Allarme scuola: a quasi la metà degli istituti italiani serve manutenzione urgente, mentre il 50% invece è a rischio sismico.
Dove mandate ogni giorno i nostri figli? Tranquilli, genitori: il 36% degli edifici scolastici italiani è in una situazione di emergenza e la percentuale delle scuole che necessita di interventi di manutenzione straordinaria non ha fatto registrare variazioni positive negli ultimi anni. Inoltre solo il 58% delle scuole possiede il certificato di agibilità.
STRUTTURE ANTISISMICHE NO GRAZIE – Percentuali pesanti, riportate su Ecosistema Scuola 2011, il rapporto annuale di Legambiente sull’edilizia scolastica, presentato stamattina a Lucca. L’indagine di Legambiente sulle scuole d’infanzia primarie e secondarie di primo grado di 93 capoluoghi di provincia racconta di un patrimonio edilizio scolastico ancora in stato di emergenza, in cui una scuola su quattro ha bisogno urgente di interventi. Un dato che non accenna a scendere e che restituisce ancora la difficoltà degli enti locali di tenere in piedi un patrimonio edilizio vetusto, costruito nel 65% dei casi prima del 1974, anno dell’entrata in vigore dei provvedimenti per le costruzioni localizzate in aree sismiche. Ed è proprio la messa in sicurezza antisismica delle scuole costruite prima degli anni 70 a rappresentare una delle emergenze cui far fronte, dal momento che oltre il 50% dei 42.000 edifici scolastici italiani si trova tuttora in area a rischio sismico, il 9% è a rischio idrogeologico, meno del 50% degli edifici possiede il certificato di collaudo statico e solo il 10,14% è costruito secondo criteri antisismici, spiega la nota.
PROVE DI EVACUAZIONE – Qualche dato positivo c’è: secondo il rapporto quasi nella totalità degli edifici vengono fatte prove di evacuazione, più del 90% ha le porte antipanico, ma la certificazione di prevenzione incendi è solo nel 35,4% e le scale di sicurezza sono presenti in poco più del 50%. Insomma, gli insegnanti, sapendo com’è messa la scuola, insegnano agli alunni come si fa ad abbandonare l’edificio. Quindi la tutela dei vostri figli è affidata alla professionalità del corpo docente, non già ad interventi strutturali. Perché i soldi non ci sono e i bambini si devono arrangiare, nella nostra società. Molto consolante. Ovviamente l’altro dato che emerge è che le scuole del sud sono conciate peggio di quelle del nord. E chi se lo aspettava? Il 52% degli edifici al sud e circa un 53% nelle isole, infatti, pur avendo edifici relativamente giovani, dichiara la necessità di interventi di manutenzione urgenti, a fronte di quanto dichiarato dalle regioni del nord e del centro che si aggirano intorno al 26%. Ma la differenza tra nord e sud è sostanziale anche nell’investimento medio di manutenzione straordinaria, che denota un diverso approccio politico-amministrativo nella gestione complessiva dell’edilizia scolastica: si passa infatti dai 53.472 euro al nord, ai 27.193 euro al centro per arrivare ai 22.482 investiti al Sud. Nel settentrione inoltre, c’è una maggiore attenzione per la manutenzione ordinaria, con una media di investimento dei comuni doppia rispetto a quella del meridione, ovvero 12.003 euro ad edificio contro i 4.902 del sud. Tiene unita tutta la penisola, invece, il problema di carenza di strutture dedicate allo sport, di cui ancora oggi sono sprovviste il 45% delle scuole.
AMIANTO – Ma oltre a non essere in sicurezza, le scuole italiane non monitorano neanche il rischio ambientale: malgrado la legge 257 del 1992 richieda alle regioni il censimento degli edifici in cui siano presenti strutture in amianto e che gran parte degli edifici scolastici siano stati edificati nei decenni in cui venivano utilizzato per costruire, ben il 18% dei comuni non fa il monitoraggio delle strutture in amianto. Stesso discorso per il radon, che viene monitorato solo dal 30% delle amministrazioni mentre sono assolutamente sottovalutati i rischi derivanti dalla vicinanza ad elettrodotti, monitorati solo dall’11% dei comuni e presenti in una percentuale del 3,4%, sottolinea la nota. Quasi il 17% degli edifici si trova invece a meno di 5 Km da industrie e il 10,5% a meno di un km da fonti di inquinamento acustico. Del 15% e’ la percentuale degli istituti che si trovano in prossimità di antenne per i cellulari, mentre solo il 4% degli edifici si trova vicino a emittenti radio televisive. Forse pensate che queste cose nella scuola dei vostri figli non ci sono. Ma ne siete così sicuri?
ANAGRAFE – “Nonostante i proclami governativi, attendiamo la pubblicazione dell’anagrafe scolastica, in sospeso da quindici anni, per avere un quadro preciso delle condizioni in cui versano gli edifici scolastici in Italia ha dichiarato Vanessa Pallucchi, responsabile scuola e formazione di Legambiente. “Ci aspettiamo anche dalle istituzioni che l’edilizia scolastica divenga terreno di riqualificazione e gestione edilizia di eccellenza, attenta alla sostenibilità e alla vivibilità anche formativa dei luoghi, luoghi dove ogni giorno vivono ben otto milioni di studenti.
LE MIGLIORI SONO A PRATO – Lenta anche la crescita del biologico nelle mense. Rimane interessante, invece, il trend positivo sul risparmio energetico con la crescita nell’arco di quattro anni delle scuole che utilizzano fonti di illuminazione a basso consumo da 46,5% a più di 63% e quelle che utilizzano energia da fonti rinnovabili, giunte a più dell’8%. Tra le regioni che spiccano per specifici investimenti sulle energie pulite nelle scuole ci sono Puglia, Abruzzo e Toscana con una percentuale di edifici che utilizzano fonti rinnovabili doppia rispetto al dato medio nazionale. In generale dalla fotografia di Ecosistema Scuola 2011 anche quest’anno il centro nord si conferma in testa alla graduatoria. Ad aprire la graduatoria dei Comuni capoluogo di provincia è Prato, seguita da Trento, Parma, Biella, Frosinone e Terni, mentre entrano nella top ten, Siena, Alessandria, Reggio Emilia e Verbania. Sul fronte delle regioni sono, invece, ancora una volta il Piemonte, la Toscana e l’Emilia Romagna le portabandiera della qualità dei servizi e dell’edilizia scolastica. La prima città del sud è Napoli, che quest’anno si piazza al 24esimo posto e che ha addirittura ottenuto un buon risultato in termini di raccolta differenziata. Sono invece Ferrara, Vercelli, Milano, Trento, Bolzano e Messina le città che investono mediamente di più nella manutenzione straordinaria mentre Milano, Parma, Agrigento, Udine, Bologna e Firenze quelle che investono di più in quella ordinaria. Forse, invece di dire che la scuola statale fa schifo, sarebbe ora che le istituzioni si ricordassero che è lì che ogni giorno mandiamo ciò a cui teniamo di più al mondo.
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