Fini:”Fuori dal Palazzo c’è un’altra Italia”. Sì, ma non ti vuole neanche lei…

Fini fa autocritica in un articolo che uscirà domani sul Secolo d’Italia. Si dice speranzoso, ma non ci crede neanche lui.

Ormai Gianfranco Fini, come un qualsiasi esponente della solita sinistra giustizialista e bacchettona, pratica con profitto l’autoflagellazione. Domani sarà pubblicato sul Secolo un suo intervento dal titolo “Fuori dal Palazzo c’è un’altra Italia”. Evidentemente alla fine se n’è accorto anche lui, che nel palazzo non ci stavamo tutti quanti. Ma cosa dice il Presidente della Camera? “Sarebbe davvero inutile negare l’evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile, sta attraversando la fase più negativa da quando, con la manifestazione di Mirabello, ha mosso i primi passi. Le polemiche e le divisioni esplose dopo l’Assemblea Costituente di Milano hanno creato sconcerto in quella parte di pubblica opinione che ci aveva seguito con attenzione e ovviamente fanno gioire i sostenitori del presidente Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza di cui godono alla Camera”.

FLI O FLY? – Insomma, Gianfranco ammette che il suo partito se la passa male. Come mai? Per via delle “tante armi seduttive di cui gode chi governa, che dispone di un potere mediatico e finanziario che è prudente non avversare direttamente.” Ah, oltre alla faccenda del palazzo, si è accorto sia del conflitto di interessi che del delirio di onnipotenza del suo ex-leader. Silvio è seduttore, lo sanno tutti, per questo le cose vanno male a Futuro e Libertà. Gli ruba i deputati e i senatori, ecco. Se Silvio non fosse seduttore le cose sarebbero andate diversamente, ma siccome è seduttore questa è l’aria che tira. Però Fini spera ancora e si mostra propositivo: “Eppure proprio qui sta il punto che ci deve indurre a perseverare senza eccessivi timori circa il futuro.” Quale punto? Comunque sia, nessun timore per il futuro. E invece per la libertà, che è l’altra metà del suo partito, la quale metà sembra stia volando verso altri lidi? Infatti anche il senatore Franco Pontone, dopo l’addio dato ieri da Giuseppe Menardi, oggi gli ha fatto ciao, mettendo a rischio la futura permanenza di un gruppo autonomo di Fli a Palazzo Madama. Forse il partito invece che Fli avrebbe dovuto chiamarsi Fly, vista la capacità dei suoi esponenti di svolazzare qui e là senza posa.

CAPEZZONE DIXIT – “Vedo che Gianfranco Fini invita a perseverare. Ecco, si può ben dire che sbagliare è umano, ma perseverare è finiano”. Questa la splendida battuta di spirito di Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, a commento della faccenda del palazzo, che non gli è piaciuta nemmeno un po’. “In particolare, risulta curioso il riferimento all’Italia che sta fuori dal Palazzo: è proprio quella Italia che, giustamente, è sbigottita per le scelte e i comportamenti di Gianfranco Fini. Non si capisce, quindi, quale conforto Fini possa sperare di trovarvi rispetto alla sua paradossale linea politica. È sufficiente un giro in autobus o in metropolitana per constatarlo”, conclude. Pensate che bello. Notate lo spirito democratico di Capezzone, che evidentemente è aduso all’uso del mezzo pubblico. Magari domani siete in autobus e ci trovate sopra il Capezzone che verifica le sue teorie sulla finitudine dell’universo. Non è meraviglioso?

Clementina Coppini

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