Bondi se ne va, Alfano quasi: e con Silvio chi ci resta?

In molti pronti a lasciare l’esecutivo, una maggioranza sofferente cerca di sopravvivere. Berlusconi, sempre più cupo, tenta il colpo di reni.

Risorgerà di nuovo? Silvio Berlusconi ci ha abituato a rapportarci con un’araba fenice di cui non si vede mai la fine. Che risorge da ogni difficoltà pronto all’ennesima campagna elettorale che è quasi una battaglia, pronto a spaccare tutto per tornare al potere. Eppure, il capo, nei retroscena che affollano i giornali, oggi appare cupo e stanco, fiaccato dagli strascichi del caso Ruby che gli ha rovinato la piazza.

CUPO – Fra manifestazioni per strada e sfiducia diffusa, il premier sembra di umore nero.

Una passeggiata perle vie centrali di Milano tra strette di mano e qualche foto, poi il rientro ad Arcore, proprio mentre i manifestanti cominciavano a marciare in direzione di villa San Martino. In serata il rammarico per «il clima di contrapposizione che sta salendo nel Paese». (…) Punta il dito un po’ contro tutti il presidente del Consiglio per «l’ennesima spallata che si tenta di dare ad un governo e ad una maggioranza democraticamente eletta». Il Cavaliere non si è mai sottratto al ‘bracco di ferro” e alle “regole” di un bipolarismo muscolare, ma pensa che la reiterata richiesta di dimissioni fatta dell’opposizione – malgrado i numeri in Parlamento – rischia di mandare in soffitta l’appello del Capo dello Stato. Resiste e non molla il Cavaliere che, fedele al motto latino “si vis pacem para bellum’; ha avviato una sorta di pre-campagna elettorale inondando ogni giorno i palinsesti dei tg con sue dichiarazioni. Una strategia che gli permetta di non farsi trovare impreparato qualora la situazione della maggioranza dovesse precipitare e di recuperare un po’ di quella capacità di leadership offuscata da scandali più o meno rosa. Il clima di contrapposizione che c’è nel Paese però lo allarma Così come l’isolamento politico profetizzato dalle opposizioni proprio mentre i numeri della maggioranza si allargano grazie ad i nuovi innesti. «Spero si possa tenere il filo dei rapporti civili» si augura Paolo Bonaiuti, senza però crederci troppo.

Le parole sono del Messaggero, in edicola oggi. La nuova iniziativa dei Responsabili alla Camera dei Deputati può aiutare dal punto di vista numerico a salvare un governo traballante. Ma la realtà politica è che l’uomo si sente sempre più solo.

RIMPASTO IN ARRIVO – E anche dal governo, il fortino di Berlusconi a palazzo Chigi, sono in molti quelli che meditano un addio che possa essere indolore e allo stesso tempo liberatorio. Fra questi, Sandro Bondi che, nonostante sia stato salvato dal parlamento che gli ha confermato la fiducia, non ne può più di rimanere sulla trincea della lotta politica: “Mi sono già dimesso dentro”.

Gli scettici però si annidano sin dentro il suo governo e il clima un po’ depresso, è quello che tiene lontano Sandro Bondi dagli uffici del suo ministero dove non mette piede ormai da settimane facendosi portare in via dell’Umiltà le pratiche da firmare. «Mi sono dimesso dentro», sostiene il ministro anche dopo aver incassato la fiducia della Camera.

Quello di Bondi, forse, era un’abbandono già da tempo previsto. Ma farebbe rumore un forfait anche di Angelino Alfano dalla compagine governativa. L’uomo che più di tutti Berlusconi considera come suo papabile successore, senza cadere nelle grinfie dell’infido Tremonti, potrebbe iniziare a pensare al proprio futuro politico proprio nel momento più delicato della crisi berlusconiana.

D’altronde sono insistenti le voci che vorrebbero Marco Pannella pronto ad intitolarsi il dicastero della Giustizia, entrando al governo coni suoi Radicali – sebbene Emma Bonino, parlando in questi minuti a Radio Radicale, affermi di fidarsi del premier meno di quanto Pannella ami ostentare in questi giorni. E Alfano vedrebbe di buon occhio per sè un posto che gli è stato d’altronde promesso, ovvero quello di coordinatore unico del partito.

Cosi come segni di stanchezza cominciano ad arrivare persino dal Guardasigilli Angelino Alfano al quale sembrano non dispiacere le voci che lo vorrebbero coordinatore unico del Pdl e pronto a passare la mano persino a Marco Pannella qualora il centrodestra dovesse stringere una difficile intesa con i Radicali. E così l’annunciato rimpasto potrebbe diventare per qualcuno l’occasione per lasciare, proprio mentre nel Pdl monta il malumore per la generosità, considerata eccessiva, del Cavaliere nei confronti dei tanti “figliol prodigo” ai quali vengono assegnati incarichi di ministri esottosegretari.

UN PAESE DIVISO – Silvio cammina per le strade e non gli piace quel che vede. Il “clima di contrapposizione” che sta, a suo dire, “spaccando il paese” ed ignorando anche i richiami alla conciliazione che vengono dal capo dello Stato. Ma forse, queste proteste stanno avendo il loro effetto, persino sull’elettorato che sosterrebbe Silvio pure davanti all’evidenza.

Secondo il presidente del Consiglio il di-ma di contrapposizione è anche alimentato da manifestazioni come quella del ‘Palasharp” Al successo descritto ieri dai media il premier crede poco, anche per essersi fatto raccontare la kermesse da un paio di “infiltrati” Più concreti i manifestanti messi assieme dal “Popolo Viola” e dai centri sociali milanesi, con quella pattuglia di ‘anarchici” che hanno tentato di arrivare sino al cancello di villa San Martino. La passeggiata di ieri mattina per Milano è stata quindi per Berlusconi quasi un sopralluogo per le vie di una città che lo ha sempre sostenuto sia da imprenditore, sia da politico. Contro quel clima di incertezza e di ‘fine epoca” che attanaglia buona parte del Paese, che riempie le piazze dell’opposizione, che gonfia la percentuale del non voto e che arriva sin dentro il suo governo, Berlusconi prova a reagire esibendo dosi massicce di ottimismo sulla ripresa e sulla tenuta della legislatura.

Ma la stanchezza è ormai palpabile.

Tommaso Caldarelli

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