Il figlio del Raìs, intervistato da Repubblica, minaccia rappresaglie.
Se non basta questo a convincere che non è opportuno fare patti con dittatori sanguinari, ci si chiede cos’altro serva. Secondo i filosofi del diritto, uno dei capisaldi dell’umanità, al di là di tutte le leggi che si possano scrivere; un principio del diritto naturale, iscritto nel nostro Dna di esseri umani, è quello, appunto, di rispettare i patti, di non rimangiarsi gli accordi, di essere leali: in latino, stare pactis. Per cui se l’Italia di Silvio Berlusconi stringe un fantomatico trattato di amicizia con la Libia di Muhammar Gheddafi, è quasi giusto e naturale che la controparte si aspetti lealtà e sostegno dal paese amico.
TRADIMENTO – Ma siccome l’Italia è dai tempi della Prima Guerra Mondiale sempre in grado di schierarsi dalla parte sbagliata della storia per poi cambiare lato facendo irrimediabilmente con tutti la figura del paese più inadeguato dello scenario internazionale in tema di politica estera, adesso dobbiamo anche sorbirci il figlio di un dittatore conclamato ad un passo dall’essere inquisito dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità che ci rimprovera dalle pagine di Repubblica. Saif al-Islam, l’educata faccia pulita del regime di Tripoli, considerato in patria il moderato e il riformista – pensa i falchi, allora – ci bacchetta in maniera durissima: cara Italia, ci avete tradito. E la cosa interessante e, insieme, deprimente, è che ha anche ragione. E ne pagheremo le conseguenze, dice il figlio del Raìs, in termini energetici ed economici. Chiusura dei rubinetti del gas, dirottamento degli accordi commerciali, fine di ogni politica concertata.
Signor Saif, come avete reagito alla posizione dell’Italia in questa crisi?
«Siamo rimasti molto irritati (unhappy in inglese, ndr): siete il primo partner della Libia al mondo, il numero uno nel gas, nel petrolio, nel commercio. Abbiamo visto l’Italia rimanere in silenzio difronte a questi terroristi che hanno ucciso i nostri poliziotti a sangue freddo, che hanno strappato il cuore dai cadaveri, li hanno bruciati, hanno calpestato il loro cuore con gli stivali. Avete visto il video con queste scene? Chiedo a voi italiani: fatemi vedere le tracce dei bombardamenti aerei! Dove sono i mercenari? Questo è il momento per i veri amici, adesso l’Italia deve cambiare la sua posizione, capire che quello che hanno sentito due settimane fa è falso. Il messaggio per l’Italia è questo: il popolo libico è unito, presto vinceremo la battagliacontro questi terroristi, Inch’allah, e presto faremo i conti con tutti. Sarà molto facile rimpiazzare l’Italia con la Cina o la Russia. La Cina ce lo chiede, vogliono essere al posto dell’Italia come primo partner, state attenti».
Ecco fatto.
PROBLEMI PER L’ITALIA – E’ la politica estera delle pere cotte al massimo della sua espansione. Stringi patti di amicizia con uno dei figuri più loschi dello scenario internazionale; sorprendentemente, il popolo si ribella e lo vuole morto: a quel punto hai due scelte. O ti schieri con il dittatore, facendo la figura della monarchia medievale, e ti poni almeno 500 anni fuori dalla modernità; o ti schieri con il popolo, sopportandone tutte le conseguenze. L’Italia non è riuscita a fare nessuna delle due cose, comportandosi con la consueta tiepidezza, il proverbiale tatto, nicchiando, accennando, “poi vediamo”, “Gheddafi ha tutto sotto controllo”, addirittura “Gheddafi ce la farà”, disse Emilio Fede. Beh, lo pensa anche il figlio, di Gheddafi, che a forza di bombardamenti sui manifestanti ce la faranno, a fermare la rivolta della Libia che chiede la democrazia. Il problema è che quando saranno sconfitti, dice il figlio di Gheddafi, i problemi più grossi saranno nostri.
Quale è stato l’ultimo contatto fra Italia e Libia?
«Credo che oggi (giovedì) si siano sentiti il nostro Primo ministro e il vostro ministro degli Esteri. Gli italiani credono che noi siamo deboli, vicini alla catastrofe, che le milizie vinceranno: ma noi non crolleremo. Svegliatevi!»
Ha parlato con suo padre della posizione italiana?
«Siamo scioccati dalla posizione italiana. Berlusconi è nostro amico, siamo vicini, siamo amici. Potevamo aspettarci questo dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Svezia: non dall’Italia. I cinesi ci appoggiano, come i brasiliani, gli indiani, i russi, il Sudafrica: ma dove sono finiti gli italiani? Abbiamo unfuturo comune. Se noi perdiamo la battaglia qui, voi sarete i prossimi. Se noi vinciamo, voi sarete salvi ».
DA CHE PARTE VUOI STARE? – Questione di fronte, dice il figlio di Gheddafi. Questione di scegliere da che parte stare. Se l’Italia non sceglie la Libia, per lei saranno problemi, continua il figlio del raìs.
Un messaggio finale a Silvio Berlusconi?
«Libia è una linea del fronte per l’Italia. Quello che succede oggi qui da noi determinerà quello che succederàdomani da voi. Per cui: state attenti!»
Si potrà dire che sono parole di un regime allo stremo. Parole, però, che la nostra politica estera degli ultimi dieci anni ha creato: senza gli sforzi dei governi, prima di centrosinistra ma più incisivamente di centrodestra, oggi Saif al-Islam Gheddafi ci inserirebbe probabilmente vicino a Francia e Gran Bretagna, ovvero fra i paesi nemici del sanguinario regime di Tripoli. Ovvero, dalla parte giusta.
Tommaso Caldarelli
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