Energia rinnovabile, con il decreto boom di fallimenti e cassa integrazione!

La riforma degli incentivi mette a rischio 10mila lavoratori. E rilancia la cassa integrazione. Mentre Miccichè minaccia il governo: “Così si va al voto!”

La riforma degli incentivi per l’energia rinnovabile approvato la settimana scorsa in Consiglio dei Ministri è una bomba ad orologeria. Perfino il governo, nella persona del ministro dello Sviluppo Paolo Romani, sembra essersene accorto. Migliaia di piccole e media imprese di un settore in rapida espansione finiscono ad un tratto sull’orlo del fallimento. Migliaia di lavoratori, manco a dirlo, a rischio licenziamento. 10mila, per la precisione, sono quelli che potrebbero finire in cassa integrazione in assenza di modifiche alle norme approvate dall’esecutivo il 3 marzo.

10MILA LAVORATORI A RISCHIO – Spiega Sandro Iacometti stamene su Libero:

Se da una parte, insomma, il costo delle agevolazioni ai produttori di energia da fonti “pulite” rischia di pesare eccessivamente sui cittadini, dall’altra il taglio degli aiuti sarebbe comunque a carico dei contribuenti, che dovrebbero sostenere l’onere pubblico degli ammortizzatori sociali. Lo scenario tratteggiato dalle aziende che operano nel fotovoltaico (Gifi-Anie) parla chiaro: blocco degli investimenti per oltre 40 miliardi e ricorso alla Cig per oltre 10mila lavoratori. Nel dettaglio, ha spiegato il presidente di Gifi, Valerio Natalizia, il provvedimento provocherà «uno stop degli ordinativi di oltre 8 miliardi e un annullamento dei contratti in corso (per 20 miliardi) già sospesi e per i quali le aziende dovranno procedere comunque al pagamento dei fornitori, senza ottenere il finanziamento previsto dalle banche». Esagerazioni? Forse. Sta di fatto che già lunedì, proprio Basti pensare alla confusione normativa per cui in base al decreto salva Alcoa dell’agosto scorso gli impianti che hanno fatto domanda entro il dicembre 2010 avranno tempo finoa maggio per allacciarsi alla rete e avere così accesso ai generosi incentivi del conto energia 2. Mentre quelli che si sono mossi dal primo gennaio si dovranno accontentare degli incentivi più bassi del conto energia 3, ma dovranno ugualmente collegarsi alla rete entro maggio. Su quello che succederàdopo tale scadenza, infine, c’è il buio più totale. Non è un caso che entrambi i ministri ieri si siano affrettati ad annunciare la definizione di un quadro regolatorio certo entro il più breve tempo possibile. Per Romani possono bastare «due settimane ». Per la Prestigiacomo i giorni di attesa saranno almeno «una ventina». Ma tutti e due sembrano intenzionati a premere sull’acceleratore.mentre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firmava il decreto, un’impresa del settore (che ha preferito restare anonima) ha comunicato di aver messo in mobilità 30 persone.

GOVERNO NEL CAOS – Il compromesso raggiunto dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e quello dello Sviluppo Economico lascia le imprese nel caos:

Basti pensare alla confusione normativa per cui in base al decreto salva Alcoa dell’agosto scorso gli impianti che hanno fatto domanda entro il dicembre 2010 avranno tempo finoa maggio per allacciarsi alla rete e avere così accesso ai generosi incentivi del conto energia 2. Mentre quelli che si sono mossi dal primo gennaio si dovranno accontentare degli incentivi più bassi del conto energia 3, ma dovranno ugualmente collegarsi alla rete entro maggio. Su quello che succederàdopo tale scadenza, infine, c’è il buio più totale. Non è un caso che entrambi i ministri ieri si siano affrettati ad annunciare la definizione di un quadro regolatorio certo entro il più breve tempo possibile. Per Romani possono bastare «due settimane ». Per la Prestigiacomo i giorni di attesa saranno almeno «una ventina». Ma tutti e due sembrano intenzionati a premere sull’acceleratore.

LA MANIFESTAZIONE – Intanto imprenditori, lavoratori, cittadini, attivisti della rete, studenti sono pronti a mobilitarsi. In queste ore si allarga il tessuto sociale e produttivo intenzionato a scendere in campo in difesa delle rinnovabili. Ad esempio connettendosi alla pagina Facebook “SOS Rinnovabili”. La bacheca del social network ha intenzione di portare a conoscenza dell’opinione pubblica e delle istituzioni “i danni che il decreto approvato il 3 marzo produrrà su un comparto produttivo finora in forte crescita”. Un gruppo di volontari e utenti della rete, di imprenditori e lavoratori dell’area produttiva che si aggrega attorno alle rinnovabili ha organizzato per giovedì 10 marzo, al teatro Quirino di Roma, un incontro pubblico dalle ore 10. Parteciperanno le associazioni delle rinnovabili (Anev, Aper, Asso Energie Future, Assosolare, Ises, Gifi) e le associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, Greenpeace). Saranno decine le testimonianze di piccoli e grandi imprenditori, cittadini e artigiani, studenti e grandi banche di investimento che verranno raccolte e trasmesse durante l’incontro.

MICCICHE’ MINACCIA IL GOVERNO… – Nella faccenda c’è anche un risvolto politico. Il leader di centrodestra Forza del Sud, Gianfranco Miccichè, che dice di essere a capo di una pattuglia capace di mettere in difficoltà il governo, è fortemente critico rispetto al decreto. E annuncia che il suo piccolo movimento è pronto a far valere la sua forza nel caso l’esecutivo non faccia un passo indietro.  Intervistato dalle Iene, ha accennato al “dubbio che questo sia un decreto che sia stato spinto, più da qualcuno che non ama molto il rinnovabile e che probabilmente avrebbe intenzione di continuare nello status quo”. “Non sono tante – ha aggiunto – le aziende che producono energia qua in Italia… Come l’Enel per esempio… Oggi punta soltanto al nucleare e punta a non comprare più l’energia prodotta dal rinnovabile che forse gli costa di più”. Micciché ha messo in evidenza il rischio per molte imprese del settore di chiudere i battenti e ha rivolto un appello ai ministri competenti a modificare il provvedimento. “Non possono non accettare queste obiezioni che noi stiamo facendo – ha aggiunto – perché non possono assumersi la responsabilità di veder fallire come un domino che fa cadere ad uno ad uno tutte una serie di aziende che sono nate fatte bene, da persone per bene”. E questo significa, ha sottolineato, che “Forza del Sud finalmente farà valere la sua forza, andiamo a votare subito…”

…SI VA AL VOTO! – “Forza del Sud – ha detto ancora Micciché – nasce per questo, nasce per condizionare le scelte del governo. Oggi abbiamo una fortuna, che la maggioranza è risicata. Siamo in Parlamento un numero di deputati tali che possiamo condizionare le scelte… Così come la Lega, perché non è che ci dobbiamo poi meravigliare, la parola minaccia, la parola minaccia, la Lega lo fa non so da quanti decenni. ‘O si fa così o cade il governo, o si fa così o cade il governo’. Bene, oggi si sappia che c’è un’altra forza politica che si occupa di un’altra parte d’Italia, di un altro territorio che sino ad oggi, se vogliamo, non è stato amato da tutti ma non è stato curato, diciamo da nessuno, che ragiona nella stessa maniera della lega. ‘O si fa così o cade il governo’”.

Donato De Sena

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