Il leader della Lega pronto a sfruttare la tragedia africana a fini elettorali. Nei cable di Wikileaks, il nostro paese è “inadeguato” ad accogliere profughi.
Umberto Bossi è uomo pratico, si sa. Ha fama di pragmatico, e per questo riesce a vedere sempre il lato concredo elle cose. Per esempio, nella rivolta libica che fa esplodere le strade di Tripoli, il Senatùr ci vede un aiuto elettorale tutto a giovamento della Lega. Facile il collegamento: se dal Mar Mediterraneo riprenderanno ad arrivare i barconi carichi di disperati in cerca di rifugio dal Colonnello amico di Silvio Berlusconi che li bombarda mentre manifestano per strada, la Lega avrà buon gioco nel riprendere la campagna securitaria che tanti voti gli ha portato finora.
“IMMIGRATI? CI PORTANO VOTI” – Le idee sono chiare. Per Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, la Lega ancora una volta si fa interprete di un sentimento diffuso nel Paese.
Bisogna riconoscere a Umberto Bossi il merito di affermare a voce alta quello che tanti nella maggioranza pensano, ma non hanno voglia di dire. «Il rischio immigrazione aiuta Berlusconi e aiuta noi»: parole del leader leghista nel momento in cui la linea ufficiale del governo consiste nell’enfatizzare il pericolo, peraltro reale, dei clandestini in arrivo dalla Libia. Bossi sa bene quanto il tema susciti attenzione e apprensione presso l’elettorato leghista. Se poi lo si mescola alla paura che il fondamentalismo islamico s’installi a poche decine di miglia marine dalle nostre coste, ecco che la crisi libica può risolversi in un vantaggio, mediatico ed elettorale, del centrodestra. Spregiudicato e un po’ cinico, Bossi non ha perso tempo per sfruttare questa carta. Ma nemmeno Berlusconi si è tirato indietro. I suoi richiami all’integralismo in grado di prendere campo nel dopo-Gheddafi non sono casuali. In effetti si tratta di una preoccupazione diffusa in molte cancellerie occidentali; ma nessun altro capo di governo vi ha fatto cenno in forme così esplicite. S’intuisce il motivo: evocare oggi il pericolo islamico, con la rivolta in corso e la sorte del dittatore in bilico, equivale a offrire una sponda, senza dubbio involontaria, a un regime impegnato in una feroce repressione.
Insomma, sia Berlusconi che Bossi sanno dosare molto bene le loro parole. Il Cavaliere è stato in grado di rimangiarsi in un pomeriggio solo le tante parole di amicizia con Muhammar Gheddafi mettendo in guardia la comunità internazional edal pericolo fondamentalismo islamico (come se ci fosse bisogno di una sua allerta in tal senso). Umberto Bossi scalda i motori per l’eventualmente imminente campagna elettorale, tutta ancpora da giocarsi sui temi della sicurezza e dell’immigrazione.
IMPREPARATI – Ovviamente a nessuno sembra interessare il sangue che bagna le strade di Tripoli e i corpi che riempiono le fosse comuni del regime del colonnello libico. Anche da Palazzo Chigi, ben lontano dalle dichiarazioni umanitarie delle cancellerie di tutt’Europa, arrivano solo allarmi che parlano di barconi pieni di profughi e di allerta immigrazione già innalzata. Nei cable di Wikileaks pubblicati dall’Espresso il nostro paese viene definito impreparato a sopportare qualsiasi emergenza immigrazione.
Benché si sia avviata una massiccia campagna di espulsione, testimonia la diplomazia Usa, “la maggior parte dei provvedimenti non è eseguita a causa di mancanza di risorse: l’Italia ha meno di tremila posti letto disponibili per la loro detenzione” e quindi i clandestini non possono essere controllati: “Su 70.645 immigrati illegali rintracciati, solamente 24.234 sono stati realmente rimpatriati”, nota la diplomatica americana. C’è poi il problema degli immigrati che arrivano dai Paesi Ue dell’Europa dell’est, che sono in grado di spostarsi liberamente entro i confini dell’Unione. Insomma, riassume la Dibble con un giudizio che non lascia dubbi, “una energica attività diplomatica, nuovi e più severi accordi bilaterali di rimpatrio con i paesi d’origine un periodo prolungato di detenzione degli immigrati irregolari e una rigida legge sulla sicurezza hanno fallito e non sono riusciti a fermare i flussi dell’immigrazione clandestina”. Allora come oggi, uno dei capri espiatori individuati dal governo di fronte al proprio fallimento diventa l’Unione europea. “Frustrate dall’incessante flusso dei migranti verso l’Italia e attraverso di essa, le autorità del governo si sono lamentate in via riservata della complicità della Libia nel traffico di rifugiati e per il mancato aiuto da parte dell’Ue per fare di più nell’aiutare i paesi dell’area meridionale. Hanno dunque organizzato un’aggressiva campagna diplomatica insieme agli altri stati coinvolti per ottenere la cooperazione necessaria”. Ma il governo Berlusconi evidentemente non ha avuto il peso necessario per far accettare agli altri capi di Stato e di governo dell’Unione una ripartizione degli oneri e dei costi sui flussi migratori.
Un paese impreparato all’emergenza e con una classe politica pronta a lucrare sul destino degli immigrati che arrivano sulle nostre coste in cerca di futuro e di giustizia: è l’Italia, benvenuti.
Tommaso Caldarelli
Be the first to comment on "Bossi: “Gli immigrati? Portano voti”"