Il deputato Pd accusa Verdini: “Mi hanno offerto 150mila euro per andare con Silvio”

Dopo la rivelazione di ieri nuovi particolari sulla tentata compravendita. Il coordinatore PdL: “Falso, lo querelo”

Dopo la rivelazione di ieri, spuntano nuovi particolari sulla vicenda del presunto tentativo di compravendita del voto del deputato del Partito Democratico Gino Bucchino.

Scrive Carmelo Lopapa su Repubblica:

L’incontro avviene a fine gennaio, in un bar di Piazza San Silvestro, poco distante da Montecitorio, giusto nei giorni in cui prende corpo il gruppo di Moffa, Romano e Scilipoti. Il primo contatto — racconta Bucchino — è telefonico: «Ciao Gino, ho un progetto importante di cui parlarti. E il fatto che mi desse del tu mi ha spiazzato. Ho pensato: magari lo conoscerò. E così ho accettato di incontrarlo il giorno dopo. Il tizio — continua — mi dice di essere di “Rifondazione socialista” e di aver parlato con Denis Verdini, si sarebbe fatto il mio nome in una riunione andata avanti fino alle due della notte precedente». Fioccano dunque le proposte: «Per il mio passaggio in maggioranza mi hanno offerto di ricandidarmi per la prossima legislatura e mi hanno promesso 150mila euro a titolo di rimborso delle spese elettorali che avrei dovuto sostenere ». L’interlocutore mostra di conoscere il deputato: «Nel Pd non hai incarichi particolari. Con noi puoi far sentire la tua voce. Poi ci sarà una distribuzione di incarichi ». Ma Bucchino, per i compagni “Gino”, ha una militanza che affonda le radici nel Pci, passando per il Pds, Ds e infine Pd. Sul momento, non dà una risposta. Qualche ora dopo invia un sms con cui chiude: «Ti ringrazio, ma non sono interessato».

Pierferdinando Casini rivela che non è l’unica storia di cui è a conoscenza, mentre Verdini si arrabbia:

Pier Ferdinando Casini, invece, non si stupisce affatto del racconto e coi giornalisti in Transatlantico la butta lì: «Se volete ve ne porto altri venti di questi esempio ». La replica di Denis Verdini non si fa attendere. «Non so chi sia l’onorevole Bucchino, non so chi possa averlo contattato a mio nome — attacca in una nota — La notizia è totalmente destituita di fondamento. E avverto fin d’ora che denuncerò chiunque propaghi certe menzogne. Quanto a Casini, faccia i 20 nomi che dice. Aspetto di leggerli». Poi coi suoi il coordinatore Pdl commenta: «Fanno uscire queste bischerate solo per farmi terra bruciata intorno. Pensano così di intimidire i deputati disposti a passare con noi». Per il segretario Pd Bersani la misura è colma: «Siamo ormai oltre ogni soglia di decenza e di svilimento delle istituzioni. È ora di accertare fino in fondo se in questo periodo siamo di fronte a vere e proprie compravendite, dunque a reati».

Ma chi è il «mediatore » misterioso, giovane, esponente di “Rifondazione socialista”, al quale fa riferimento Bucchino? Il nome non è stato rivelato dal deputato in conferenza stampa. Ma il parlamentare italo-canadese ne ha parlato in questi giorni ai colleghi del gruppo, rivelando l’identità del mister x.

Si tratta di un ex segretario del movimento nato nel 2006, una delle tante meteore della diaspora socialista. Il suo nome è Giuseppe Graziani, avvocato, 42enne napoletano, ex segretario del Nuovo Psi partenopeo. Simpatie radicale. Conferma di aver incontrato Bucchino e poi altri ma nega — come spiega nell’intervista a Repubblica — di aver mai offerto denaro per passare alla maggioranza.

Dice Graziani nell’intervista:

Che rapporti ha con Verdini?
«Lo conosco. Come conosco da tanti anni tutti quelli che fanno politica. Ma con lui non ho alcun rapporto particolare. Come non ce l’ho con Berlusconi. La mia è stata una iniziativa autonoma, non ho agito per conto di nessuno».

Dario Ferri

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