Conoscere le condizioni alla nascita dell’Universo. Con questo ambizioso obiettivo, gli scienziati del laboratorio ginevrino provano a risolvere “il mistero dei misteri”
E’ passato già qualche mese da quando al CERN di Ginevra è cominciato l’esperimento che, tra l’altro, dovrebbe comprendere da dove viene l’universo e come potrebbe evolvesi nel futuro.
LA MACCHINA DEL TEMPO – Il viaggio a ritroso, si avvale dell’acceleratore di particelle più grande e potente del mondo, il famoso Lhc, acronimo di Large Hadron Collider – all’interno del quale le particelle subatomiche viaggiano quasi alla velocità della luce. Questi fasci di materia, attraverso un complicato giogo di potentissimi campi magnetici, finiscono col collidere tra loro e, a loro volta, ne creano altre, consentendo di ripercorrere la materia all’indietro di circa 14 miliardi di anni. Oggi, all’interno del centro, si sono raggiunte temperature estreme, inesistenti perfino nel cuore delle stelle, dove appunto si può osservare la materia primitiva, ossia com’era prima che assumesse le caratteristiche che ha attualmente. Dopo le prime collisioni ad alta energia tra protoni, avvenute lo scorso 30 marzo, questo è il nuovo traguardo del superacceleratore Lhc, al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
RIPRODUCONO IL BING BANG – Studiare la materia primordiale, come era immediatamente dopo il Big Bang: per il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Roberto Petronzio, è l’ambizioso obiettivo degli esperimenti appena cominciati nell’acceleratore Lhc, del Cern di Ginevra, basati su collisioni fra ioni di piombo anziché su collisioni fra protoni. Spiega Petronzio: “E’ la prima volta che porzioni di materia più vaste rispetto a singoli protoni vengono sottoposte a temperature cosi’ elevate. Quello che si verifica in queste condizioni è una transizione di fase, ossia qualcosa di simile a quello che accade quando l’acqua diventa vapore o quando un metallo si scioglie”. Alle temperature di migliaia di miliardi di gradi, ricreate lungo l’immenso anello di 27 chilometri dell’acceleratore,le particelle (quark e gluoni) che in condizioni normali sono saldamente intrappolati nel nucleo atomico. Questo viene, di fatto, “fuso” e i quark ed i gluoni si liberano in una sorta di “zuppa”.
UN ESPERIMENTO MADE IN ITALY – Uno dei modelli teorici che descrivono il comportamento della materia in questo stato, è stato descritto dai fisici italiani Giorgio Parisi e Nicola Cabibbo (quest’ultimo scomparso nell’estate scorsa). “Il loro modello – ha osservato Petronzio – descrive alcuni fenomeni di stabilità limite della materia, oltre i quali si ha il plasma di quark e gluoni. Con le collisioni tra ioni di piombo cominciate nell’Lhc spiega il presidente dell’Infn parte la sperimentazione. Ci sono buoni motivi – ha concluso – per pensare che nell’acceleratore si raggiunga il plasma di quark e gluoni”.
Questa è l’Italia che nel mondo acquisisce autorevolezza internazionale. Finalmente.
Be the first to comment on "Al Cern si studia “la materia primordiale”"