Africa, una generazione in fuga!

Al confine tra Libia e Tunisia sono ammassati più di 120.000 profughi. Il ministro Maroni lancia l’allarme

Un’intera generazione in fuga dalla Tunisia, ma anche controlli pressoche’ azzerati che rischiano di far ripartire una massiccia ondata di sbarchi sulle coste italiane e quindi europee. Senza dimenticare l’emergenza umanitaria delle circa 120 mila persone ammassate lungo il confine libico-tunisino. “Lo scenario peggiore tra quelli possibili prevede movimenti di 200 mila persone in fuga dalla guerra in cerca di riparo laddove possibile. E la chiusura del confine tra Libia e Tunisia accentua questo rischio. Il governo italiano si sta preparando a impatto senza precedenti sulle nostre coste”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in audizione alle commissioni congiunte Affari costituzionali ed Esteri di Camera e Senato relazionando sui recenti sviluppi della situazione nel Mediterraneo.

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA – Maroni, nella sua relazione, ha sottolineato prima di tutto le enormi differenze tra l’immigrazione clandestina a cui siamo stati abituati negli ultimi anni e quella attuale. “Prima il 90 per cento privilegiava i porti libici che erano gestiti da organizzazioni criminali e imbarcavano cittadini provenienti dai paesi sub-sahariani come il Sudan. Quello che sta avvenendo oggi è molto diverso. Dall’inizio dell’anno sono arrivati 5.600 clandestini provenienti tutti dalla Tunisia. Questa notte dopo 10 giorni di tregua e’ avventa un nuovo sbarco di 347 tunisini quasi tutti maschi pochissime donne, nessun bambino. E’ una generazione di giovanissimi che sta scappando dalla Tunisia perchè la crisi non e’ ancora passata”, ha chiarito il ministro dell’Interno che ha ricordato anche le difficolta’ di questi giorni nel contattare le autorita’ tunisine e di poter quindi attuare il trattato bilaterale firmato con la Tunisia dall’ex capo del Viminale Giorgio Napolitano. “L’assenza di controlli sulle coste ha determinato una concentrazione di persone in fuga.

MOVIMENTO SPONTANEO – Un movimento spontaneo, quindi, non gestito dalla criminalita’ organizzata. E’ come se fosse caduto un muro, un tabu’ – ha chiarito Maroni – che impediva ai giovani di scappare. Da una decina di giorni comunque sono stati riallacciati i rapporti le autorità militari che hanno ripreso a pattugliare le coste. Infatti – ha sottolineato il ministro – sono state fermate 10 barche e 600 tunisini”. Tra i tunisini arrivati in Italia, ha poi precisato il capo del Viminale, “tutti hanno dichiarato di voler andare in Francia e in Germania qualcuno anche in Svizzera perche’ hanno amici o vogliono ricongiungersi alle loro comunita’. Duemila circa di questo cittadini hanno presentato domanda di protezione internazionale, 400 di asilo politico“. Differente la situazione libica: nel 2009 le partenze erano a quota 37 mila, scese a quattromila nel 2010 grazie agli accordi con l’Italia. “Oggi non ci sono partenze ma per un motivo opposto – ha precisato Maroni -. Non ci sono piu’ controlli sulle coste, i nostri pattugliatori che cooperavano con i libici o sono in ambasciata e sono rientrati e le partenze non riprendono solo perche’ le condizioni del paese non consentono la ripresa delle attivita’ criminose ma se la situazione dovesse cambiare” il flusso “potrebbe ripartire”.
EMERGENZA UMANITARIA – Secondo il ministro Maroni “le stime piu’ prudenti parlano di almeno 100 mila persone in fuga dalla Libia, l’Unchr ha parlato di 140 mila profughi che si dirigono verso l’Egitto e il confine tunisino. Quello che ci preoccupa di piu’ e’ la Tunisia perchè è a poche decine di miglia dall’Europa e non solo dell’Italia”. Il ministro ha sottolineato come la chiusura del confine, qualche giorno fa, tra Libia e Tunisia, abbia prodotto “circa 60 mila persone accampate in territorio tunisino e altrettante in quello libico. Una situazione grave che rischia di diventare drammatica perche’ le autorita’ libiche non fanno attivita’ di supporto, quelle tunisine si’ attraverso la mezzaluna rossa e altre organizzazioni. Questa massa umana – ha detto Maroni – preme e dovra’ avere una assistenza adeguata. E’ una vera e propria emergenza umanitaria a cui la comunita’ internazionale non ha saputo dare risposta. L’Italia ha costituito una unità di crisi e ha deciso unilateralmente una missione umanitaria. E’ in corso a Palazzo Chigi in queste ore una riunione per organizzare il trasporto di viveri e la realizzazione di un campo profughi”. Altrimenti, ha sottolineato Maroni, il rischio e’ che nelle prossime settimane ci sia “una emergenza di arrivi”.

SITUAZIONE IN NORDAFRICA – In Tunisia e in Egitto esiste un sistema di governo del Paese. “La Libia, invece, è un punto interrogativo”, ha affermato il ministro dell’Interno. “Gheddafi era dato per finito 10 giorni fa sta resistendo. La struttura della societa’ libica e’ fondata su centinaia di tribu’. Attualmente la Libia è divisa in due: i rivoluzionari e i lealisti. E’ una situazione di stallo che nessuno sa dire quando si risolvera’. Il rischio è che la situazione di instabilità favorisca l’infiltrazione del terrorismo e della criminalità organizzata. Esprimo preoccupazione che quanto sta succedendo possa portare a una situazione molto simile a quella dell’Afghanistan e della Somalia rispetto a quello che fino ad ora è stato un paese amico dell’Occidente e dell’Italia. Mi auguro che comunita’ internazionale possa dire la sua con un modello di transizione“. Secondo Maroni non si possono “solo minacciare sanzioni altrimenti l’Europa rischia di essere vista come un nemico. Le sanzioni sono giuste ma occorre affiancarle con piano straordinario di interventi che il ministro Frattini ha definito un ‘nuovo piano Marshall’ per procedere a uno sviluppo economico”.

MISURE DA ADOTTARE – Secondo il ministro Maroni sono necessarie interventi nuovi. Il gruppo euro-Mediterraneo convocato da Maroni qualche giorno fa ha formulato otto proposte all’Europa. Tra queste, ha rammentato il ministro, “la trasformazione di Frontex da agenzia di puro coordinamento degli interventi a una vera e propria agenzia di gestione dei fenomeni migratori. Oggi abbiamo la presenza di Frontex sullo scenario tunisino in appoggio all’Italia che si concretizza nell’invio di tre funzionari a Lampedusa che non parlano italiano e fanno scenari. Sono arrivati il 20 febbraio e noi dal 15 gennaio schieriamo 12 unita’ navali e un pattugliamento aereo 24 ore al giorno a spese dell’Italia. Abbiamo chiesto che Frontex gestisca il fenomeno migratorio con un centro europeo e che proceda all’identificazione e al rimpatrio dei clandestini, tutte attivita’ che svolgono oggi i singoli Paesi. Infine, ha concluso il ministro, che si occupi della definizione “di un sistema europeo di asilo“.

Redazione giornalettismo

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