazioni Unite» ha detto Amati. «Ci piacerebbe tendere le braccia verso il popolo libico, quindi siamo pronti a creare corridoi umanitari, possibilmente sotto l’egida dell’ONU.»

Amati ha detto che i funzionari italiani preferirebbero far passare qualsiasi assistenza umanitaria attraverso un’altra organizzazione, come l’Unione Africana o la Lega Araba. Questo perché la Libia è un’ex-colonia. «Sa, a causa della nostra relazione passata sarebbe, come dire, inopportuno» ha detto Amati. Ha dichiarato che l’Italia durante il fine settimana ha deciso di interrompere l’invio di denaro a quello che resta del governo libico e ha bloccato il flusso di petrolio e di gas attraverso la conduttura che si estende dalla Libia a Ragusa in Sicilia.

CNN

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